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#GiornoDellaMemoria 2020 - Scoprire che il mondo è cambiato, guardandolo con gli occhi di una bambina (ebrea)

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Una bambina e basta
di Lia Levi
Letto da Claudia Pandolfi
Regia di Flavia Gentili
Emons audiolibri, 2018, in coedizione con e/o edizioni

tempo di ascolto: 2h 47m
€ 14,90 (cd)


In questi giorni capita a tutti di pensare più e più volte a libri, film, documentari che testimoniano la Shoah, e potete leggere parecchi spunti su CriticaLetteraria che propongono grandi classici e libri più recenti (potete sfogliarne qui). Quest'anno ho pensato di non leggere direttamente io, ma di lasciare che la voce calda di Claudia Pandolfi mi aiutasse a immergermi nella realtà raccontata da Lia Levi nel suo autobiografico Una bambina e basta, edito per la prima volta nel 1994.
Pochi minuti, e mi sono trovata totalmente accolta nel racconto, che narra l'epopea della famiglia di Lia Levi: piuttosto agiati e abituati a vivere senza ostentazioni, ma anche senza privazioni, i genitori devono prima fare i conti con le leggi razziali, che portano il padre a perdere il lavoro, quindi a un trasferimento in massa da Torino a Milano, infine a Roma. La Francia resta un miraggio lontano, mentre le certezze precedenti crollano miseramente giorno dopo giorno attorno alla famiglia: i soldi vengono meno, i gioielli sono venduti, le bambine devono essere ritirate sia dalla scuola normale, sia dalla scuola ebraica, per poi giungere all'estremo tentativo di salvezza contro la deportazione: il convento. 
Qui, benché ebrea, la protagonista viene accolta piuttosto bene dalle suore che le fanno lezione insieme alle altre bambine e viene dispensata dal partecipare ai rituali cattolici. Però, certo, Gesù Cristo è ovunque e le cerimonie, i riti, le preghiere vengono più o meno imparate per osmosi, fino all'arrivo di importanti interrogativi. Che il Dio dei cristiani possa essere una risposta alla spinta spirituale della protagonista? Ma come fare i conti con la mamma? 
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Anche il rapporto con gli adulti cambia: se nei primi capitoli la piccola finge molto spesso di capire i discorsi solo per compiacere i presenti, nel corso della storia lo sguardo sul mondo muta, inevitabilmente. È vero che il convento, con i suoi muri, resta una sorta di prigione dorata, dove è possibile mangiare regolarmente e dove, a parte alcune privazioni, come il riscaldamento e i giochi, le ragazzine possono scambiare ai raid tedeschi; eppure la paura è sempre lì pronta a serpeggiare. Cova nelle visite dei soldati al convento, o nella possibilità che una spia denunci la presenza di ragazzine ebree lì dalle suore. Cova nella circospezione della madre della protagonista, o nella necessità che il padre si nasconda a pochi passi dal ghetto... 
Eppure, anche in questo clima di sospensione e di preoccupazione, la protagonista affronta le classiche tappe che la portano a crescere e a sentirsi sempre meno esclusa dalla realtà degli adulti: accanto a nuove amicizie, sperimenta infatti il desiderio di attirare l'attenzione dell'insegnante, o il bisogno di trovare la propria identità religiosa. Momenti divertenti, quasi spensierati, si alternano ad altri in cui la realtà della guerra è guardata dal basso, ovvero dagli occhi ancora ingenui di una bambina che sente continuamente di essere diversa, perché ebrea. Eppure ha così tanto in comune con le sue compagne cattoliche!

Storia e romanzo di formazione si intrecciano saldamente, senza scricchiolii o ridondanze, nella scrittura cristallina e al tempo stesso molto elegante di Lia Levi: anche noi lettori o ascoltatori, a seconda che sfogliamo il romanzo edito da e/o o che ascoltiamo l'audiolibro di Emons, intravvediamo il mondo attraverso gli occhi della protagonista, con tutte le sue contraddizioni, le speranze, i timori e il bisogno di sentirsi sempre, e nonostante, viva. Ecco perché questo Una bambina e basta è anche una testimonianza che trasuda speranza; non ha mai pagine grigie, e anzi è una scrittura vivace, in grado di tenere avvinti alla pagina anche i più giovani lettori. 

GMGhioni