Quindici storie rendono Alzarsi all'alba di Mario Calabresi un rimedio contro la disillusione e l'impazienza. E ognuna racconta di scelte di vita coraggiose, che talvolta fanno pensare: "Io non ci riuscirei mai", e si ammirano i protagonisti. Che non sono personaggi, ma persone vere e proprie, che hanno incontrato l'autore in circostanze e per ragioni diverse.
Calabresi lo ha già fatto in altri libri che rappresentano antidoti quotidiani contro le brutture del mondo. Si pensi ad esempio a Cosa tiene accese le stelle, La fortuna non esiste o al recentissimo Il tempo del bosco: la realtà viene raccontata senza edulcorare nulla, ma anche nelle storie più difficili si percepisce speranza. O anche solo la capacità di accettare la vita per ciò che ha portato, che è già terreno fertile che lascia crescere qualche forma di speranza, se vogliamo.
Con una impostazione che i lettori di Calabresi conoscono bene, ovvero una mescolanza di inchiesta, intervista e narrazione, entriamo per una manciata di pagine nelle vite di altre persone. E le ringraziamo per la generosità con cui si raccontano senza schermi, condividendo esperienze che le hanno marchiate per sempre. Tra un capitolo e l'altro, questa volta Calabresi inserisce la definizione di parole che segnano effettivamente un percorso nel libro: si comincia dalla "fatica", che è anche il Leitmotiv dell'opera, per passare a termini come "tradizione", "sogno", "dedizione", "lavoro", "pazienza",... Talvolta la fatica è legata a una professione che richiede non solo esperienza, ma anche spirito di abnegazione, e in un presente come il nostro che sta facendo di tutto per scacciare la fatica – fisica e psicologica – non è facile resistere. Eppure c'è chi è felice di alzarsi all'alba per qualcosa in cui crede; per dirla con Calabresi,
[...] chiudo ogni incontro con i ragazzi con l'augurio di fare fatica, convinto che la fatica sia l'antidoto a un tempo in cui tutto è frammentato, in cui spesso è difficile trovare un senso e una direzione. Allora, sono convinto che la fatica, intesa non come sofferenza – di quella ne abbiamo già troppa –, ma come determinazione, passione, costanza, sia un'ancora di salvezza. (p. 47)
Si pensi al lavoro certosino dei restauratori di opere d'arte preziosissime, o alla routine di una signora che a quasi novant'anni ogni giorno vende torta pasqualina e focaccia nel suo negozio. C'è anche chi porta avanti una professione o una tradizione locale, benché tanti siano i detrattori e ancora di più i rinunciatari. Ma c'è anche chi ha affrontato la fatica più grande di tutte: imparare a convivere con la malattia, propria o delle persone che ama. Le persone che si raccontano non sono mai patetiche, né cercano di smuovere nei lettori sentimenti buonisti; sono al contrario lottatori discreti, che non cercano i riflettori, ma hanno prima accettato ciò che la vita ha fatto capitare loro e poi hanno trovato del buono in quelle giornate diverse, per molti a prima vista insopportabili. Come Veronica Yoko, che nelle prime pagine racconta della sua disabilità e di come è riuscita ad arrivare alle Olimpiadi:
«Lo sport non mi ha salvato la vita, me la sarei salvata lo stesso da sola. Lo sport è uno strumento che ho trovato davanti a me in modo facile, però la Veronica che ha saputo utilizzare lo sport per riprendersi in mano la vita è la Veronica che avrebbe trovato un altro mezzo per farlo. Serve trovare una passione, qualcosa che ti faccia fare dei passi fuori dall'idea della disabilità e non deve essere per forza lo sport». (p. 20)
«Adora la fatica» è ciò che ha ripetuto a lungo il coach a Veronica Yoko; è anche quello che possiamo fare noi: questo non comporta di trasformarci in stacanovisti del lavoro, ma possiamo imparare a gustare ciò che facciamo, cercare di fare le cose per bene, senza portare avanti ogni azione per barrare una casella di una lista di promemoria.
Anche se Alzarsi all'alba si può leggere in un paio d'ore, consiglio di centellinare le storie nelle nostre giornate come toccasana e come piccolo invito a rallentare e guardarsi attorno, rendendosi conto che c'è un'umanità intera che si alza quando è ancora buio e non si lamenta, ma saluta con curiosità il nuovo giorno.
GMGhioni
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