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"Agosto è un buco nero" insolita raccolta di racconti e morte per combattere l'orrore e non soccombere al caldo

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Agosto è un buco nero
Agosto è un buco nero
di Sara Caterina Tzarina Casiccia
Eris Edizioni, agosto 2025

pp. 269
€ 18 (cartaceo)

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Un libro ibrido, come la sua stessa autrice lo definisce, che indaga il rapporto tra temperatura (non solo quella atmosferica, ma anche quella culturale e politica) e fatti di cronaca, per la maggior parte cronaca nera. I fatti analizzati sono avvenuti nel mese caldo per eccellenza, ma non si parla solo di true crime, si parla di tanto altro, persino di poesie, di musica, di teatro e cinema, di morti annunciate o causate, in qualche modo, dalla calura estiva. I capitoli sono raccontati adattando di volta in volta lo stile e il ritmo, ma mettendo sempre in relazione la narratrice con il contesto e con ciò che la sua riflessione fa emergere.


Cause e concause, ipotesi e filosofia sono alla base di questi racconti, che seguono uno schema preciso, quello di una specie di macabro calendario dell’avvento, che è una discesa nell’abisso della coscienza collettiva e che - contrariamente al caldo in cui sono stati concepiti come orrore quotidiano - gelano l’atmosfera e la rendono quasi sospesa, ghiacciando il sangue nelle vene.


L’1 agosto è la furia omicida di Charles Whtiman a inaugurare gli eventi, con la carneficina privata e pubblica (uccide la madre e la moglie e poi delle persone a caso) che stravolge la mattina americana del 1966, uccidendo 15 persone dalla Texas Tower di un torrido agosto.


Il 2 agosto del 1997 è dedicato a William S. Borroughs, ai suoi strani modi di interpretare l’arte, ai suoi eccessi. Non mancano i crimini collettivi, le stragi, l’Italicus, gli anni di Piombo, Il lato oscuro dell’estate e il rovesciamento dell’immaginario collettivo, la memoria individuale come chiave per comprendere la storia nazionale, il dolore femminile e la violenza di genere nella narrazione pubblica, la fusione tra cronaca e letteratura come atto di resistenza emotiva, la temporalità sospesa del lutto e dell’agosto come simbolo ciclico della fine. Questi nuclei tematici si espandono e si contraggono, per far emergere l’Io dell’autrice. 


La scrittura è sensoriale e stratificata, alterna lirismo e secchezza giornalistica; una lingua che aderisce alla materia del dolore senza indulgere, ma lasciando che ogni parola risuoni e sedimenti.


Non c’è compiacimento nel macabro: c’è piuttosto un’urgenza di capire, di dare forma al caos, di trovare una temperatura per la sofferenza. C’è, sotterranea, una voce politica. Una formazione antifascista che vibra nelle pagine dedicate alla Resistenza, uno sguardo di genere che non giudica ma espone, mostrando quanto la violenza contro le donne attraversi le epoche come una costante. 


Non è un saggio, e non vuole esserlo. Agosto è un buco nero è un atlante emotivo: la cronaca si piega alla narrazione, i fatti si deformano attraverso la lente di chi guarda e sente. L’autrice scava più nel clima che nell’evento, più nella temperatura sociale e morale che nei dettagli giudiziari. Così il mostro di Firenze diventa simbolo dell’ossessione e del voyeurismo collettivo, l’Italicus un presagio di un Paese in fiamme, Sacco e Vanzetti un memento della giustizia negata, Piazzale Loreto un nodo irrisolto nella coscienza antifascista. E poi la lista di poeti e musicisti che muoiono ad agosto, Pavese, Nietzsche, Gozzano.


Ma accanto alla Storia c’è la storia personale: la morte della nonna, le canzoni che scorrevano nei pomeriggi d’agosto, il rumore delle mosche sopra la carne lasciata al sole. È qui che il libro trova la sua forma più autentica: in quella confusione di pubblico e privato, dove la memoria collettiva si mescola con la memoria affettiva, e il dolore di un Paese diventa anche il dolore di una bambina che cresce tra televisori accesi, tg del pomeriggio e giornali grondanti sangue o forse il dolore di una donna, che odia il caldo e odia il mese di agosto e che ha trasformato il suo dolore in catarsi, scrivendone e liberando il suo spirito poetico tra un giro e l’altro del ventilatore, mentre fuori il mondo brucia e cerchiamo solo ombra e ristoro, augurandoci che tutto passi in fretta. 


Samantha Viva