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Cambiare vita di colpo: solo tu puoi capire davvero perché. "Una vita felice" di David Foenkinos

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Una vita felice
di David Foenkinos
Astoria, settembre 2025

Traduzione di Ester Borgese

pp. 240
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Cosa fareste se una vostra compagna di scuola – una che ricordate quasi solo di nome, con cui non avete mai condiviso granché – si rifacesse viva offrendovi un lavoro? Il bello è che un lavoro voi lo avete già, avete scalato tutte le tappe in Decathlon, a partire dal ruolo di commesso fino alla dirigenza. Ma adesso quel lavoro vi dà pochissimo, non avete più stimoli e questo si riverbera in tutto: padre assente, ex marito scontroso. Davanti a voi, la possibilità di ricominciare daccapo e collaborare addirittura con il Ministero degli Esteri, dove l'ex compagna di scuola Amélie Mortiers ha fatto carriera. 

Succede questo a Éric Kherson, protagonista della nuova commedia di David Foenkinos, Una vita felice: lo conosciamo come un uomo in stallo, in quella fase della vita in cui si è costruito tanto, si è fatta molta fatica eppure non ci si ritiene soddisfatti. Ecco perché la proposta di Amélie è così invitante: proprio perché è rischiosissima. E poco importa se il nuovo stipendio sarà meno consistente del precedente.

Éric ha bisogno di una scossa, e il nuovo posto di lavoro sembra dargliela: il suo ruolo strategico non prevede solo molte ore in ufficio ma anche tanti viaggi insieme a Amélie, sfidando la propria paura di volare. La sua compagna di viaggio è attenta e fa di tutto per mettere Éric a proprio agio, ma anche per scoprire qualcosa su di lui, invece sempre così riservato e prudente. Amélie fa questo per pura curiosità e desiderio di stringere un legame più autentico o perché fa tutto parte del suo compito? In fondo, lei si occupa di relazioni sociali e sembra a volte applicare le sue abilità non solo con i potenziali clienti, ma anche con i colleghi. Di lei, d'altra parte, Éric sa quel che lei rivela con sobrietà, o che mostra sui social: un matrimonio vivace e autentico. Persino perfetto, a vedersi. 

Non ci vuole molto – un anno circa – perché anche questo nuovo lavoro porti più stress e responsabilità che altro; sarà un viaggio importantissimo in Corea del Sud a dimostrarlo. Iniziato sotto cattivi auspici, dal momento che durante la prima riunione di lavoro Éric è svenuto, il viaggio offre in realtà un'occasione per rimettersi in gioco. Una svolta totale. Mentre Éric bighellona tra le strade di Seul, riflettendo sul fatto di essere probabilmente in burn-out, si imbatte in un'agenzia molto particolare, che permette alla gente di organizzare e vivere il proprio... finto funerale! Questa è una specie di terapia, in grado, secondo l'agenzia, di stimolare una rinascita, un nuovo attaccamento alla vita. E così, sconvolto e rinnovato dall'esperienza vissuta, Éric non si presenta alla riunione cruciale e lascia Amélie in difficoltà: 

Éric ripeté ancora una volta che gli dispiaceva, che non aveva potuto fare diversamente. Amélie riuscì a controllarsi; non aveva più senso arrabbiarsi. Voleva solo capire, avere una spiegazione. Riprese: “Non puoi dirmi soltanto che ti dispiace. Dov’eri finito?” [...] Éric provò a spiegare quello che aveva appena vissuto, ma non ci riuscì. Come accade con certi traumi, avrebbe avuto bisogno di tempo per elaborare prima di poter verbalizzare le emozioni che provava. Aveva a portata di mano solo parole di scusa, che ripeteva come uno sterile incantesimo. Capiva perfettamente la reazione di Amélie, ma questo non faceva che aumentare il suo sgomento. (p. 93)

I due sembrano non riuscire più a parlarsi davvero: Amélie insiste, forse anche solo per provare a placare la sua rabbia e la delusione per aver tanto sbagliato sul conto di quel collega da lei reclutato; Éric si ostina a non dare spiegazioni, e le sue scuse risultano così vuote, quasi un affronto. 

Se le loro strade sembrano così allontanarsi bruscamente in Corea, sappiate che David Foenkinos ha in serbo altri colpi di scena: Seul, semmai, è solo il momento di rottura nonché l'occasione per Éric di ripensare al disastro che ha compiuto fino a quel momento nella vita privata e professionale. La sua strada e quella di Amélie, insospettabilmente, torneranno a incrociarsi, fino a una possibilità di rappacificazione. La sapranno cogliere? 

Romanzo che mette al centro il tema del lavoro – non tratta del precariato, come fa tanta letteratura in questi ultimi anni, ma del lavoro di chi è ai vertici e avverte ora la gratificazione ora il peso della responsabilità –, Una vita felice suscita molti interrogativi anche in noi lettori. Se Amélie pare un'entusiasta del lavoro e Éric figura in più situazioni come vittima delle sue stesse scelte, in realtà i due hanno qualcosa in comune: sacrificano tantissime delle loro energie e si lasciano fagocitare dal lavoro. Amélie è mossa dall'ambizione, dal desiderio di risultare brava agli occhi dei datori di lavoro e ai suoi, ma anche lei coltiva frustrazioni: deve solo ammetterlo. Éric, mostrandosi più passivo e meno entusiasta davanti ai successi, arriva prima ad accorgersi delle illusioni di quel mondo lussuoso. 

E dunque qual è la vita felice che dà il titolo al romanzo? Una vita più autentica, e per provare a raggiungerla si possono imboccare strade che si riveleranno sbagliate. Non importa; viceversa è fondamentale parlare a sé stessi con sincerità, senza perdere anni e senza restare invischiati in un loop di quotidianità che fa solo male. E, se si capisce di aver sbagliato, occorre trovare il coraggio per ricominciare. 

Con levità, grazie a un tono da commedia piacevole e non grave, come già aveva fatto in Numero due, David Foenkinos riesce a parlare di temi estremamente contemporanei che sono normalmente tenuti fuori dall'attuale mercato editoriale. E lo fa con un voce fresca, determinata, ben consapevole della forza con cui riesce ad abbattere le tante difese che ognuno di noi erige per convincersi che quella che sta percorrendo sia l'unica strada giusta. È l'incertezza, invece, a generare una nuova possibilità per cambiare e provare a essere felici. E il rischio fa parte del bagaglio che dobbiamo portare con noi. 

GMGhioni