in

Tra fragilità e rinascita. “La volta giusta” di Lorenza Gentile

- -


La volta giusta
di Lorenza Gentile
Feltrinelli, ottobre 2025

pp. 320
€ 19,00 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)

Con La volta giusta, Lorenza Gentile conferma la sua capacità di raccontare con leggerezza e profondità il momento in cui una vita si arresta, si osserva e decide di cambiare direzione. Il romanzo, ambientato in un piccolo borgo delle Alpi Marittime, si presenta come una fiaba contemporanea che intreccia introspezione psicologica e riscatto personale, offrendo al lettore un’esperienza di lettura empatica e rigenerante.

La protagonista, Lucilla, è una donna che si trova in un momento di stallo esistenziale: ha attraversato una serie di relazioni sbagliate, si è modellata sugli altri pur di sentirsi amata, ha inseguito sogni non suoi fino a perdere il contatto con la propria autenticità. Il romanzo si apre su una promessa di cambiamento: insieme al compagno Enrico, Lucilla vince un bando per gestire una locanda in un piccolo paese delle Alpi, un Comune a rischio di spopolamento, posto a oltre 1000 metri d’altitudine. L’idea di trasferirsi in montagna e ricominciare sembra la “volta giusta” per dare una direzione nuova alla vita. Tuttavia, quando Enrico si tira indietro, Lucilla si ritrova sola e costretta a misurarsi con le proprie paure.

E così mi trovo a ricominciare daccapo. È la volta giusta. Lo sento. Mi succedeva anche a scuola, quando prendevo un bel voto, lo sentivo, mi pareva quasi di chiamarlo, e anche quando mi è capitato di ricevere una bella notizia avevo avvertito una vibrazione nell’aria, il flusso del magnete che la richiamava, e poi, dopo poco, eccola lì. (p. 11) 

La montagna con la sua durezza e bellezza sconfinata diventa metafora del percorso interiore che deve intraprendere la protagonista: un luogo remoto che la mette alla prova, ma al tempo stesso la accoglie e la trasforma. Attraverso l’incontro con i pochi abitanti del borgo, prende forma una comunità di presenze che dà corpo alla rinascita: Eliseo, anziano custode della memoria e dei saperi locali; Nives, esperta di erbe e spirito della montagna e Libero, architetto e amante della montagna. Ogni personaggio è il frammento di un mosaico umano costruito dall’autrice con cura e pertinenza.

Dopo quasi mezza bottiglia di liquore di pino mugo, di lei so tutto. (O il tutto che si può sapere). Che ama il marito, ma litigano di continuo, perché si vedono troppo poco. Che lasciare Tobia con Eliseo la fa sentire in colpa, ma deve lavorare, non può farci niente, che una volta ha affrontato un cinghiale, che mal tollera il suo datore di lavoro, che sa fare il pane e verrà a farlo da me. (p. 99)    

Lorenza Gentile muove la sua scrittura su un registro limpido, accogliente, ironico ma mai cinico, capace di far convivere malinconia e delicatezza. La sua prosa, visiva e ritmica, sembra costruita per “ascoltare” i personaggi più che per raccontarli: ogni frase lascia spazio al respiro, al dubbio, alla tenerezza. 

Ma sotto la superficie del racconto si muove anche una riflessione più ampia: l’identità femminile come ricerca di autenticità. Lucilla attraversa il dolore del disadattamento e la fatica del risveglio; smette di vivere secondo lo sguardo degli altri per abitare finalmente la propria voce. In lei si specchia la fragilità di chi, pur cadendo, trova la forza di rialzarsi e scegliere con consapevolezza.

Il romanzo è anche una dichiarazione d’amore per i piccoli luoghi e le comunità resilienti, quelle che resistono allo spopolamento e al silenzio, dove la memoria collettiva si intreccia con la rinascita individuale. Il testo mostra come l’intreccio fra spazio e umanità possa generare un senso nuovo di appartenenza, restituendo al lettore una fiducia concreta nella possibilità del cambiamento.

Alle nove apro la finestra per chiudere le persiane e resto sbalordita. Il paese è illuminato da moltissime fiammelle, ce ne sono anche sui balconi delle case disabitate, e una nel borgo fantasma di Daisuke. Le luci sfidano l’oscurità, ci dicono che il paese è vivo, perché ci siamo noi: forse siamo pochi, ma siamo qui. E questa sì che è magia. (p. 234)    

La volta giusta è una storia che parla di seconde possibilità e di incontri, di perdite e di piccole felicità quotidiane. Una fiaba moderna che non indulge al sentimentalismo ma sceglie la via della verità, restituendo alla letteratura il compito più semplice e più difficile: ricordarci che la serenità non si trova nei grandi gesti, ma nel coraggio silenzioso di restare fedeli a se stessi.

Silvia Papa