Forse è questa la cosa più difficile, per tutti: accettare l'amore. Forse è a quel punto, è accettando l'amore, che quello stesso amore si trasforma in una scelta. (p. 255)
Crescere porta con sé un passaggio inevitabile: smettere di idealizzare i propri genitori; a volte basta accorgersi di qualcosa per portare il figlio a vedere i genitori come esseri umani, imperfetti ma non per questo meno amati. Ciò che scopre la tredicenne Agnese è però un segreto deflagrante ed «è stato come nascere una seconda volta» (p. 27): sfogliando album con foto di famiglia, la ragazza vede suo padre in abito talare. Suo padre, il pacato professore di Lettere che lei pensava di conoscere tanto bene, un tempo è stato «don Pini»? La giovane Agnese chiede spiegazioni alla madre Mira, che però la indirizza al padre. E lui mostra vergogna, senso di colpa, un pianto trattenuto, qualcosa che Agnese non ha mai visto in altre occasioni sul viso di papà.
La verità è un fuoco, secondo libro di Agnese Pini, è un memoir commosso sulla figura del padre e sul loro rapporto, in parte modificatosi dopo la scoperta. Ma è anche un libro alla ricerca della verità, tanto cara alla Agnese Pini-giornalista. Ed è anche un libro pieno di domande, domande tanto difficili da porre al proprio genitore, domande che mettono in dubbio qualsiasi cosa, persino la legittimità di porle. Ecco perché la giovane Agnese nei ventisei anni che seguono la rivelazione cerca delle risposte altrove, frequentando i luoghi e le persone che hanno conosciuto «don Pini»: dalla biblioteca in seminario, dove suo padre ha studiato per tanto tempo, agli amici di allora. E dove le risposte latitano, Agnese insiste, cercando altri luoghi, chiedendo a figure ecclesiastiche un chiarimento. In alcuni casi, le persone contattate offrono chiavi di lettura interessanti, prive di pregiudizi, che arrivano a parlare d'amore e di scelte consapevoli; in altri casi, le risposte sono come porte chiuse in faccia alla possibilità di ottenere serenità.
Una domanda sottesa, che rintocca di tanto in tanto apertamente, riguarda l'amore: quali poteri ha? Basta l'amore per abbandonare l'abito talare? Papà ha mai davvero smesso di essere un prete? E perché in Chiesa si è sempre seduto nelle ultime panche?
Silenzioso e riservato sulla propria vita, tanto quanto buono e disponibile per la famiglia numerosa – Agnese ha due fratelli adottati da piccoli con non pochi sacrifici –, il padre non è l'interlocutore privilegiato per dipanare i dubbi. Eppure la risposta è davanti agli occhi di Agnese: l'amore. L'amore può tutto, può portare a decisioni drastiche, senza per forza rinnegare il passato. La fede di suo padre non è mai stata messa in dubbio. L'amore però ha richiesto un cambiamento, una scelta difficile ma che è stata confermata di giorno in giorno da tante altre forme d'amore: quello verso i figli, ad esempio, ma anche l'amore per Mira.
Eppure Agnese continua a porsi domande e ha bisogno di indagare a fondo anche le difficoltà che le comporta scriverne:
Come puoi dire qualcosa per cui non possiedi le parole? La voce mi era rimasta annegata in gola, la testa vuota. (p. 37)
Ecco perché un percorso di psicoterapia la può aiutare a rimettere in ordine i pensieri, ma anche a vincere il blocco della scrittura, che mette a rischio il suo accordo con l'editore. Così la ricerca di verità si fa anche indagine interiore, e noi lettori seguiamo un itinerario talvolta accidentato, con punti d'arresto (ad esempio, è legittimo scrivere la storia di suo padre, che ha scelto la via della riservatezza per tutta la vita?) e successivi scioglimenti di tensione. La struttura che alterna momenti del presente a vari livelli di passato (quello più arretrato dell'adolescenza paterna, ad esempio, si alterna alla giovinezza di Agnese universitaria,...) rende molto dinamica la narrazione, senza che ne risenta la chiarezza compositiva.
E La verità è un fuoco risulta sì la storia di Agnese, del padre e della loro famiglia, ma anche un percorso di ricerca che ognuno di noi ha affrontato per cercare il proprio posto nel mondo a cominciare dal chiarire il proprio posto all'interno della famiglia d'origine.
GMGhioni
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