In forme
di Dolki Min
Add Editore, settembre 2025
Traduzione di Lia Iovenitti
pp. 155
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)
All'inizio, mentre imparavo a muovere i primi passetti umani, non riuscivo in nessun modo a cogliere la differenza: gli umani mi sembravano tutti uguali, esseri simili che si muovevano in modo simile. Mi chiedevo se fosse davvero possibile dividerli in due gruppi, vista l'infinità di variazioni. Invece loro hanno giudicato me in base ai loro criteri. In metro, per strada, al ristorante, nei centri commerciali, al parco... Ovunque fossi, con le loro espressioni e gesti mi facevano capire che non mi consideravano una di loro, costringendomi a rivedere e ricalibrare in continuazione. Ci ho messo quasi dieci anni per venire a capo di questi cosiddetti criteri. La mia conclusione è che non esiste nulla del genere, però ho imparato a comportarmi come se esistessero. Potrei dire che ora so riconoscere le tendenze dominanti dei corpi. Due tendenze fluide, dai confini sfumati. Ho trovato un modo per fingere che ci sia una spiegazione logica, anche se non c'è. Le norme sono come il vetro: solide e integre finché tutti le rispettano e nessuno le fa crollare. Partecipando alla messinscena degli umani, sono riuscita pian piano ad adattarmi al loro ecosistema. Non posso dire di provare un gran senso di appartenenza, ma almeno non muoio di fame. Vi pare poco? (pp. 98-99)
Dolki Min, figura letteraria misteriosa originaria della Corea del Sud (e uso appositamente la parola figura, perché usa il pronome they/them) esordisce con questo romanzo bizzarro vincitore dell'Otherwise Award 2024. Bizzarro non solo per la trama, ma anche per le illustrazioni presenti all'interno del testo, sempre opera di Min, e per alcuni passaggi impaginati in modo non canonico, più ribelli, liberi, per l'appunto informi.
Protagonista del romanzo è un alieno caduto sulla Terra in seguito a una catastrofe di origine bellica che ha sterminato il suo pianeta e, forse, tutta la sua razza. Come ci suggeriscono il titolo e la struttura del testo, l'alieno non ha forma umana, ma possiede la straordinaria capacità di plasmarsi a suo piacimento, stirando, stringendo, camuffando, mescolando, così da adottare i panni più conformi di un essere umano di qualsiasi sesso. Può essere uomo, donna, bambino, vecchio, bello o brutto. Come fa a scegliere?
In base ai suoi pasti. Già, perché, dopo i primi tempi passati a capire dove si trovasse e a ingoiare anche pezzi di cemento, il nostro alieno ha scoperto che gli umani sono deliziosi.
Da mangiare.
La testa è buona al naturale, senza lavarla; invece per tronco, braccia e gambe, il mio suggerimento è di rimuovere le impurità e conservare in frigo, per gustarli fritti, oppure marinati e poi saltati in padella. Negli ultimi undici anni ho ingerito ogni genere di umani: prendetelo come un consiglio dettato dall'esperienza. Alla fine, tutto fa brodo.
Grandi o piccoli che siano, il cazzo e le palle immersi in acqua ghiacciata, affettati sottili come sashimi e intinti in salsa di soia e wasabi, oppure in salsa agrodolce, sono eccezionali. Ora, dopo averlo tirato fuori dalla vasca e steso sul pavimento, sto appunto recidendo i genitali. Gli organi interni - cuore, polmoni, fegato, intestino eccetera - bolliti per ore a fuoco lento... è la morte sua, ahahahah. Solo al pensiero mi viene l'acquolina in bocca. Sarà un discorso scontato, ma perché seguire sempre la stessa ricetta? Io mi limito a dire qual è secondo me il metodo migliore per esaltare il gusto. Ma vengono buoni anche cotti al vapore o fritti. Al limite, potete provare a farli essiccare bene al sole. (p. 38)
L'alieno sceglie le sue vittime - i suoi pasti - su app di dating: mi pare una metafora che sta a significare il corpo messo in pasto, appunto, a beneficio di sconosciuti in questo caso. Dunque se la sua vittima è donna, etero e preferisce i ragazzi cicciotelli, l'alieno si plasma in una ragazzo cicciotello; se la sua vittima è un uomo omosessuale, si plasmerà in un uomo omosessuale, e così via.
Ci descrive con minuzia di dettagli tutte le fasi, perché se pensiamo che per l'alieno sia facile trasformarsi, siamo fuori strada: il suo corpo originario, mostruoso diremmo, è un ammasso gelatinoso di arti, unghie, denti, macchie, capelli blu, occhi gialli e corni neri, con innumerevoli organi sessuali sia interni che esterni e un peso 4 volte quello umano.
Camminare è un'impresa; salire le scale un tormento; sudare lo fa sciogliere; deconcentrarsi gli fa perdere la forma umana. La forza di gravità è il suo peggior nemico.
In questi passaggi percepiamo due cose: non solo la sua natura di essere vivente altro - un essere vivente che cerca di camuffarsi nel mondo umano pur restando un assassino (ma conosce questa parola, poi? ne coglie il significato?), ma anche la sua disperata necessità di amare ed essere amato.
In fondo, il punto è questo: l'alieno cerca qualcuno che non lo tratti come il mostro che è. Mi pare un sentimento molto umano, e questo suo bisogno viene confermato spesso nel testo: molti dei suoi pensieri, delle sue considerazioni, dei suoi tentativi di capire il nostro mondo, non hanno molto di alieno. Sembrano effettivamente pensieri molto nostri.
No, a dirla tutta quello che cerco è qualcuno che mi faccia perdere del tempo parlando in modo piacevole. Ho milioni di cose da fare, ma anche giornate vuote, con parecchio tempo libero. Fin troppo. Prendetene quanto ne volete!
Non il mio corpo, intendo il tempo, il tempo che passate con me. Rubatemelo a volontà. Anche poco. Se ci si vede di persona, ancora meglio. Il top sarebbe se, vedendo come sono fatto davvero, non scappaste via terrorizzati. Vi chiedo attenzione. E magari un po' d'amore. Chiedo troppo, vero? Scusatemi (frase di circostanza). Però mi domando: per farmi degli amici, non c'è altro modo che spaccarmi in due? Ma anche spaccato in due, sarei sempre io... che senso avrebbe? Chiedo scusa, scusatemi! (p. 95)
La voce dell'alieno parla direttamente al lettore, non in senso di singolo, ma d'umanità in senso ampio. Una voce sì agghiacciante quando racconta delle sue uccisioni a sangue freddo (per l'essere gli umani sono solo cibo) ma anche molto triste, dolce, spaesata. La Terra è un luogo ostile, in cui sopravvivere, e le persone - quelle che incontra - sono quasi tutte egoiste, giudicanti, mostruose a modo loro.
In alcuni passaggi persino si riesce a empatizzare. Il suo affannarsi, il suo trasformarsi potrebbe anche essere un modo per rappresentare in forma letteraria le battaglie delle persone queer (come Dolki Min), il rifiuto che affrontano dalla società, le difficoltà di vedersi e di farsi vedere, il bisogno di imporsi prima di tutto come esseri viventi e poi come persone di questo o quel genere.
La lettura è rapida, il testo scorre molto bene. La scrittura è svelta, contemporanea, senza tanti fronzoli.
Lo consiglio a quelle persone che cercano divertimento ma anche intensità da un testo, solo in apparenza frivolo, ma che nasconde grandi temi nella figura "informe" di un alieno.
Deborah D'Addetta
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