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"Il tradimento di Thomas True" e il diritto di esistere e amare nella Londra del Settecento

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Thomas True


Il tradimento di Thomas True
di A.J. West
Neri Pozza, giugno 2025

Traduzione di Scilla Forti

pp. 416
€ 20 (cartaceo)
€ 9.99 (ebook)

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Il tradimento di Thomas True non è soltanto un giallo storico o un racconto di inganni, ma il ritratto crudele e luminoso di un’epoca che nasconde, sotto la patina della rispettabilità, la difficoltà di essere se stessi e di amare liberamente.


La vicenda ha inizio nel 1715, quando Thomas True arriva sul vecchio London Bridge portando con sé un segreto pericoloso. Una sera, perduto fra le strade nascoste di Londra, Thomas viene attratto nel mondo delle molly houses — luoghi clandestini dove gli uomini omosessuali possono “abbandonare” la propria identità sociale e presentarsi con un’identità femminile — che operano in segreto per sfuggire alle restrizioni sociali dell’epoca. 


Nel frattempo, Gabriel Griffin, un falegname che di giorno lavora nei cantieri di Londra (e occasionalmente recupera corpi dal Tamigi), nasconde una doppia vita: è anche Lotty, guardiano delle molly house, incaricato di proteggere la comunità. Quando un giovane uomo viene trovato assassinato, Gabriel capisce che tra le molly si nasconde una spia che sta denunciando i frequentatori alla Society for Reformation of Manners — un organo che mira a reprimere comportamenti considerati immorali, specialmente riguardo all’omosessualità. 


Gabriel dovrà riuscire a scoprire chi tradisce la comunità delle molly prima che le conseguenze siano irreversibili: impiccagioni, persecuzioni e la distruzione dell’amore proibito tra lui e Thomas sono uno spettro concreto. La tensione cresce mentre Gabriel mette in dubbio chi può fidarsi, indaga tra travestimenti, messaggi cifrati, e si confronta con il pericolo che alcune persone apparentemente fidate possano essere dietro il tradimento.


L’autore tratteggia Thomas True, come un personaggio fragile e complesso, intessuto di contraddizioni: un uomo che cerca un posto nel mondo e che lo trova solo quando si traveste. Thomas non è un eroe, ma una voce che tenta di emergere dalla storia. Al contrario Gabriel è un uomo concreto, forte e con una personalità dirompente.


Il libro ci porta in una Londra settecentesca, sospesa tra luci di candela e ombre di cospirazioni, in cui ogni incontro è un teatro e ogni volto una maschera, e che si avvale della fedele ricostruzione storica. La scrittura di West vibra di eleganza e di inquietudine: le descrizioni sono rapide ma taglienti, capaci di restituire la tensione dei vicoli notturni, la densità dell’aria nelle stanze chiuse, il peso dei segreti. 


Le molly house, luoghi di incontro segreti per gli omosessuali dell’epoca sono il luogo in cui queste anime, imprigionate dalle convenzioni, possono finalmente essere se stesse. Il giovane Thomas True può così trovare il suo posto, dove essere fuggito dal bigottismo religioso della sua famiglia, perdendosi tra le vie di una Londra pericolosa e oscura e diventare in quei luoghi protetti Verity True-tongue.


Lo scrittore costruisce una trama che è al tempo stesso serrata e meditativa: il ritmo della suspense convive con la lentezza del dubbio. L’indagine esteriore – fatta di complotti, confessioni, sospetti – rispecchia quella interiore, in cui Thomas si perde tra fedeltà e inganno, desiderio e vergogna, amore e morte. C’è una precisione quasi teatrale nei dialoghi, come se ogni frase fosse stata scritta per essere ascoltata a voce alta, sotto la luce crudele di un riflettore.


Se in La meccanica degli spiriti aveva scelto di dar voce a un’Inghilterra ormai alla fine dell'epoca vittoriana percorsa da sedute spiritiche, illusioni medianiche e il bisogno collettivo di dare corpo all’invisibile, in questo libro il passo cambia: la tensione non è più diretta al “mondo dei morti” ma ai segreti dei vivi. Laddove nel romanzo d’esordio l'ossessione era il contatto con l’aldilà, qui abbiamo un secolo che si scopre fragile proprio nelle sue menzogne quotidiane, nei silenzi che incrostano i rapporti, nelle identità che si disgregano dietro una facciata.


Il filo rosso è la verità, ma muta la sua forma. La verità diventa una ferita: non un orizzonte da raggiungere, ma una presenza che lacera, che destabilizza, che costringe il protagonista a guardarsi allo specchio e non riconoscersi.


Thomas True è l’opposto dei medium che popolavano il romanzo precedente: non vuole convocare presenze esterne, ma sopravvivere alle proprie ombre. Così i due romanzi dialogano come due specchi che riflettono lati diversi della stessa ossessione: la menzogna necessaria per vivere, l’illusione che sostiene le nostre giornate, l’inganno che si traveste da verità. L'autore con questo secondo romanzo, sembra volerci dire che ogni epoca ha il proprio teatro dell’inganno: nel primo libro erano i tavolini che ballano e le voci dall’oltretomba, nel secondo è la fragilità di un uomo che cerca disperatamente di salvarsi.


Samantha Viva