Come isole nel mare
di Nuria Pérez
Editrice Nord, settembre 2025
Traduzione di Camilla Falsetti
pp. 302
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
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Esistono vite che attraversano (e superano) gli stessi ostacoli, sebbene siano capitate a distanza di anni. È come se ci fosse un filo invisibile che attraversa i secoli, unendo storie che altrimenti sarebbero lontanissime, ed è così che si potrebbe riassumere l’esordio di Nuria Pérez, Come isole nel mare.
Sembra strano a un approccio superficiale, ma le tre protagoniste di questo romanzo rivivono le stesse difficoltà, sebbene a distanza di anni, anzi di secoli. Mary è un’istitutrice che accudisce, come spesso accadeva nell’Ottocento, i bambini delle famiglie benestanti e, se è affezionata a tutti i bambini, Thomas assume ben presto un posto speciale nel cuore della tata. Ed è lei stessa che lo racconta mentre si ritrova a bordo di un inquietante nave che la conduce oltre oceano, nella quale sono rinchiuse anime inquiete come lei che hanno un peso sull’anima. Non è solo Mary a vivere di rimorsi perché anche Adela e Marta, le altre due voci di questa storia, manifestano dei tormenti interiori che non riescono a superare. Adela è una scrittrice in crisi che, dopo un discreto successo editoriale, non riesce più a trovare quell’ispirazione letteraria che fino a quel momento aveva avuto, complice anche la situazione famigliare. Adela è infatti sicura dei tradimenti del marito, tanto da aver scoperto anche chi è l’amante e da farle numerose incursioni in casa. Se da una parte, però, Adela riversa sulla “fiamma” del marito tutta la sua frustrazione, dall’altra, non solo resta incapace di ammettere a se stessa la sua scoperta, ma anche di porre fine alla relazione; una frustrazione tale da metterla in crisi anche di fronte alla realtà quando su una vecchia foto appesa al frigo inizia a vedere che manca un oggetto. L’immagine infatti ritraeva tre tazzine, ma da quando Adela ha scoperto il tradimento del marito ne vede due. Esaurimento nervoso o c’è dell’altro?
[...] ma in questo momento, in cui il mondo sembra franarle sotto i piedi, la paura di una possibile malattia mentale è l’unica cosa cui riesce a pensare. (p. 84)
D’altronde non mancano gli enigmi nemmeno della vita di Marta, una giovane ragazza affetta da aritmomania (un disturbo compulsivo che la costringe a contare tutto ciò che vede), che intraprende alcuni giochi logici con un misterioso V. Sono giochi composti da serie numeriche e alfabetiche che Marta trova con cadenza regolare presso il museo Sorolla e che si fondano in gran parte sul suo disturbo e sulla sua mania di contare gli oggetti esposti in una sala del museo o in quadro in particolare. A ben guardare, le tre vite non sembrano avere niente in comune; ma, a una lettura approfondita, Marta, Mary e Adela soffrono terribilmente di una profonda solitudine, afflitte da un senso di colpa che sembra non abbandonarle mai. Ognuna, a modo loro, cerca una rivincita personale che però tarda ad arrivare.
Preferì convivere con il suo peccato e raggiungere la colpa di qualcosa che non riuscì a capire mai. Quel pomeriggio le si appiccicò addosso, pesante e acre, come una giacca di lana dopo un lungo acquazzone. (p. 41)
Le protagoniste di Come isole sul mare non compiono atti eroici né tantomeno si sentono invincibili; sono donne che hanno commesso errori, pagandone un caro, anzi carissimo, prezzo e forse sono condannate a non sconfiggere la solitudine. È il titolo, almeno nella traduzione italiana (in quella originale è No tocarás), che, a fine lettura, dà un’immagine definita di queste tre storie: Mary, Adela e Marta si sentono profondamente isole, lontane da tutto e da tutti.
Nuria Pérez ripercorre attraverso questo romanzo corale (ogni protagonista è voce narrante) un tema caro alla letteratura: quello del destino. Sì, perché sarà proprio il destino, la molla necessaria a tutte e tre per intraprendere almeno il tentativo di oltrepassare quelle colpe, non dimenticando mai il peso che hanno avuto nelle loro vite. Partendo da un fatto storico realmente accaduto, Come isole nel mare omaggia il ruolo del passato e di quei fatti, che spesso sentiamo molto distanti da noi ma che continuano ad avere un ruolo ben preciso nella società e nelle nostre vite e non solo quelli impressi nella nostra mente, ma anche quelli appartenenti alla microstoria che riescono forse ad aiutarci a comprendere di più il nostro presente, dandoci anche maggior controllo sul nostro destino, come alla fine accadde alle tre protagoniste («Le strade più difficili sono quelle che portano alle destinazioni migliori», p. 56)
Giada Marzocchi
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