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L’insostenibile (fasulla) leggerezza dell’espressione “ogni riccio è un capriccio”: “Poet X”, il romanzo in versi di Elizabeth Acevedo

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Poet X
di Elizabeth Acevedo
Sperling & Kupfer, aprile 2021

Traduzione di Simona Mambrini e Anna Rusconi

pp. 368
16,90 € (cartaceo)
9,99 € (ebook)





Xiomara ha quindici anni, un gemello di nome Xavier, ma che lei chiama sempre e solo Frà, e un rapporto tutt’altro che sereno con il suo corpo, la sua identità interiore e l’ambiente in cui vive. Quest’ultimo, il quartiere newyorkese di Harlem, è un microcosmo di lingue, culture, espressioni etniche e d’immigrazione. I suoi genitori sono originari della Repubblica Dominicana e spesso, tenendo a mente questo dato, Xiomara si domanda a quale luogo appartenga lei davvero. La madre, Altagracia, è fortemente cattolica e si aspetta dalla figlia null’altro se non un comportamento esemplare, nel rispetto assoluto e cieco dei dettami della sua fede. Ma, nel Dio di sua madre, Xio non trova le risposte alle sue tante domande. È confusa dagli insegnamenti che Padre Sean impartisce a lei e ai suoi coetanei in vista della cresima. Mentre parla loro del peccato originale, discute di Eva, del fatto che “la sua storia è una parabola // per insegnarci a resistere alle tentazioni. // Alla mela” (p. 112). Dopo un po’, Xiomara non è più in grado di tacere, di ammutolire le grida dentro la sua testa. “Non so perché, // saranno le cose che imparo // ma a scuola e nella vita vera, // ma questa mi sembra una grandissima stronzata” (p. 112). 

L’irrequietezza della mente di Xio si traduce nel suo modo di approcciarsi a quello che non le sta bene, alle convenzioni e convinzioni che la madre e la società in cui vive le impongono di accettare come verità indiscutibili. Perché, in quanto donna, deve accettare di essere macchiata di un peccato incancellabile? O incassare con remissione gli apprezzamenti volgari e non voluti di uomini e ragazzi del quartiere solo perché ha un corpo più maturo per la sua età e una folta chioma di ricci appariscenti? Xiomara non è più disposta a rimanere in silenzio. Ha una voce chiara, definita, potente; deve solo mettere da parte l’insicurezza e pretendere ascolto. E questa voce che non è composta solo di parole, bensì di parole poetiche, recitate in modo musicale e significativo. I rapper che ama la ispirano; Nicki Minaj, J.Cole, Jay Z, Kanye. Scopre anche Kendrick Lamar, grazie ad Aman… il primo amore, vissuto in segreto e intenso come non mai. 

Avevo bisogno di un aiuto per scappare
da tutto quel silenzio assurdo. 

Avevo bisogno che altri mettessero in parole
le cose che li facevano stare male
[…]
la musica fa ribellare il corpo. Lo fa parlare.

E fin da piccola ho imparato che costruisce ponti
tra te e dei perfetti sconosciuti.
(pp. 77-78)

La musica muta dentro di lei e si trasforma in versi. Ma trasforma anche lei stessa, che abita il suo corpo di afro-latina. Comporre poesia diventa la strategia con cui affrontare quello che del mondo non capisce o che la fa arrabbiare. È d’aiuto anche l’incoraggiamento di una giovane professoressa di lettere, la prof Galiano, che, leggendo i suoi temi, intravede la sua turbolenza emotiva e, soprattutto, il suo potenziale creativo. La sprona a unirsi a un club di poesia pomeridiano messo in piedi da lei. Xio è titubante; teme di essere scoperta dalla madre, che lei la privi del suo linguaggio, che rappresenta la sua stessa libertà. Come fare quindi a conciliare la sua indole, i suoi valori, con quelli della sua famiglia? Come farsi accettare senza ferire i propri cari, nel rispetto delle divergenze reciproche?

È proprio il rispetto la chiave di questo romanzo in versi di Elizabeth Acevedo, scrittrice e campionessa di poetry slam, autrice di questo romanzo, Poet X, giunto da poco in Italia per Sperling & Kupfer. Quel rispetto previsto e necessariamente preteso per il proprio essere donna o di colore o di diverso credo (religioso o non). Il rispetto che si deve esigere da chiunque per se stessi, solo per il fatto di essere esseri umani. Quei riccioli scuri che caratterizzano Xiomara nel suo patrimonio genetico dovrebbero essere il suo vanto, non sinonimo di derisione o allusioni indesiderate. Xio, in quanto “poet X”, sfrutta infine le sue diversità, la sua eccezionalità, trasformandole nella sua arma più potente, con l’aiuto della sua voce e del suo estro creativo.

Ci si sofferma sulla “X” che Acevedo utilizza nel suo titolo e nel nome della sua protagonista: una lettera neutra che sta per chiunque senta minacciata la propria individualità, nel senso più profondo di individualismo. Acevedo si fa sentire dalle sue lettrici e lettori (indirizzandosi soprattutto ai più giovani) in un canto personale e pienamente condivisibile, che trasporta chi legge o chi ascolta in una dimensione di accettazione attiva, di abbandono del senso tossico di vergogna che altri, maligni, possono suscitare. Si scaglia contro lo stereotipo, il pregiudizio, l’insulto ingiustificato e non denunciato, parlando dritta a quella voce meno ascoltata. Una X per libertà, una X per cancellare una paura immeritata, una X che sta per “leggiti dentro e riempi lo spazio vuoto con ciò che vuoi essere”.

Il sorriso gli diventa più triste
e io penso a tutto quello che potremmo essere
se non ci ingabbiassero in ruoli prestabiliti.
(p. 177)

Lucrezia Bivona