Sally Diamond. La strana
di Liz Nugent
Traduzione di Eva Luna Mascolino
pp. 400
€ 19,90 (cartaceo)
€ 11,90 (ebook)
Una figlia che getta il padre nell’inceneritore come fosse spazzatura: così si apre il sipario su una delle protagoniste più disturbanti della narrativa degli ultimi tempi. Non bisogna, tuttavia, lasciarsi ingannare dalla narrazione, perché la protagonista pensa solo - ingenuamente - di aver interpretato alla lettera le ultime volontà del suo anziano padre.
Liz Nugent, già apprezzata per la sua capacità di scavare nelle zone più buie della psiche, come ha già dimostrato per Neri Pozza nel 2014, con Il mistero di Oliver Ryan, ritorna in traduzione, per i lettori italiani, grazie a Vallardi. Stavolta costruisce un romanzo che è insieme un noir psicologico, una tragedia familiare e un delicato ritratto di sopravvivenza. La stranezza di Sally non è mai un mero artificio narrativo, bensì un invito a guardare l’abisso e a chiederci se siamo disposti a restarvi invischiati.
Sally vive in un villaggio irlandese isolato, immersa in una routine fatta di silenzio e oggetti ordinati. Non ha amici, non ama i contatti fisici, e rifugge le convenzioni sociali. Quando suo padre muore e lei – con glaciale obbedienza – decide di “bruciarlo” nel camino, come lui le aveva suggerito in una conversazione sullo smaltimento dei corpi, la piccola comunità insorge. Ma per Sally, che vive sotto la diagnosi di “disturbo dello spettro autistico” e che ha imparato le regole del mondo come si impara un copione, quella decisione non è altro che il rispetto di un patto.
Il romanzo alterna la voce di Sally – scarna, precisa, quasi disincarnata – a quella di un narratore maschile, il cui svelamento progressivo costituisce il vero nodo oscuro della storia. La tensione non nasce dall’azione, ma dalla rivelazione: chi è davvero Sally Diamond? E soprattutto, chi era prima che diventasse Sally? Il lettore è trascinato in un puzzle disturbante che collega abusi familiari, rapimenti infantili, e una ragnatela di segreti sepolti sotto anni di “normalità” simulata.
Nugent costruisce un impianto narrativo implacabile: ogni capitolo è un gradino verso l’inferno privato che si nasconde dietro la compostezza di una figura che gli altri chiamano “strana”, ma che forse è solo l’unica sincera. Sally non mente, non finge. È il mondo attorno a lei ad aver costruito maschere così aderenti da sembrare vere.
Lo stile dell’autrice si modula con intelligenza sulle due voci: Sally scrive con l’essenzialità di chi ha imparato tardi il linguaggio emotivo, mentre la controparte maschile narra con un’urgenza quasi isterica, che si fa sempre più disturbante man mano che la verità emerge. Le due traiettorie si incontrano in un finale che non offre redenzione, ma reclama giustizia.
Interessanti sono anche gli altri protagonisti e le varie “figure” che si susseguono nella vita della protagonista, tutte con le loro zone d’ombra, tutte interessate a Sally come proiezione di un legame funzionale a qualcosa che non sia meramente l’amore, ma che di volta volta prende contorni disturbanti, che nascono da una forma di abuso subita o inflitta, in nome di uno scopo personale - a vario titolo e più o meno consapevolmente - e mai per il bene della protagonista.
Sally Diamond la strana è un romanzo che si legge con disagio e ammirazione. Disagio, perché ci costringe a guardare oltre la superficie, dove nessuna definizione – né “vittima” né “carnefice” – resta immacolata. Ammirazione, per il coraggio con cui Nugent affronta temi scomodi: l’identità, la memoria, il trauma. In un tempo narrativo in cui tutto tende a essere spiegato, Sally Diamond resta un mistero e forse proprio per questo, indimenticabile.
Samantha Viva
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