in

Ribellione, desiderio e anticonformismo nei "Racconti giovanili" di Klaus Mann

- -

 


I racconti giovanili
di Klaus Mann 
Castelvecchi, agosto 2025

Traduzione di Massimo Ferraris

pp. 300 
€ 20,00 (cartaceo)


Escono per la prima volta in traduzione italiana i racconti giovanili di Klaus Mann. Ce li propone Castelvecchi, casa editrice che ha in catalogo numerose opere di Klaus Mann. Nominarlo per nome e cognome indica già una delle ferite più profonde che egli patì come uomo ma, soprattutto, come scrittore. Se si parla di un libro di Mann, innegabilmente non si pensa né a Klaus né ad Heinrich, ma al "Mago", a Thomas, il padre con cui Klaus non smise mai di confrontarsi, anche nei racconti qui pubblicati.
È inutile, quindi, provare a dribblare l'argomento Thomas Mann: è un macigno presente nell'immaginario e nella poetica di Klaus. Ciò ovviamente non significa accostarsi a lui semplicemente come "figlio di", non leggerlo con un gusto il più possibile neutro e vergine. Il rapporto con il padre, quindi, bisogna trasformarlo da semplice curiosità biografica a fulcro di produzione artistica.
La presente raccolta raggruppa i racconti che Klaus Mann scrisse dall'età adolescenziale fino all'esilio (dovuto alla presa di potere di Adolf Hitler).           
Nella nostra esistenza, raggiungemmo l'età della consapevolezza in un periodo di opprimente incertezza. Dato che tutto intorno a noi vacillava e andava in pezzi, a cosa avremmo dovuto aggrapparci, quale norma avremmo dovuto seguire? La civiltà che imparammo a conoscere negli anni Venti sembrava priva di equilibrio, di uno scopo, di voglia di vivere; pareva prossima alla decadenza e alla rovina. Ci siamo abituati presto ad atmosfere apocalittiche, sperimentando ogni sorta di eccessi e di avventure. (p. 6)

Gli eccessi e le avventure cui fa riferimento Klaus Mann nella sua autobiografia, citata dal traduttore e curatore Massimo Ferraris nella Prefazione,  sono quelli noti: secondogenito, la sorella Erika era anch'essa artista e scrittrice, scelse fin da giovanissimo di opporsi alla misura e all'eleganza del padre, vivendo in un turbine di eccessi e di scandalose passioni, consumando droghe e ostentando la propria omosessualità in un periodo storico in cui ciò appariva inaccettabile. Anche nei suoi romanzi non tentennò nell'esibizione di stile e contenuti audaci. Purtroppo, morì suicida a soli  quarantadue anni. In soli vent'anni di attività, tuttavia, Klaus Mann scrisse moltissimo: nove romanzi, sette commedie, racconti, molti  articoli e saggi. L'importanza e la vastità della sua opera, finalmente tradotta e pubblicata in Italia, quindi meritano di essere studiate ed approfondite in modo autonomo, come l'urlo libertario di un intellettuale che non ha mai fatto sconti al potere e alle convenzioni borghesi.

Il suo disagio e la sua rivolta, oltre che personali, erano anche generazionali, come si evince dalla lettura dei racconti Prima della vita e I giovani. Nel primo di questi, Klaus Mann rievoca la propria esperienza scolastica in un istituto pedagogicamente innovativo, in cui però i ragazzi sulla soglia della vita, sono «troppo combattuti e troppo tristi» per trovare ciò che manca e un punto di approdo. 

"È strano" pensò il giovane silenzioso "coloro che si trovano sulla soglia della vita, come noi oggi, provano sempre questa sensazione singolare e curiosa? Come sono multiformi i loro desideri! E che ne verrà fuori? Dev'esserci per forza qualcosa verso cui convergono tutti i desideri e gli scopi". (p. 20)

I giovani della Repubblica di Weimar, i giovani che prima ancora di liberarsi dalle macerie della Prima guerra mondiale furono condannati alla Seconda, trovano nella pagine del giovane Mann un cantore del proprio disagio. Il conflitto valoriale tra la nuova e la vecchia generazione nei racconti manniani trova ovviamente la fisionomia dello scontro con l'ingombrante figura paterna.  

"Tuo padre" disse, aggrottando le sopracciglia "Vorrei proprio conoscerlo. Me lo immagino buono e rispettabile. Lui è al servizio della vita e dello Stato, e così dovrebbe essere". [...] "Il mondo è vasto. Farò del cabaret, del teatro, scriverò poesie. La vita non è noiosa, perché c'è sempre la morte alla fine". - Adolf non gli staccava gli occhi di dosso. "Tuo padre lo definirebbe un comportamento da scapestrato" disse dopo aver riflettuto. Ma Harald ribatté con lentezza e solennità, come un monaco che professa la sua fede: "Lo si deciderà nell'aldilà. Sarà Dio a stabilire chi di noi aveva ragione: lui o io. Ma di sicuro" aggiunse con un sorriso triste "il mondo darà ragione a lui". (pp. 38-39)

Nei racconti giovanili di Klaus Mann c'è un grido di dolore autentico, ma al contempo elegante e sobrio. È un dolore individuale, ma che diventa nella scrittura, disagio generazionale. Sono racconti, per l'appunto, giovanili, quindi è naturale che le tematiche scolastiche e familiari siano quelle più presenti e sentite. Segnalo Il figliol prodigo sogna di tornare a casa e Novella d'infanzia come gli esempi meglio riusciti, a mio avviso, della sua vena lirica. Novella d'infanzia è, secondo un parere unanime della critica, la risposta data allo scritto del padre del 1925 Disordine e dolore precoce. Qui, come altrove, le tematiche centrali della scrittura di Mann (padre) erano lo scontro generazionale e il declino della società borghese. Ma non era sfuggito ai lettori più attenti, né tantomeno ai figli, che lo scritto rappresenta l'incomprensione del protagonista (Cornelius) nei confronti della nuova morale dei due figli e, soprattutto, nella figura del diciassettenne Bert, ambizioso ma privo di talento, non era stato difficile per Klaus riconoscere il suo ritratto. 

A tale ferita, Klaus risponde con una lunga novella, che rappresenta la vita austera di quattro fratelli, le cui giornate sono segnate dalla rigida disciplina di un istitutore e di una governante. La madre, nel ricordo, viene presentata con toni caldi e sentimentali.

In quelle sere d'estate, ai bambini la mamma sembrava più bella di tutte le fate e le imperatrici. Dopo cena passeggiava lentamente nel giardino, che al tramonto assumeva sfumature verde-oro. Guardava le montagne, vicine o lontane, e parlava del tempo che avrebbe fatto l'indomani. (p. 132)

I racconti giovanili contengono, come è naturale, in nuce lo stile che poi sarà compiuto nelle opere mature. Eppure già sono presenti le tematiche che saranno proprie della poetica di Klaus Mann: la ribellione e il desiderio,  l'incapacità di conformarsi alle regole sociali. Sebbene altri figli di Thomas Mann avessero cercato altrove l'emancipazione dal padre (ad esempio Golo e Michael), per Klaus era proprio la scrittura il luogo in cui confrontarsi con il padre, gigante del Novecento. Questo confronto non è solo sui contenuti ma anche sullo stile, quindi porterà Klaus - e questo già lo si coglie in questi racconti giovanili - una sua voce, più audace e ruvida.

Deborah Donato