In un pomeriggio caotico come tanti altri, diviso tra i suoi tre figli piccoli di dieci mesi, tre e cinque anni, l'io narrante della storia invia un "ti amo" per messaggio non a sua moglie Livia, ma alla sua collega Claudia. Un malinteso facilmente risolvibile, se solo lei non gli rispondesse poco dopo: "anch'io ti amo".
Possibile che nei due anni a stretto contatto per scrivere le sceneggiature di una serie tv, a lui non fosse mai passato per la testa di guardare Claudia come la donna avvenente che in effetti è? Semmai Claudia è sempre stata per lui la madre di Abigail, compagna di giochi di una delle sue figlie, e moglie di Alberto, avvocato stimato. Brillante e stacanovista, niente di più. Claudia può mai aver covato in tutto questo tempo al suo fianco un sentimento, senza che lui ne avesse il sentore?
Inizia così, dall'invio di un messaggio a una destinazione errata e dal silenzio successivo, il nuovo romanzo di Domenico Starnone, da sempre maestro nell'indagare le relazioni familiari e di coppia. Questo romanzo breve e incisivo entra in una casa dove la routine non ha spento il desiderio, né l'amore: anzi, Livia è sempre bellissima e affascinante, il protagonista è grato di ogni momento insieme a lei, dell'equilibrio che la loro relazione ha raggiunto ma anche del loro essere interscambiabili come genitori, attenti l'uno ai bisogni dell'altra. Livia e il marito si conoscono, si sostengono, lasciano che l'altro coltivi le sue passioni e gli danno tempo per ritagliarsi i suoi spazi; sono, insomma, una squadra, oltre che una famiglia.
Ecco perché risulta ancor più difficile all'io narrante spiegarsi cosa stia succedendo, quali cambiamenti abbia portato quel messaggio distratto. E se, invece di un errore, si trattasse di un lapsus? Perché ce lo chiediamo anche noi lettori, mentre lui esamina ciò che prova con una curiosità fin troppo razionale, quasi da entomologo. Ma lui e Claudia non sono insetti da vivisezionare: ogni passo falso può compromettere la loro serenità, nonché distruggere due famiglie che non saranno forse perfette, ma hanno il loro equilibrio.
Noi lettori entriamo senza tante cerimonie nella «testa a soqquadro» (p. 98) del protagonista, ma sentiamo anche ciò che il suo corpo gli segnala, e cosa risponde il corpo di Claudia. Due adulti – quasi quarantenni –, genitori, compagni di vita di altre persone, si misurano su quanto quella confessione, a dir poco improvvisa, possa cambiare profondamente il loro rapporto: c'è una nuova attrazione, quasi adolescenziale, ma c'è anche quella sensazione di stranezza a baciare una persona diversa dal solito. E il tutto è affogato in una valanga di pensieri molto verosimili, che rendono appieno l'intruglio – forse benefico, forse velenoso – di gioia e senso di colpa, di saliscendi emotivi e ritrosie, di vergogna e audacia, di istinti irrazionali e successivi ravvedimenti,...
Dove andranno i protagonisti, cosa sarà delle loro famiglie e del loro lavoro insieme? Queste sono solo alcune delle domande che ci muovono, ma tenete presente una cosa: Starnone non scrive certamente di un amore extraconiugale per giocare la carta ormai usurata del tradimento: lavora sulla casualità degli eventi, sul caos che una distrazione può portare in due vite, sulla facilità con cui un evento può scombinare completamente le certezze. Perché gli uomini e le donne sono fragili, e sotto sotto nemici della stabilità.
Superfluo forse soffermarsi sullo stile di un'opera così: l'architettura narrativa è perfetta, ricorda lo Starnone di Lacci, e fa dei dialoghi secchi ed essenziali un contraltare fortissimo al proliferare delle riflessioni.
GMGhioni
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