di Raffaella Case
Corbaccio, agosto 2025
pp. 208
€ 16,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Se doveste descrivervi fisicamente, da dove partireste? La dodicenne Zhenga partirebbe proprio da lì, da quella testa piena di ricci che dà il titolo al romanzo d'esordio di Raffaella Case. La sua capigliatura afro è addirittura stata soprannominata "Bao" e in famiglia tutti scherzano sul suo essere quasi una creatura viva, capace di abbachiarsi nei momenti no o di risultare ancor più voluminoso quando c'è gioia.
Quel che è certo è che sotto a Bao scorrono pensieri altrettanto capricciosi e intricati. Specialmente da quando la professoressa di Zhenga ha assegnato il compito di costruire un albero genealogico della famiglia, raccontando episodi significativi sui vari membri. Lei ha una famiglia interculturale: mamma Anna è italiana, papà Solomon ruandese. Come spiegare in classe che Zhenga non sa praticamente nulla della famiglia di suo padre Solomon, a parte il fatto che lui, sua madre e le sue sorelle sono arrivate in Italia nel 1994, in fuga dal Ruanda in piena guerra civile? Questo non può certamente bastare ad annullare metà compito, né la soluzione sta nel chiedere a suo papà: Solomon, tanto presente e aperto su altri temi, si chiude completamente quando si sfiora l'argomento del suo passato, e anche mamma Anna non sembra d'aiuto.
Viceversa, sul ramo della famiglia materna, il nonno Arturo ha racconti a non finire, e si diverte a raccontarli alla nipotina, aggiungendo di tanto in tanto un dettaglio gustoso. Lo squilibrio tra quanto Zhenga sa sulle sue radici italiane e quanto su quelle ruandesi è clamoroso. E allora, se Solomon non vuole parlarle di quella nonna che lei non ha mai incontrato, Zhenga pensa di risolvere tutto andando a cercare di persona sua nonna e ottenere informazioni proprio da lei.
Muoversi dalla sua Milano con pochissimi soldi e scarsa esperienza non è semplicissimo, ma Zhenga non si fa fermare per questo, e inizia un viaggio rocambolesco che dà il via a una narrazione serrata, piena di imprevisti e di ostacoli da superare, come ogni buon romanzo di formazione prevede. Gli aiutanti non sono però altri ragazzini, ma adulti – talvolta insospettabili –, che dietro a un aspetto poco convenzionale o a un comportamento burbero e scostante prendono invece a cuore la causa di Zhenga. Lei, d'altra parte, non si fa influenzare dai pregiudizi, ma segue il consiglio di nonno Arturo: usare il naso, fidarsi cioè del proprio intuito. E con quello va lontano, tra avventure, incontri e difficoltà che rendono Zhenga più grande in pochi giorni di viaggio.
I lettori adulti si soffermeranno anche su un altro tema, più sottile ma assolutamente presente: la critica a una certa politica odierna, fatta tutta di apparenza e apparizioni mediatiche, impersonata dal capo di Anna, assessore di Milano, che finge di prendere a cuore la scomparsa di Zhenga e in realtà sfrutta l'occasione per mettersi in luce e per conquistarsi nuovi elettori. È una realtà squallida, raccontata con ironia però non con distacco.
Viceversa la figura di nonno Arturo è portatrice non solo di sorrisi, ma anche di tenerezza per un uomo di un'altra generazione che ha saputo affrontare grandi difficoltà e che però resta in ascolto dei giovani, senza mai dare per scontato di imporre le proprie idee.
Infine, anche la complessa realtà ruandese dal 1994 viene raccontata in flashback della giusta lunghezza, così come la vita familiare di Solomon, una volta in Italia con le sorelle e la madre.
Accanto al tema delle radici che influenza fortemente chi siamo – fortissimo e, direi, preponderante nel romanzo –, troviamo molte altre riflessioni: con tono leggero (ma, attenzione, non in modo leggero) Raffaella Case tratta di famiglie interculturali, identità di genere, emarginazione sociale, immigrazione e difficoltà nel rifarsi una vita in un paese straniero,... E riesce a scriverne con una freschezza tale da rendere Una testa piena di ricci una storia adatta anche a giovani lettori, direi già a partire dai tredici - quattordici anni.
GMGhioni
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