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Confesso che ho peccato e non me ne pento: “Confessioni di un omosessuale a Émile Zola”, l’anonimo resoconto di una vita non normativa

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Confessioni di un omosessuale a Émile Zola
Anonimo
WoM Edizioni, settembre 2021

A cura di Debora Barattin

pp. 152
€ 17 (cartaceo)



Ne Il romanzo sperimentale, Émile Zola scrive che «il romanziere come lo scienziato deve essere insieme osservatore e sperimentatore, considera l'arte come una riproduzione oggettiva del reale governata dalle leggi della natura». È così che il padre del naturalismo francese interpreta la letteratura, come un mezzo utile per studiare e comprendere le dinamiche della società umana. Si instaura quindi un rapporto dialettico tra arte e scienza che si riversa nel modo di osservare il mondo circostante. Il ciclo dei Rougon-Macquart ne è un chiaro esempio: una carrellata di tipi umani che vanno a rappresentare la società dell’epoca nelle sue complessità. Ma a Zola è sfuggito qualcosa, o meglio, qualcuno. Nel 1889, lo scrittore francese riceve una lettera da un anonimo aristocratico italiano con una bizzarra richiesta: inserire nel ciclo dei suoi romanzi un personaggio omosessuale.

WoM Edizioni porta in Italia Confessioni di un omosessuale a Émile Zola, un libro che ha del sorprendente già cominciando dalla sua vicenda editoriale. Le Confessioni sono un autoritratto intimo, ironico, spudorato, doloroso e sorprendente di questo giovane italiano che, per aiutare Zola a creare la figura dell’omosessuale, racconta la sua vita come metodo di osservazione e di emulazione per la finzione letteraria. L’anonimo è un giovane eccentrico, di buona famiglia (un mix di sangue spagnolo, giudaico e italiano), dai gusti raffinati e ricercati, attratto fino all’ossessione dalla vita materialista e sprezzante della mediocrità delle classi sociali più basse; i suoi idoli sono Maria Antonietta e Oscar Wilde, beve solo vini costosi, ama le stoffe pregiate e l’arte sfarzosa. Ah, ed è omosessuale.

Oltre alla descrizione della sua vita, l’anonimo confessa la passione per gli uomini di tutti i tipi. Inizia così un resoconto emotivo, erotico, sensuale e sessuale, in cui si susseguono esperienze, incontri, fantasie e desideri con i diversi uomini che l’anonimo ha amato tra lenzuola sudate e desiderato attraverso sguardi di ardente passione. Uomini in divisa militare, in vestaglia da giorno, in vestito da sera, in mutande (sotto le quali immagina di concedersi senza ritegno) sfilano davanti alla memoria che il giovane condivide con il lettore. Un ritratto trasparente di una vita per quei tempi totalmente sregolata e fuori da qualsiasi legge normativa. E proprio perché il resoconto infrange la norma, Zola si vede costretto a non assecondare i desideri di questo “invertito” e di consegnare la confessione al medico Georges Saint-Paul, il quale decide di pubblicarlo come caso di perversione sessuale e come modello di studio per simili casi patologici.

Uscito con il titolo Romanzo di un invertito-nato, il testo arriva misteriosamente in una vetrina di una libreria frequentata dal nostro anonimo, il quale scopre con orrore che il caro Zola ha fatto quello che ha fatto. E qui il giovane italiano continua a sorprenderci. Impugna carta e penna e scrive una seconda confessione, questa volta al medico, in cui afferma dignitosamente la sua identità:
Mi accontenterò ormai di essere quel che sono: un essere bizzarro, né uomo né donna, o piuttosto uomo e donna allo stesso tempo, con dei gusti strani, che ama l’uomo con la passione di una donna ma con un impeto, un furore, una foga che le donne non possono sentire, dal momento che in essi vi sono l’energia e la forza che solo l’uomo può mettervi. (p. 139)
Queste Confessioni sono un testo rivelatore e estremamente attuale nel contesto in cui lo leggiamo oggi, decostruendo il rigido concetto di identità che, troppo spesso, ci viene imposto. E lo fa con una forza dirompente scaturita dal bisogno di imporre la propria dignità. In queste pagine l’eccentricità non viene più vista come negativa (essere fuori da un centro, da una norma, da un dogma), ma come una nuova possibilità di configurare la propria persona, libera di scegliere cosa è meglio per sé e per la propria esistenza. Il corpo viene sdoganato da tutti i tabù, la lingua si scioglie e parla liberamente di sesso orale, di masturbazione, di coito e di tutte le sfumature di piacere che due corpi maschili possono provare. Non essendo più un limite, il corpo diventa un ulteriore strumento per approfondire la conoscenza di sé, accogliendo e celebrando tutte le proprie potenzialità. La solitudine e la paura dell’accettazione si nascondono dietro ogni virgola, ogni pausa, ogni lacrima. Ma la potenza straordinaria delle Confessioni sta nello spiegare che non c’è nulla di sbagliato nell’essere un’anomalia dentro la norma. Un testo che è al contempo romanzo intimista, documento storico, testimonianza, manifesto sessuale e dichiarazione umana di un diritto imprescindibile: quello di esistere.

Nicola Biasio