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Dove finisce l'amore e inizia l'ossessione? Gianmarco Perale se lo chiede (ma forse è impossibile trovare una risposta) con "Le cose di Benni"

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Gianmarco Perale Le cose di Benni

Le cose di Benni
di Gianmarco Perale
Rizzoli, gennaio 2021

pp. 234
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Ci sono amicizie che si tramutano in altro, più o meno consciamente: Davide (detto anche Drago o Dudi) è amico di Benni dall'infanzia, e ha sempre apprezzato e ammirato l'amica con le sue stranezze. A vent'anni, quando l'università diventa anche occasione per uscire di casa e imparare a gestire il proprio tempo e le proprie (scarse) finanze, Davide ha molto più tempo da passare solo con Benni e non ci vuole molto perché tutti gli amici si accorgano che qualcosa sta accadendo: Davide ama Benni o ama l'idea di amarla? Difficile a dirsi, perché tra i due c'è un'intesa forte, immediata e per certi versi estremamente fraterna, se solo non ci fosse anche dell'attrazione. Benni è di casa, spesso suona al citofono di Davide e dorme sul suo divano, mangia al suo tavolo, gli sconvolge i piani. E altre volte è lei a rimettergli in ordine la vita, ricordandogli, ad esempio, che è ora di comprare un letto. Ma poi i due si ritrovano a scrivere canzoni di Lucio Dalla sulle doghe, stando a pochi centimetri l'uno dall'altra sotto quel letto che ospita nuovi e vecchi sogni di complicità. 

Eppure qualcosa fa sì che gli amici in comune, Carlo e Rebecca, facciano di tutto per dissuadere Davide dal frequentare Benni: la ragazza ha qualcosa che non va, qualcosa che la porta ad andare in terapia, ma nessuno sa per che cosa. Gli indizi si susseguono, complice l'incapacità di Davide di tenersi fuori dagli affari di Benni. È forse da questa spirale autodistruttiva e potenzialmente distruttiva che gli amici vogliono tenere lontano Davide. Leggendo il romanzo, ci si chiede molte volte quanto sia lecito ficcanasare nella vita di chi amiamo, e se lo facciamo per paura, per mania di controllo, per possedere l'altro attraverso le sue cose. Quante volte, tuttavia, violiamo così la privacy di chi amiamo? Dove finisce il rispetto? 



Ecco, Gianmarco Perale suscita con la narrazione grandi domande, a cui non è detto che troveremo risposte, ma l'importante è riflettere su alcune questioni di primaria importanza, quali le potenzialità rovinose della gelosia su di sé e sugli altri, l'irrazionalità che soggiace a qualsiasi simbiosi, l'incapacità di ascoltare gli altri, se siamo completamente rapiti dalla nostra ossessione. Nel romanzo abbiamo più volte la sensazione che la situazione stia per collassare, perché sia Davide sia Benni sono due bombe a orologeria, e temiamo che questo desiderio di possedersi li porti a "sbranarsi", ma starà al lettore scoprire con la lettura che cosa ha in serbo per lui o lei l'autore. L'unica cosa che posso premettere, perché è implicita già in quanto scritto, è che ogni incontro tra Davide e Benni, anche la serata apparentemente più tranquilla e spensierata, porta con sé un cambiamento nei ragazzi e incide un giorno in più nel loro rapporto.  

Molto interessante, poi, è la scelta di raccontare questa storia denudandola da qualsiasi orpello: Gianmarco Perale ha preferito eliminare sovrastrutture, riflessioni d'autore e dei personaggi. Sono i dialoghi a farla da padrone, perlopiù discorsi diretti liberi, su cui pesa in parte la predilezione di Perale per l'asciuttezza narrativa di Hemingway e di Carver, insieme agli studi di teatro. Dudi, Benni e gli altri si parlano; certo, si scrivono anche al cellulare, ma quasi sempre per vedersi. La chat non sembra il mezzo preferito per dibattere di questioni importanti; è invece l'incontro a tu per tu a permettere incontri più reali, scontri o silenzi. Infatti, varie volte leggiamo nel romanzo di come Carlo sappia stare vicino all'amico Davide con e senza parole, perché, al di là dei consigli (talvolta non richiesti e difficili da accettare), spesso è nel vedersi e stare insieme, anche in silenzio, che passano la genuina accettazione e l'amicizia più sincera e disinteressata. 

Amicizia, amore e ossessione al limite del patologico si inseguono in questa prova d'esordio, che rivela tutta l'attenzione di Gianmarco Perale all'interiorità dei personaggi: un'interiorità non esibita, ma celata e mostrata solo attraverso le parole e i gesti. Sarà interessante seguire l'autore attraverso le sue prove, perché Le cose di Benni lasciano intravedere tanto altro da scrivere.

GMGhioni