Il sindaco della notte
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Finalmente ebbi l'occasione di osservare meglio il volto del vecchio. Aveva effettivamente la barba così come mi ero figurato, ma talmente incolta che sembrava quasi che i bulbi oculari e la punta del naso vi spuntassero da sotto, e mi sentivo prudere al solo guardarla. Dunque era lui il "sindaco della notte"... Il suo sguardo, d'altra parte, era dolce come quello di una pecora. (p. 77)
Ed è proprio questo incontro a cambiare la vita di Asama, il quale, suo malgrado, viene trascinato in un intrigo che coinvolge le alte sfere del Municipio. Inizialmente, Asama vorrebbe solo scoprire l'identità dell'uomo ucciso e chi sono i suoi assassini e "Il sindaco della notte" lo asseconda, ma per portarlo sulla giusta strada gli fa conoscere i suoi complici. In particolare una donna, Oteru, la quale di notte sembra una faccendiera il cui uso di alcool travalica il buon senso e di giorno invece appare agli occhi di Asama come una donna giudiziosa, dedicata e affascinante. E poi uno scienziato, che lavora in una torre, la quale di giorno scompare per ricomparire di notte.
era un'alta torre, svettante in mezzo al giardino, quasi del tutto simile a quelle grosse ciminiere di cemento armato che si vedono spesso in città. Differiva da queste ultime per le numerose finestre che la costellavano. Levando lo sguardo, si vedeva una flebile luce provenire da quella più sopraelevata. La persona che stavo cercando, in altre parole, doveva abitare in quella torre. Dietro a quella finestra, doveva trovarsi il misterioso scienziato Hayami Rintaro, a cui "il sindaco della notte" mi aveva ordinato di recapitare la sua lettera e le prove dell'omicidio avvenuto a Joto. (p. 100)
E proprio lo scienziato sarà un alleato essenziale, grazie alle sue invenzioni, per trovare la chiave d'oro che il sindaco ha perso gettando nel panico e nella confusione tutto il suo gabinetto. Ma le indagini e i camuffamenti non si fermano a questo passaggio, perché Asama ben presto si renderà conto che altri personaggi sono coinvolti nell'omicidio a cui ha assistito e che tale omicidio è un pezzo dell'intricato puzzle che porta all'intrigo della chiave. Insomma, man mano che approfondiamo la lettura, saltano fuori nuovi personaggi e si apre un vortice di colpi di scena che non ci abbandona fino all'ultimo inaspettato mistero.
Ma Asama chi è? Inizialmente un personaggio modesto, che ama passeggiare di notte e che si imbatte casualmente in un delitto. Durante la notte Asama cambia nome, come altri personaggi, per diventare uno scrittore di gialli, e questo ha un parallelismo con l'autore del romanzo, che di giorno lavorava in un ministero e di notte scriveva romanzi e racconti. Ma Asama è anche un personaggio che dimostra coraggio e determinazione in un contesto dove tutto cambia molto rapidamente; e dove il rischio di essere accusati di un qualsiasi delitto diventa un pericolo concreto, mentre la giustizia sembra più corrotta della politica. Tuttavia, anche Asama non è quello che sembra e al di là delle sue due identità, vi è uno spirito che cerca di trovare nel caos giustizia e ordine.
Distesi le braccia verso l'alto e feci una serie di respiri profondi. Mi sentii come se mi fossero spuntate le ali della libertà sulla schiena. Non ero mai riuscito a sopportare che qualcuno mi mettesse pressione. Magari era da egocentrici, ma non potevo farci nulla: era un'indole innata. Preferivo la solitudine. Mi era più congeniale agire in autonomia, come più mi aggradava. (p. 134)
E proprio la sua personalità gli permette di comprendere come le due fazioni, coloro che si muovono di notte e coloro che si muovono di giorno, non sono altro che due facce della stessa medaglia. In entrambi i contesti ci sono persone di cui si può fidare e persone pericolose. Fino all'ultima pagina la trama si gioca fra relazioni ambigue dei personaggi e una sensazione, che troverà poi diverse spiegazioni, e cioè che il meccanismo della storia sia costruito per nascondere verità che solo in parte scopriremo alla fine del libro.
Il sindaco della notte è uno dei romanzi mystery dello scrittore Unno Juza, il quale è vissuto in Giappone nella prima metà del secolo scorso. In questo romanzo, scritto sotto la pressione del suo editore che lo voleva nei tempi stabiliti, come ci spiega nella sua bella introduzione Alberto Zanonato, Juza usa una serie di ingredienti che in Giappone erano molto apprezzati, come ad esempio il cambio di identità dei personaggi e alcuni canoni del genere giallo anglosassone, che, grazie alle traduzioni, avevano permesso al pubblico giapponese di apprezzare. È importante, e per questo va reso merito all'editore Marsilio e ovviamente ad Alberto Zanonato che un classico come questo abbia una opportuna introduzione per collocarlo nel suo contesto storico, culturale e linguistico. Sarebbe, infatti, difficile apprezzarlo in tutta la sua complessità senza l'aiuto di un percorso introduttivo che ci permetta di cogliere tutte le sfumature di questo interessante scrittore nipponico.
Detto questo, il romanzo inizialmente appare poco coinvolgente ma poi, mentre ci si addentra nella trama, si rimane invischiati in una serie di mulinelli narrativi che ci sprofondano nella storia dei personaggi e nelle connessioni che li costringono a tenere insieme le loro esistenze. La narrazione poi prende un ritmo sempre più incalzante fino a quando, nell'ultima parte, a stento, si riesce a seguire tutti i colpi di scena. E devo dire che proprio la parte finale è quella più interessante, in cui la penna dello scrittore scivola via in una serie di descrizioni e dialoghi efficaci che chiudono bene tutto il romanzo. Ultimo aspetto, ma non meno essenziale, è il modo in cui Juza descrive i personaggi. Questi sono all'inizio solo abbozzati per poi diventare via via sempre più definiti, fino a prendere un'identità così precisa che però nasconde sempre un trucco. Un giochetto stilistico interessante che rende il romanzo ancora più coinvolgente dopo che abbiamo concluso la lettura del finale.
Fulvio Caporale
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