in

Il riordino del mondo olimpico: "Bibbia pagana" di Giorgio Dell'Arti

- -
Bibbia Pagana
di Giorgio Dell'Arti
Edizioni Clichy, 2016

pp. 475
€ 19,00




Un tempo il padre Crono era signore del mondo, ma il figlio suo, padre Zeus, un giorno si presenta e lo seppellisce sotto una montagna di pietre. In questo modo il padre Zeus diventa lui padrone del mondo.


A guardarla a posteriori, mi sono accorta che, finora, le tappe della mia esistenza come lettrice sono state segnate dal mondo mitologico. Da bambina, oltre alle regolari fiabe, mi venivano lette le versioni per ragazzi dell'Iliade, dell'Odissea e delle vicende degli dei del monte Olimpo. La Dami Editore pubblicava delle splendide versioni illustrate per ragazzi con adattamenti di testo complete ed accurate. Da studentessa di liceo classico, ho rincontrato quelle storie così affascinanti nella loro versione originale. La bellezza della narrazione a tratti si scontrava con la difficoltà della grammatica, a volte veniva esaltata dalla metrica della lingua originale e dalle costruzioni tra l'aulico e il volgare. Trovare forme scurrili "antiche" era fonte di grande divertimento per degli adolescenti. L'anno scorso è uscito per Clichy, Bibbia Pagana, ad opera di Giorgio Dell'Arti, rientrato nella rosa di candidati al Premio Strega 2017. Non ho potuto esimermi dalla lettura come mio ulteriore passo all'interno del mondo mitologico greco.

Quando ci si approccia ad una religione che ha sopportato le sfide del tempo, soprattutto se monoteista, risulta semplice trovare i testi sacri di riferimento per la comprensione dell'impianto cosmologico e fideistico. Dalla bocca di Dio o del Profeta, alle mani dei redattori fino agli occhi del credente o del curioso, la comprensione della religione risulta fruibile e, generalmente, lineare. Quando il discorso passa su religioni ormai morte, per di più politeiste, il discorso si complica. Chiunque mastichi un po' di avventure mitologiche greco- romane sa che non esiste un vero e proprio impianto narrativo sequenziale. Complice la ovvia perdita di opere, la tradizione narrativa orale e l'intrinseca complessità narrativa dei miti, riuscire a raccapezzarsi per l'universo egeo è difficile; ricordare i rapporti personali e amorosi tra dei e uomini, risulta ostico.  
Il lavoro di Giorgio Dell'Arti risulta quindi di grande utilità. Raccogliendo i vari frammenti, giambi ed esametri, prova a mettere ordine nel millenario disordine che regna nel mondo olimpico. L'arco temporale che affronta parte dall'ascesa al potere di Zeus dopo la detronizzazione del padre Crono fino al "ratto" di Elena, casus belli della guerra di Troia. Non possiamo ovviamente parlare sempre di sviluppo temporale e lineare, visti gli intrecci complessi e la mancanza di coordinate temporali proprie del mito, ma il volume viene diviso in macrocapitoli che riuniscono le vicende di dei, uomini, titani e i prodromi della guerra di Troia.
La grande bellezza di questo volume è data dal linguaggio che, a mio avviso, ha reso splendidamente la matrice greca. Siamo sempre abituati a pensare all'antichità in maniera neoclassica: statue e templi candidi, aggraziate movenze di ninfe e un linguaggio pastorale. La verità è che il mondo greco era passionale, violento e sforava nel kitsch. Le statue e i templi erano colorati in maniera vivace e i poeti non si risparmiavano volgarità e allusioni sconce. Giorgio Dell'Arti mescola queste due realtà. Da un lato, abbiamo una prosa quasi cadenzata da metrica laddove 

Un primo uomo fu Garamante il libico, che appena nato offrì ghiande dolci alla Terra. Il figlio suo Psillo, incantatore di serpenti, ebbe il raccolto distrutto dal Vento del Sud. Ma il padre Eolo, figlio di Ippota e signore dei venti, padre del Vento del Sud, aperta la sacca dei venti, gli distrusse la flotta prima che giungesse all'isola di Lipari

e "scivola", ma in maniera controllata e corretta nel triviale laddove

Questo cazzo del maestro Priapo mise a tacere perfino il padre Ares. Scendeva infatti fino a terra in forma di fune marina, e il maestro Priapo, per portarselo dietro, lo faceva girare in mezzo alle cosce e lo teneva sulla schiena con foglie di solano intrecciate.

Le figure del mondo mitologico greco, già in origine più simili agli esseri umani per passioni, sono qui fortemente caratterizzati in una narrativa che li rende quasi romanzeschi. Dai miti più celebri a quelli meno conosciuti, il volume fornisce un'ottima panoramica al mondo olimpico, ben bilanciando aulicismo e trivialità, tradizione classica e verve romanzesca contemporanea, bellezza narrativa che gustavo quando ero ancora bambina e il piglio esiodeo dei miei anni di liceo.

Giulia Pretta