di Clara Sánchez
Garzanti, settembre 2025
€ 17,90 (cartaceo)
«Ho qualcosa da raccontarti. È molto sorprendente ma, in un certo
senso, è reale» (p. 132)
È una storia misteriosa – e molto coinvolgente – ambientata in Spagna, fra le soleggiate e vivaci strade di Madrid. Una storia raccontata a due voci, che da subito cattura l’attenzione e la curiosità del lettore, immediatamente trascinato, nell’“indagine” condotta da Alicia, giovane babysitter di Rafael.
A scriverla è una delle penne più note,
riconosciute e originali della letteratura contemporanea spagnola, Clara Sánchez, membro della “Real Academia Española” dal 2023 e vincitrice dei tre più importanti premi
letterari spagnoli: il premio “Alfaguara”, il “Nadal” e il “Planeta”.
La Sanchez, che ha raggiunto fama mondiale con la pubblicazione del bestseller Il profumo delle foglie di limone (titolo originale Lo que esconde tu nombre, 2010), segnalandosi nel corso della sua produzione per l’originalità delle scelte narrative e delle tematiche trattate, si conferma, con il suo ultimo romanzo – La casa che attende la notte –, un’autrice sperimentale, sempre capace di rinnovarsi e stupire i suoi lettori.
Pubblicato da Garzanti, nella
collana «Narratori moderni», con
traduzione di Enrica Budetta, La casa che attende la notte (titolo
originale spagnolo Una vida para Hugo) attrae, appassiona e coinvolge il
lettore, non soltanto per la trama, mirabilmente studiata dall’autrice, e per l’impostazione
narrativa a più voci (già adottata in altre sue opere), ma anche per la particolarità
del genere letterario. Per una casualità, la storia di Alicia e Rafael si
va, infatti, a intrecciare con quella della famiglia di Hugo, adolescente prematuramente
scomparso, la cui morte resta ancora un caso irrisolto.
Gli elementi del genere giallo si intrecciano, così, con le caratteristiche del romanzo di formazione (rintracciabile
nel percorso di maturazione di alcuni personaggi, principalmente di Alicia),
con un’apertura e sperimentazione verso il sovrannaturale, nel momento
in cui verrà valutata anche la possibilità di una vicenda di reincarnazione.
Tutto si svolge in un’atmosfera di mistero,
in cui le azioni dei personaggi sono mosse principalmente dal
desiderio di ricercare la verità e dalla forza dei legami umani, spesso
istintivi, irrazionali, capaci di farsi sentire e di sopravvivere persino oltre
la morte. L’importanza dei legami e degli aspetti più irrazionali che spesso stanno alla base degli stessi, così
come della vita, si evidenzia già a
partire dal titolo, che sviluppa una metafora, come ha chiarito l’autrice
stessa nel corso del suo recente tour di presentazione del romanzo a Milano: la
casa rappresenterebbe il nostro quotidiano, i nostri legami, mentre
l’immagine della notte richiamerebbe l’elemento misterioso e l’irrazionale.
A trascinarci all’interno della storia è, inizialmente, Alicia:
«Avevo ventidue anni quando trovai quel lavoro come baby-sitter di Rafael, un bambino di nove mesi che i suoi genitori non volevano fosse chiamato Rafa né Rafita, ma con il suo nome completo, nel tentativo di non sminuirne la personalità.» (p. 9)
Già dall’incipit, con questo riferimento
alla personalità di Rafael, viene messo in risalto un elemento importantissimo: il suo essere differente
rispetto ai bambini della sua età. Rafael ha solo dieci mesi, ma sembra
essere già molto intuitivo e il suo sguardo curioso e deciso – quasi da adulto – attira e preoccupa, allo stesso
tempo, Alicia, che si sente in dovere di comprendere fino in fondo il suo mondo
interiore le sue silenziose richieste; «A volte dalla sue espressione sembra molto più grande,
non un bambino della sua età ma proprio una persona adulta» (p. 51). Forse, in qualche modo, ha
già compreso e interiorizzato la crisi che sta attraversando la sua famiglia
e ne porta il peso sulle sue piccole spalle? Lira – sua
madre – piuttosto presa dalla professione di insegnante e dai problemi con il
marito, conta molto sul contributo e sostegno di Alicia; è una donna «melodiosa, dolce, quasi ipnotica» con gli occhi azzurri e uno sguardo
curioso proprio come quello del figlio. Il nome “Lira” –come lo strumento – le si addice, ma negli ultimi tempi la sua vita è
una melodia suonata con qualche nota stonata che non le consente di avere la
giusta serenità per dedicarsi come vorrebbe a Rafael. Il rapporto fra
Rafael e Alicia si presenta, invece, sin
da subito come un legame speciale; i due passano molto tempo insieme e la ragazza è
per lui un vero e proprio punto di riferimento.
La rottura di questo equilibrio – già di per sé piuttosto precario – avviene quando, in un giorno soleggiato come tanti altri a Madrid, durante il percorso di ritorno dei due dall’asilo nido, Rafael inizia a protendersi verso un passaggio pedonale e, nei giorni successivi, a puntare con ostinazione lo sguardo e il dito verso una precisa via: “Calle Velázques” al civico 39. Alicia nota negli occhi del bambino uno strano bagliore, indice di un forte interesse proprio verso quell’appartamento tanto che ogni giorno, durante il percorso di ritorno, quella strada diventa per lui una specie di ossessione.
– Per favore, Rafael, torniamo a casa – dissi, ma ormai ci eravamo addentrati ancora di più nella benedetta strada e così lui mi indicò una casa in particolare. Non dimenticherò mail il numero 39 di Calle Velázques». (p. 20)
L’ossessione di Rafael mette presto in
moto la preoccupazione e curiosità di Alicia: com’è possibile che un bambino tanto
piccolo abbia le idee così chiare su dove voglia andare? Desiderosa di
capirne di più, Alicia inizia a chiedere informazioni ai vicini e apprende che
in quel palazzo, al quinto piano, risiede la famiglia di Hugo,
adolescente prematuramente scomparso, la cui macabra morte rappresenta
ancora un caso irrisolto. Ma perché Rafael aveva puntato il dito,
con quello strano bagliore negli occhi, proprio verso il 5A? Alicia avverte,
dentro di sé, il dovere e la necessità di intraprendere una sorta di indagine
personale sulla sua misteriosa scomparsa: «[…] mi misi a cercare su Internet notizie sulla
scomparsa di Hugo Estévez risalenti a quanto il suo cadavere non era stato
ancora rinvenuto» (p. 47). Da
questo momento, sarà dunque la sua curiosità a muovere la trama; la
stessa curiosità che terrà il lettore di La casa che attende la notte
incollato alle pagine del romanzo,
costantemente sospeso fra verità e apparenza, in un percorso che
avviene sì in un mondo reale, ma che sfiora la dimensione del paranormale.
In questo misterioso universo, anche loro
sospesi – come il lettore – fra verità e apparenza, incontriamo numerosi altri
personaggi: Hugo, in primis (la sua anima? Forse il suo “fantasma”?) che
rientra fra i protagonisti insieme a Alicia e Rafael; i genitori di Rafael, poi
la famiglia di Hugo – una famiglia allargata con una complicata storia alle
spalle – coinvolta e sconvolta dall’indagine di Alicia, sua sorella Irene, il
poliziotto Duarte e altri personaggi minori. E ognuno di loro, soprattutto i
protagonisti, possiede una sua profondità psicologica e sembra sollecitare
costantemente il lettore a porsi delle domande sulla realtà delle cose. Anche
la scelta di due narratori interni, come si è detto già adottata dalla Sánchez in altre occasioni, risponde
probabilmente all’esigenza di fornirci differenti punti di vista insieme
a un quadro dinamico e poliedrico della realtà.
Ugualmente dinamica risulta la struttura
del romanzo: ai tradizionali capitoli vengono, infatti, sostituite sette
sezioni, affidate ora alla voce di Alicia, ora alla voce di Hugo: «Mi sarò già trasformato in
un’anima? Il prof. di filosofia citava sempre Epicuro per invitarci a pensare
positivo:
-La morte non è reale né per i vivi né per i morti-» (p. 77).
Non sono un’ombra che insegue o si attacca agli esseri viventi. Non sono una voce né un pensiero che vaga nell’aria. Non sono nulla e il nulla senza nemmeno sapere com’è il nulla. Essere nulla è troppo solitario. Solo la compagnia di Lira mi consola. (p. 121)
Mentre le risposte che sta cercando Alicia
sono – almeno inizialmente – concrete e terrene, le risposte di
cui ha bisogno Hugo si elevano quasi sul piano della metafisica; le sue
sono domande esistenziali, che vanno oltre i fatti apparenti e la realtà
tangibile delle cose. Con questi interrogativi, e con la sua storia, Hugo
consegna un importante messaggio al lettore: la vita è ricerca, scoperta,
conoscenza, intuito e sentimento. I legami profondi, che nascono per
istinto e vengono nutriti dall’empatia, talvolta sfuggono alla ragione.
E sebbene non sempre sia possibile
rintracciare il senso e la radice delle cose, la ricerca della verità
rappresenta comunque un’occasione di conoscenza e crescita: «Parlare di verità era parlare per
parlare. La maggior parte delle verità non erano vere, ma cercarle presupponeva
sempre l’inizio di qualcosa» (p. 155).
La casa che attende la notte rappresenta un altro gran risultato
dell’autrice:
un romanzo coinvolgente e originale, adatto a lettori di ogni età, che sarà
sicuramente molto apprezzato sia dai “fedelissimi” di Clara Sánchez sia
da tutti coloro che, approcciandosi per
la prima volta alla sua opera, non potranno che riconoscere la sua unicità.
Federica Malara
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