Paolo Sorrentino conquista il Golden Globe 2014 con “La grande bellezza”. La
notizia, il 13 gennaio su tutti i giornali nazionali ed internazionali, sconvolge il
regista ma non il pubblico.
Presentata al Festival di Cannes e uscita a maggio 2013 nelle sale, la
pellicola intreccia il passato, il futuro, i ricordi e la malinconia di un uomo
capace più degli altri di raccontare la verità.
Nel rimpiangere il suo passato di scrittore “mancato”, Jep Gambardella, in
arte uno splendido Toni Servillo, vive la sua quotidianità impegnato nel giornalismo
di costume e di critico teatrale ma trascorre il suo tempo a muovere la critica
più vera nei confronti della sua vita. Immerso nella mondanità di una Roma che oscilla nel caos di un precario equilibrio e ormai
giunto all’età di 65 anni, Jep osserva il vivere dissacrante e vano dell’essere
umano, declinarsi nelle sue forme più assurde e cerca di comprenderne il senso.
La
sensibilità dello scrittore prevale sul cinismo dell’uomo e dà voce ai suoi pensieri
più aridi; l’ esser stato protagonista
di quel mondo, mostra a Jep quanto in realtà esso
sia “diverso”, pieno e inconfessabile.
"La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare."
Fantasma vincente per anni sulla pagina bianca di Jep, il reale soccombe
all’amore ed ecco che a vincere, nel film, non è solo la straordinaria capacità
del regista di intrecciare i molteplici punti di vista da cui è possibile
guardare l’Italia, ma è l’odore delle stagioni, il colore delle pareti, il
profumo dell’arte e la sensibilità delle passioni.
Vana, passeggera, profonda, remota o viva, è la passione per la vita, a
regalare ad ogni scena, ad ogni musica e ad ogni singola battuta del film, la
capacità di mostrare la verità impalpabile dell'essere umano in questo mondo.
"È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l'emozione e la paura… Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile."
Interpretato da un cast formidabile, il film si racconta e si lascia
ascoltare e sentire, con sottile invadenza e al tempo stesso con l’apparenza
frivola, ammiccante e sensuale di un
susseguirsi di scene prive di senso logico.
Sfumato nelle immagini di Roma, dei
suoi tetti, delle sue feste e della sua illustre storia, campeggia però, il
ritmo dell’Italia, con la sua realtà sconnessa, frantumata e fragile.
Insomma un film che si fa strada e segna la storia del cinema italiano non
attraverso l’ironia unanime e numericamente in grado di risanarne le casse, ma
con il sottile trionfo della Bellezza. Complimenti a Paolo Sorrentino.
Complimenti al cinema italiano.
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