Questa volta sarà diverso
di Marta Jiménez Serrano
La Nuova Frontiera, luglio 2025
Traduzione di Serena Bianchi
pp. 256
€ 18 (cartaceo)
€ 11,99 (e-book)
Verónica ha detto "questa volta sarà diverso" quando ha conosciuto, in ordine di apparizione nella sua vita: Rodrigo, Miki e Quique. Lo ha detto anche dopo tre scopate insulse con tre sconosciuti, che sono rimasti tali, lo ha detto di un ragazzo con cui ha parlato per tre mesi su WhatsApp e con cui non è mai successo niente (non si sono neanche mai visti), e, a quanto pare, lo dice adesso, con la stessa ingenuità della prima volta È così carino. Siamo molto innamorati. Verónica, perlomeno, è molto innamorata. (p. 119)
Non ci è nuovo il nome di Marta Jiménez Serrano, autrice spagnola già tradotta in Italia per Giulio Perrone Editore con I nomi propri (2022) e ora in una nuova veste con una raccolta di racconti per La Nuova Frontiera. Quattordici storie iper contemporanee che indagano le relazioni amorose tra le persone in modo profondo, attento, che un po' mi ha ricordato il modo di frugare nei personaggi di Sally Rooney, ma con più calore, con più empatia (non è un segreto che io non ami particolarmente Sally Rooney, mentre ho molto apprezzato Serrano).
Come dicevo, al centro di tutti i racconti ci sono le relazioni tra uomini e donne (per lo più, anche se non mancano storie queer): come nasce una storia d'amore, come si evolve e soprattutto come finisce. Molte sono le storie di Serrano che non riescono, che per qualche motivo si inceppano, ed è proprio qui, nell'incastro dell'ingranaggio, che l'autrice sceglie di puntare l'occhio di bue.
I personaggi di queste storie spesso hanno paura dell'amore, paura di rovinare tutto, paura di impegnarsi, e perciò incasinano tutto. Storie realistiche, che magari abbiamo vissuto sulla nostra pelle.
La paura dell'amore è come la paura dei gatti. Paura della sibillina indeterminatezza del silenzio, della felina predisposizione al capriccio. La paura che ti salgano sopra all'improvviso, senza avvertire, i passi mitigati dai morbidi cuscinetti sotto le zampe. Che ti si avvicinino, ti si piazzino sopra, ti accarezzino, ti facciano le fusa e poi, quando ormai ti sei abituato al loro calore e alla loro forma, senza alcuna spiegazione, se ne vadano. E la paura che ti snobbino, che ti ignorino, che sembrino teneri e poi tirino fuori le unghie, che sembrino micetti e poi ti soffino minacciosi. E la paura dell'incostanza, dell'incoerenza, del gesto che non ti aspetti. Un attimo sono coccoloni, quello dopo non più. (p. 104)
L'autrice, per enfatizzare il contatto tra i suoi personaggi e le loro voci interiori, spesso utilizza il doppio punto di vista su uno stesso evento (trovata narrativa che amo molto) oppure esplicita i loro pensieri o ancora sceglie di usare la prima persona singolare come voce narrante. La maggior parte delle volte, i personaggi dubitano, sbagliano, tornano indietro, si innamorano e si disamorano, tradiscono, sono madri, padri, studentesse e professori, casalinghe e spiantati, il ventaglio è molto ampio e potrebbe rappresentare una bella fetta du noialtri alle prese con il mutuo, il lavoro precario, il dubbio che il tuo compagno ti tradisca, la volontà di apparire moderno e non scocciare con le tue ansie o con il ricordo incessante della tua ex.
I rapporti che descrive Serrano sono fluidi, aperti, molto "spagnoli", se mi si passa il termine, eppure, nonostante la maggiore libertà, soffrono, non sanno come comportarsi, vogliono darci un taglio o buttarsi a capofitto in una relazione, e la ricerca dell'autrice si incastra proprio in queste pieghe, nel meccanismo della relazione amorosa e della sua parabola vitale.
Così leggiamo di una coppia che vuole smettere di fumare e che continua a ripetere "diamoci un taglio" senza chiarire se dovrebbe abbandonare le sigarette o la loro storia; di un professore cinquantenne che si porta a letto una sua ex studentessa di venti e la presenta agli amici, salvo poi rendersi conto che la cosa non può funzionare; leggiamo di un uomo e una donna senza nome che provano a circoscrivere i loro spazi vitali ma poi finiscono per innamorarsi; e di una vedova settantenne che vuole fare colpo su un compagno di corso dell'Università della Terza Età guardando dei film per poi discuterne con lui; e di un uomo che a causa della sua ex odia tutte le parole che iniziano per Cl finendo per innamorarsi di una donna che si chiama Claudia (e della stessa Claudia che, a causa del suo ex, odia tutte le parole che iniziano per Fr, finendo per innamorarsi di quell'uomo che si chiama Francisco).
Non capisce perché non abbia funzionato, e questo lo disorienta. Tanto per cominciare sta provando ad accettare che forse non lo capirà mai. Le cose finiscono. E, anche se non ha nulla da rimproverarle, si ritrova ad assumere atteggiamenti che trasudano un certo odio nei confronti di Clotilde, atteggiamenti che aveva cominciato ad assumere quando stavano ancora insieme. È normale, suppone, si tratta pur sempre di una rottura. Di tutte le espressioni di quell'odio, la più manifesta era stata l'avversione per le parole che iniziano per cl: cloroformio, classifica, cloaca, clacson, clamidia, Clotilde.
E, a quel punto, aveva conosciuto Claudia. (p. 81)
«Credo di non essere fatta per condividere la mia vita con un uomo, e a me sta bene così.» Lo psicologo aveva creduto alla prima frase - o quantomeno aveva creduto che lei ci credesse -, ma non alla seconda. Le sedute successive erano state una furiosa sequenza di tutte le cose che odiava di Fred o che, peggio ancora, odiava per colpa di Fred, tra le quali spiccava con chiarezza un'irriducibile avversione per le parole che cominciano per fr: fregarsene, frattura, franchising, fratricida, frigidità, Fred.E a quel punto aveva conosciuto Fran. (p. 88)
Lo stile è svelto, senza fronzoli; la scrittura diretta, contemporanea. Niente orpelli, solo il succo concentrato, la meccanica dell'amore e della sua evoluzione o involuzione. Questa volta sarà diverso si legge in modo scorrevole, forse ci si riconosce nei personaggi. Ho apprezzato anche molto che questi ultimi si facciano domande: un uomo si chiede qual è il modo giusto di trattare una donna, se può essere ritenuto femminista se desidera portarsela a letto e farle le peggiori cose; una donna si domanda se verrà allontanata perché non vuole figli o una relazione fissa; una coppia si interroga sulla natura del proprio matrimonio o del tradimento. Ecco, le tematiche sono molto attuali e il contenitore per indagarle è proprio il rapporto amoroso.
Ne consiglio vivamente la lettura a chi ama le autrici che parlano del nostro mondo contemporaneo, del modo in cui ci relazioniamo alle persone, del nostra nostra difficoltà a comunicare con gli altri, specie quando non sappiamo dare forma ai nostri desideri (o, al contrario, quando ce li abbiamo fin troppo chiari).
Un'ottima raccolta di racconti.
Deborah D'Addetta
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