Un milione di scale. Le ragazze della Rinascente
Un ricco e dettagliato affresco dell’intenso periodo della storia d’Italia compreso tra la fine del 1800 e la metà del 1900; una lunga narrazione dalle molteplici tonalità, che, attraverso un intreccio non cronologico degli eventi e una prosa fluida e pulita, racconta vicende di famiglia, di passione e di lavoro, mettendo in risalto l’importanza della memoria pubblica e privata: Un milione di scale di Giacinta Cavagna di Gualanda, pubblicato da Neri Pozza alla fine dello scorso mese di settembre, è un romanzo corale, animato da una fitta folla di personaggi, appartenenti a classi sociali e a epoche storiche diverse, ma accomunati tutti dal fatto di ruotare, in un modo o nell’altro, intorno alla Rinascente.
Sono i grandi magazzini milanesi della Rinascente a unire questo eterogeneo gruppo. Ognuno di loro ha scritto un capitolo della sua lunga storia. (p. 88)
La Rinascente è una grande famiglia: i rapporti nascono come relazioni professionali ma presto evolvono in amicizie affettuose che fanno condividere progetti, scommesse, dubbi, soddisfazioni. (p. 88)
Bice, la cui vita è «scandita dal rumore della Singer» (p. 302), ci porta nel periodo della Belle époque. È proprio lei la prima bambina che si perde nei grandi magazzini appena inaugurati, ma, smarrendosi, finisce per trovare la sua strada: quella del reparto sartoria, dove, avverando il suo sogno, inizia a lavorare nel 1906.
Ha una macchina per cucire a disposizione e sembra aver trovato una famiglia d’adozione tra le tante colleghe. (p. 231)
Eleonora si sente davvero a casa alla Rinascente. È cresciuta tra quelle mura, che conservano i suoi ricordi più belli: lì ha incontrato le prime amiche, si è divertita con i giochi più esotici e strani, ha imparato a tagliare le stoffe e a usare la macchina per cucire, ha scoperto i macchinari più all’avanguardia e ha seguito i cambiamenti della moda. (p. 47)
Infine Cristina, figlia di Eleonora, nata nel giorno dell’entrata in guerra dell’Italia, adolescente in piena crisi alla metà degli anni ‘50, che trova anche lei la piena realizzazione nella grande ‘casa’ che aveva già accolto la madre e la nonna.
Facciamo conoscenza con le protagoniste fin dal prologo del romanzo: nell’agosto del 1943, nonna, madre, figlia si aggirano in una Piazza Duomo desolata, devastata dalle bombe degli Alleati, in lacrime di fronte a ciò che resta dell’adorata Rinascente, distrutta per la seconda volta. Eppure, sullo sconforto prevale la speranza. La sicurezza che la Rinascente, come aveva già fatto in passato, avrebbe saputo risorgere «più bella, più grande, più forte» (p. 10) spinge Bice a pronunciare parole che hanno il sapore di una profezia:
«Non ti preoccupare, Cristina, continuerà a essere il luogo dei tuoi sogni, come lo è stato per la nonna e la mamma». (p. 10)

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