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Quale segreto si nasconde dentro "La casa che attende la notte"? Per scoprirlo, vi invito a leggere l'ultimo, avvincente, romanzo della pluripremiata scrittrice spagnola Clara Sánchez

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La casa che attende la notte
di Clara Sánchez
Garzanti, settembre 2025
Collana “Narratori moderni”

Traduzione di Enrica Budetta

pp. 208
€ 17,90 (cartaceo) 
€ 9.99 (ebook)

«Ho qualcosa da raccontarti. È molto sorprendente ma, in un certo senso, è reale» (p. 132)

 

È una storia misteriosa  – e molto coinvolgente  ambientata in Spagna, fra le  soleggiate  e vivaci strade di Madrid. Una storia raccontata a due voci, che da subito cattura l’attenzione e la curiosità del lettore, immediatamente trascinato, nell’“indagine” condotta da Alicia, giovane babysitter di Rafael.

A scriverla è una delle penne più note, riconosciute e originali della letteratura contemporanea spagnola, Clara Sánchez, membro della “Real Academia Española” dal 2023  e vincitrice dei tre più importanti premi letterari spagnoli: il premio “Alfaguara”, il “Nadal”  e il “Planeta”.

La Sanchez, che ha raggiunto fama mondiale con la pubblicazione del bestseller Il profumo delle foglie di limone (titolo originale Lo que esconde tu nombre, 2010), segnalandosi nel corso della sua produzione per l’originalità delle scelte narrative e delle tematiche trattate, si conferma, con il suo ultimo romanzo – La casa che attende la notte  –, un’autrice sperimentale, sempre capace di  rinnovarsi e stupire i suoi lettori.

Pubblicato da Garzanti, nella collana «Narratori moderni», con traduzione di Enrica Budetta, La casa che attende la notte (titolo originale spagnolo Una vida para Hugo) attrae, appassiona e coinvolge il lettore, non soltanto per la trama, mirabilmente studiata dall’autrice, e per l’impostazione narrativa a più voci (già adottata in altre sue opere), ma anche per la particolarità del genere letterario. Per una casualità, la storia di Alicia e Rafael si va, infatti, a intrecciare con quella della famiglia di Hugo, adolescente prematuramente scomparso, la cui morte resta ancora un caso irrisolto.


Gli elementi del genere giallo si intrecciano, così, con le caratteristiche del romanzo di formazione (rintracciabile nel percorso di maturazione di alcuni personaggi, principalmente di Alicia), con un’apertura e sperimentazione verso il sovrannaturale, nel momento in cui verrà valutata anche la possibilità di una vicenda di reincarnazione.


Tutto si svolge in un’atmosfera di mistero, in cui le azioni dei personaggi sono mosse principalmente dal desiderio di ricercare la verità e dalla forza dei legami umani, spesso istintivi, irrazionali, capaci di farsi sentire e di sopravvivere persino oltre la morte. L’importanza dei legami e degli aspetti più irrazionali che  spesso stanno alla base degli stessi, così come della vita, si evidenzia già  a partire dal titolo, che sviluppa una metafora, come ha chiarito l’autrice stessa nel corso del suo recente tour di presentazione del romanzo a Milano: la casa rappresenterebbe il nostro quotidiano, i nostri legami, mentre l’immagine della notte richiamerebbe l’elemento misterioso e l’irrazionale.

A trascinarci all’interno della storia è, inizialmente, Alicia:

«Avevo ventidue anni quando trovai quel lavoro come baby-sitter di Rafael, un bambino di nove mesi che i suoi genitori non volevano fosse chiamato Rafa né Rafita, ma con il suo nome completo, nel tentativo di non sminuirne la personalità.» (p. 9)

Già dall’incipit, con questo riferimento alla personalità di Rafael, viene messo in risalto un elemento importantissimo: il suo essere differente rispetto ai bambini della sua età. Rafael ha solo dieci mesi, ma sembra essere già molto intuitivo e il suo sguardo curioso e deciso quasi da adulto – attira e preoccupa, allo stesso tempo, Alicia, che si sente in dovere di comprendere fino in fondo il suo mondo interiore le sue silenziose richieste; «A volte dalla sue espressione sembra molto più grande, non un bambino della sua età ma proprio una persona adulta» (p. 51). Forse, in qualche modo, ha già compreso e interiorizzato la crisi che sta attraversando la sua famiglia e ne porta il peso sulle sue piccole spalle? Lira sua madre – piuttosto presa dalla professione di insegnante e dai problemi con il marito, conta molto sul contributo e sostegno di Alicia; è una donna «melodiosa, dolce, quasi ipnotica» con gli occhi azzurri e uno sguardo curioso proprio come quello del figlio. Il nome “Lira” –come lo strumento le si addice, ma negli ultimi tempi la sua vita è una melodia suonata con qualche nota stonata che non le consente di avere la giusta serenità per dedicarsi come vorrebbe a Rafael. Il rapporto fra Rafael  e Alicia si presenta, invece, sin da subito come un legame speciale; i due passano molto tempo insieme e la ragazza è per lui un vero e proprio punto di riferimento.


La rottura di questo equilibrio –  già di per sé piuttosto precario –  avviene quando, in un giorno soleggiato come tanti altri a Madrid, durante il percorso di ritorno dei due dall’asilo nido, Rafael inizia a protendersi verso un passaggio pedonale e, nei giorni successivi, a puntare con ostinazione lo sguardo e il dito verso una precisa via:  “Calle Velázques” al civico 39. Alicia nota negli occhi del bambino uno strano bagliore,  indice di un forte interesse proprio verso quell’appartamento tanto che ogni giorno, durante il percorso di ritorno, quella strada diventa per lui una specie di ossessione.

– Per favore, Rafael, torniamo a casa – dissi, ma ormai ci eravamo addentrati ancora di più nella benedetta strada e così lui mi indicò una casa in particolare. Non dimenticherò mail il numero 39 di Calle Velázques». (p. 20)

L’ossessione di Rafael mette presto in moto la preoccupazione e curiosità di Alicia: com’è possibile che un bambino tanto piccolo abbia le idee così chiare su dove voglia andare? Desiderosa di capirne di più, Alicia inizia a chiedere informazioni ai vicini e apprende che in quel palazzo, al quinto piano, risiede la famiglia di Hugo, adolescente prematuramente scomparso, la cui macabra morte rappresenta ancora un caso irrisolto. Ma perché Rafael aveva puntato il dito, con quello strano bagliore negli occhi, proprio verso il 5A? Alicia avverte, dentro di sé, il dovere e la necessità di intraprendere una sorta di indagine personale sulla sua misteriosa scomparsa: «[…] mi misi a cercare su Internet notizie sulla scomparsa di Hugo Estévez risalenti a quanto il suo cadavere non era stato ancora rinvenuto» (p. 47). Da questo momento, sarà dunque la sua curiosità a muovere la trama; la stessa curiosità che terrà il lettore di La casa che attende la notte incollato alle pagine del romanzo,  costantemente sospeso fra verità e apparenza, in un percorso che avviene sì in un mondo reale, ma che sfiora la dimensione del paranormale.


In questo misterioso universo, anche loro sospesi come il lettore –  fra verità e apparenza, incontriamo numerosi altri personaggi: Hugo, in primis (la sua anima? Forse il suo “fantasma”?) che rientra fra i protagonisti insieme a Alicia e Rafael; i genitori di Rafael, poi la famiglia di Hugo – una famiglia allargata con una complicata storia alle spalle – coinvolta e sconvolta dall’indagine di Alicia, sua sorella Irene, il poliziotto Duarte e altri personaggi minori. E ognuno di loro, soprattutto i protagonisti, possiede una sua profondità psicologica e sembra sollecitare costantemente il lettore a porsi delle domande sulla realtà delle cose. Anche la scelta di due narratori interni, come si è detto già adottata dalla Sánchez in altre occasioni, risponde probabilmente all’esigenza di fornirci differenti punti di vista insieme a un quadro dinamico e poliedrico della realtà.


Ugualmente dinamica risulta la struttura del romanzo: ai tradizionali capitoli vengono, infatti, sostituite sette sezioni, affidate ora alla voce di Alicia, ora alla voce di Hugo: «Mi sarò già trasformato in un’anima? Il prof. di filosofia citava sempre Epicuro per invitarci a pensare positivo: -La morte non è reale né per i vivi né per i morti-» (p. 77).

 Far “rivivere” Hugo, fra le pagine, attraverso la sua voce narrante e la sua analisi dei fatti è stata, a mio parere, una scelta originale e convincente, che ha consentito  all’autrice non soltanto di coinvolgere ed emozionare maggiormente il lettore, ma anche di inserire nel romanzo significativi spunti filosofici, sia sulla vita sia sul mistero che si cela dietro ogni legame:

Non sono un’ombra  che insegue o si attacca agli esseri viventi. Non sono una voce né un pensiero che vaga nell’aria. Non sono nulla e il nulla senza nemmeno sapere com’è il nulla. Essere nulla è troppo solitario. Solo la compagnia di Lira mi consola. (p. 121)

Mentre le risposte che sta cercando Alicia sono –  almeno inizialmente –  concrete e terrene, le risposte di cui ha bisogno Hugo si elevano quasi sul piano della metafisica; le sue sono domande esistenziali, che vanno oltre i fatti apparenti e la realtà tangibile delle cose. Con questi interrogativi, e con la sua storia, Hugo consegna un importante messaggio al lettore: la vita è ricerca, scoperta, conoscenza, intuito e sentimento. I legami profondi, che nascono per istinto e vengono nutriti dall’empatia, talvolta sfuggono alla ragione.

E sebbene non sempre sia possibile rintracciare il senso e la radice delle cose, la ricerca della verità rappresenta comunque un’occasione di conoscenza e crescita: «Parlare di verità era parlare per parlare. La maggior parte delle verità non erano vere, ma cercarle presupponeva sempre l’inizio di qualcosa» (p. 155).

 

La casa che attende la notte  rappresenta un altro gran risultato dell’autrice: un romanzo coinvolgente e originale, adatto a lettori di ogni età, che sarà sicuramente molto apprezzato sia dai “fedelissimi” di Clara Sánchez sia da tutti coloro che, approcciandosi  per la prima volta alla sua opera, non potranno che riconoscere la sua unicità.

 

Federica Malara