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#inchiostronero – «Sostanza, carne, ossa»: storia triste di visioni offuscate in "Uomo invisibile" di Ralph Ellison

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Uomo invisibile
di Ralph Ellison
Fandango Libri, febbraio 2021

Traduzione di Francesco Pacifico

pp. 624
28,00 € (cartaceo)
13,99 € (ebook)


 

Tutti i sognatori e tutti i sonnambuli devono pagare il prezzo, e anche la vittima invisibile è responsabile del fato di tutti. Ma io mi sono sottratto a questa responsabilità; sono rimasto aggrovigliato nelle idee incompatibili che mi ronzavano nel cervello.
(p. 19)
Lo scorso febbraio Fandango Libri ha pubblicato un romanzo corposo e complesso, una delle pietre miliari della letteratura statunitense e afroamericana del Novecento. Si tratta di Uomo invisibile di Ralph Ellison, che viene riproposto alle lettrici e lettori italiani in una nuova traduzione di Francesco Pacifico e arricchito con l’aggiunta di un saggio inedito dell’autore stesso dal titolo "Il romanzo come funzione della democrazia americana". Un testo illuminante e necessariamente canonico, che non può mancare nelle librerie degli appassionati di letteratura americana o di chi desidera approfondirne la conoscenza.

Ralph Ellison è stato un artista davvero completo; ha studiato musica grazie a una borsa di studio; ha iniziato a scrivere racconti perché incoraggiato, tra gli altri, da Richard Wright, insieme al quale ha infatti vissuto e arricchito il momento chiave della Harlem Renaissance; ha insegnato letteratura americana e russa in università prestigiose come il Bard College, Yale e NYU. La sua scrittura risuona, oltre che dell'influenza dei suoi colleghi e autori contemporanei, quali Wright e James Baldwin, anche di scrittori che ha molto studiato e amato, come Eliot e Dostoevskij. Una prosa pacata, ma dirompente, come il jazz che sempre ha amato, votata a esprimere concetti universali e problematiche sociali che lo hanno toccato direttamente.

Uomo invisibile parla di razzismi, di pregiudizi, di orribili atti manipolatori e discriminatori; ma racconta anche di quel senso di identità che è profondamente universale e che nel romanzo viene affrontato da un protagonista (naturalmente) senza nome. Da subito, costui, che è anche il narratore della vicenda, attacca rivolgendosi direttamente al lettore, invitandolo nel suo mondo di invisibilità, quella «disposizione peculiare degli occhi di quelli che incontro» (p. 7). La causa stessa di questo si verifica quindi in rapporto all’Altro, a coloro che lo scartano dal proprio campo visivo per le implicazioni assunte dal colore della sua pelle. Il narratore invisibile è perciò portato a interfacciarsi con tutta una serie di avvenimenti e scelte che lo spingono contro la sua stessa natura di invisibile, contro la visione cieca e ossimorica che i bianchi suoi contemporanei portano avanti senza mettere in discussione alcunché. Da qui si dirama un dramma denso, ricco di eventi e di immensa profondità, che mette il lettore di fronte a una letteratura non solo di denuncia, ma che pone interrogativi sostanziali e interloquisce con questioni di urgente risoluzione. 
Oggi siamo una società ricca eppure siamo infelici. Non sappiamo più cos’è la verità.
(dal saggio di Ellison, p. 597)
Leggere Uomo invisibile nel 2021 è di certo un’esperienza multi-strato. Nonostante la vicenda sia ambientata negli Stati Uniti degli anni Quaranta, la riflessione sulla condizione umana e sul rapporto tra comunità nera e bianca è estremamente attuale. Nonostante l’assottigliamento delle differenze sociali su base etnica del nuovo millennio, la verità è che quello che Ellison scrive dell’America nel saggio finale è ancora tristemente reale oggi, nonché detto con estrema puntualità. Scrive qui l’autore: «Ancora oggi l’America rimane un paese da scoprire. […] Siamo al tempo stesso unificati e diversificati. Su molti piani non sappiamo chi siamo, e capitano sempre momenti di confronto in cui nel trovarci ci scopriamo completamente sconosciuti.» (p. 596). L’America di cui parla Ellison è quella degli anni Cinquanta, ma le sue parole bucano la pagina e vengono catapultate a descrivere anche un presente molto più presente di quanto lui stesso avrebbe potuto immaginare. Riflettendo sulla funzione del romanzo in toto, l’autore parla del compito del romanziere di raccontare ai propri lettori la verità, che è esattamente ciò che cerca di fare con Uomo invisibile. Evoca Twain e Hemingway come autori di grande coraggio, perché hanno saputo parlare della verità, propria e altrui, con onestà e trasparenza. Questa è secondo lui il basilare compito che la fiction narrativa deve portare avanti per dare un senso al presente (e al futuro, aggiungerei).

Leggiamo Ellison oggi per ricordarci come riconoscere chi, tra le grandi penne che hanno dato forma alla letteratura occidentale, ha parlato con indole più sincera e pulita di un presente torbido e oscuro. Senza remore né ripensamenti, ma solamente portando avanti un senso di inconfutabile e desiderata visibilità.
Se non sappiamo distinguere il bene dal male, la codardia dall’eroismo, il meraviglioso dal triviale e banale, allora non sappiamo chi siamo.
(dal saggio di Ellison, p. 598)

Lucrezia Bivona