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Siamo noi il nostro primo avversario: l'esordio nella Wildworld di Michela Srpic

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L’avversaria
di Michela Srpic
Transeuropa, 2019

pp. 202
€ 16,90 (cartaceo)
Quando ho lasciato il mio lavoro, ho perso la scusa più valida che una madre possa avere, la sola giustificazione solida e concreta – come a scuola, da bambine –, per aggiustarsi il rossetto nello specchio dell’ascensore, prendere una boccata d’aria e segnare, col passo da combattente, il proprio canto di libertà: sì, io esisto ancora. (p. 114)
Sì, io esisto ancora. È questo il memento mori che Michela Srpic, all’esordio nella Wildworld di Transeuropa – una collana che trae spunto da fatti di cronaca per raccontare storie in cui realtà e finzione si intrecciano –, scolpisce nelle pagine del suo romanzo. Questa incisione – sì, io esisto ancora – è come un bassorilievo eroso dal tempo e ricoperto dall’edera, qualcosa che resta là sotto gli occhi di tutti ma che, se non ci si fa caso, non viene notata. Il bisogno disperato di esistere ancora suona dunque al contempo come un mantra e come un imperativo morale: entrambi sono fondamentali per guidare le azioni verso la giusta rotta, entrambi vengono troppo spesso dimenticati.
Cosa accade quindi a chi scorda di dover esistere, di mantenere una propria identità personale? Cosa accade a chi dimentica le proprie ambizioni, i propri desideri, i progetti di una vita, e sacrifica tutto in nome di un grande e pervasivo sogno?
Accade ciò che capita alla protagonista dell’Avversaria, vale a dire che il sogno diventa un grande incubo in grado di divorare tutto il tempo e le energie di una personalità complessa e variegata, per ridurla a quell’unico ruolo che meglio si adatta al sacro compito di cui ci si è fatti carico. C’era una volta una donna: ciò che resta oggi è una mamma, a tratti una moglie, ogni sforzo testo a adempiere alla grande missione.
Ma cosa fare quando ci si accorge che il percorso intrapreso non è quello che tanto si bramava? Come comportarsi davanti a dei segnali inequivocabili che tornano a dirci come tutto, ma proprio tutto, sia tremendamente sbagliato e fuori fase? Dove la si trova la forza – con un marito pater familias, ma soprattutto con due figli fatti di carne e sangue, che non si possono semplicemente mettere da parte come se non esistessero – dove la si trova la forza per ammettere l’errore, e soprattutto per provare a porvi rimedio?
La risposta è semplice: non la si trova. Si persegue nell’obiettivo, si va avanti, ancora e ancora, ci si dedica a tempo pieno a quella prole che – forse per auto-convincersi, magari anche per esorcizzare la vocina dentro la testa – si continua a chiamare «tesoro», «bambino», «amore», ingannandosi su tutto, senza darsi neanche il tempo di pensare che è proprio quell’amore che sta annientando ogni cosa.
Ciò che resta è il ritratto di una famiglia felice: una foto – la moglie, il marito, i piccoli – incastonata in una cornice d’argento, appoggiata sul mobile in salotto e presto dimenticata. Ma, come accade per le stelle, anche le foto sono il fermo immagine di qualcosa che non è più, che è passato, che si è fatto antico e irrecuperabile. Qualcosa che a volte è anche morto.
Michela Srpic consegna nelle mani del lettore un romanzo affascinante e crudele, perturbante, a tratti inquietante, e che sembra lambire i contorni del paranormale, ma solo per ricordarci che l’orrore più grande – quello da cui traggono ispirazioni i migliori romanzi, i migliori film – è la realtà di una vita inautentica. La storia dell’Avversaria è quella di una pagina di giornale aperta per caso in un giorno qualunque, e che riporta eventi a cui noi tutti – i benpensanti – facciamo fatica a credere. Era la nostra vicina di casa, diremo poi; una brava persona, salutava sempre. Chi se l’aspettava.

David Valentini








Wildworld è l'ultima nata delle collane di Transeuropa e si pone come obiettivo "rimescola[re] le carte tra realtà e finzione", partendo da fatti di cronaca e arrivando a raccontare questo mondo selvaggio in cui viviamo. È un esperimento, una narrazione crudele e dai contorni chiaroscuri. Come il romanzo d'esordio di Michela Srpic che, "liberamente ispirato al delitto di Cogne", ci porta fra le mura domestiche di una casa in montagna, dove una famiglia felice - moglie, marito, due bambini piccoli - non sa ancora di essere a un passo dall'annientamento. Di questo romanzo feroce e ferale ci parlerà a breve il nostro @darvax. #libri #books #instabooks #bookstagram #lettura #inlettura #reading #nowreading #bookshelf #bookporn #bookreading #booksofinstagram #igersitalia #iger #snapseed #libridaleggere #librichepassione #booklover #bookreader #criticaletteraria #romanzo #novel #family #famiglia
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