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«C'è una cosa che ho capito del desiderio: fa aprire gli occhi e li acceca al tempo stesso»: "L'età del disincanto" di Jane Smiley

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L'età del disincanto
di Jane Smiley
La Nuova Frontiera, maggio 2025

Traduzione di Valentina Muccicchini
Prima edizione in lingua originale: 1977

pp. 128 
€ 16,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Ho trentacinque anni, e ho l'impressione di essere giunto all'età del disincanto. Qualcuno ci arriva prima. Quasi nessuno ci arriva molto più tardi. Non credo sia una questione di età, o di decadimento del corpo. La maggior parte dei nostri corpi è più in forma e prestante che mai. Il problema è ciò che sappiamo ora che, nostro malgrado, ci siamo fermati a rifletterci. Non solo sappiamo che l'amore finisce, che i figli ci vengono portati via, che i genitori muoiono convinti che la loro vita non abbia avuto alcun senso. Non è soltanto il fatto che ormai molti conoscenti e amici sono morti e tutti gli altri prima o poi si preparano a farlo. È che i confini tra le circostanze individuali e quelli del resto del mondo sono venuti meno, nonostante tutto: nonostante tutta l'esperienza, nonostante tutte le attenzioni. Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Ma quando hai trentatré anni, o trentacinque, il calice deve fermarsi da te, non può passare oltre, ed è lo stesso calice di sofferenza da cui beve ogni essere umano. (pp. 47-48)

Dave è anzitutto un dentista. E un dentista responsabile, che ha fatto una certa fortuna dopo anni di difficoltà per pagarsi gli studi e costruirsi una posizione; adesso ha uno studio ben avviato insieme alla moglie, con quattro dipendenti e la possibilità di lavorare in momenti della giornata precisi, ritagliandosi tempo per sé e per la famiglia. Lui, che si sente ormai immerso in quella che chiama l'età del disincanto, si interroga sui motivi per cui non riesca a essere pienamente soddisfatto di quella sua vita in apparenza perfetta, se vista dall'esterno. Cosa potrebbe volere di più di una famiglia in salute, una bella casa, un lavoro remunerativo che gli lascia del tempo libero e gli garantisce un'ottima reputazione? 

Quando Dave si presenta, non può evitare di parlare subito anche della moglie Dana: le loro strade si sono incrociate presto, all'università, e da allora non si sono più disgiunte. A dirla tutta, all'inizio Dana gli ha quasi pestato i piedi, con la sua ambizione, il suo desiderio di distinguersi e primeggiare, lei come unica aspirante dentista in un mondo accademico ancora fortemente maschilista. 

Con Dana, Dave ha stretto un sodalizio, sentimentale e professionale: i due hanno saputo unire le loro qualità e dall'amore del loro matrimonio sono nate tre bimbe, che al momento in cui si apre la storia hanno sette, cinque e due anni. Lizzie, Stephanie e Leah non sono solo comparse all'interno della storia: al contrario, agiscono e sono determinanti, ognuna col suo carattere e le sue peculiarità. Dave, infatti, è un padre molto presente, che conosce bene le sue bambine e cerca di esserci nel modo migliore. Poi, certo, Leah è in una fase difficile, in cui rifiuta la madre e vuole sempre e solo il papà, esercitando un certo dispotismo e ottime capacità manipolatorie; per trovare un equilibrio tra educarla e non frustrarla troppo occorre un bilancino di precisione che solo l'esperienza può verificare come giusto o sbagliato. E spesso non basta e il nervosismo ha la meglio.

Ma questo non è un conflitto tale da farsi motore dell'azione. Dunque, se Dave è un marito attento, un padre presente e un bravo professionista, dove inizia il conflitto vero e proprio, fondamentale per animare ogni narrazione che si rispetti? Non bastano di certo i giochi d'improvvisazione quotidiani a cui si abitua ogni genitore per tenere in piedi la famiglia davanti all'ennesimo imprevisto. Nell'Età del disincanto una frase pronunciata quasi soprappensiero da Dana innesca – comprensibilmente – l'apprensione di Dave: 

Non molto tempo prima era andata in scena l'unica rappresentazione del Nabucco. Leah era rimasta a casa, urlante, con la baby-sitter. Lizzie e Stephanie erano venute con me. Per la maggior parte mi concentrai sulla musica, e il momento in cui Dana cantò del popolo seduto lungo le acque di Babilonia fu a dir poco meraviglioso. Chiusi gli occhi, e c'erano note che non avrebbero dovuto finire mai, sospese per sempre nell'universo. Al ritorno Lizzie si addormentò sul sedile anteriore. Stephanie si appoggiò a Dana sul sedile posteriore e si addormentò a sua volta. 
Nel bel mezzo di tutti quei sospiri sommessi, con ancora addosso il suo costume da Antico Testamento e i capelli raccolti, Dana disse: "Non sarò mai più felice". Osservai il suo volto nello specchietto retrovisore. Guardava fuori dal finestrino, e diceva sul serio. Non so nemmeno se si fosse resa conto di averlo detto ad alta voce. Continuai a guidare seguendo la luce dei fari, senza dire una parola. Era come se non ne avessi più. (p. 25)

Allora Dave si fa un osservatore ancora più attento, si convince che la moglie si sia innamorata di qualcuno, probabilmente lì al coro, ma non affronta direttamente l'argomento. Continua a lavorare, a portare avanti il suo ruolo di padre e marito con il timore di infrangere un equilibrio sottilissimo. E intanto cerca di captare i minimi segni di cambiamento, gli indizi di un'altra relazione, col terrore che Dana lasci la famiglia.

Benché Dave provi a portare avanti le sue indagini in modo sotterraneo,  qualcosa si incrina e l'atmosfera si fa tesa; le figlie reagiscono ognuna a suo modo, dando vita a un inferno domestico che rischia di far implodere tutto, persino il gioco di mistificazione che Dave sta cercando di tenere in piedi per puntellare come può la sua famiglia. 

Il disagio di Dave e il disagio di Dana si intrecciano, ma i due faticano a parlarsi, ed è proprio questo a generare incertezza nelle figlie (e suspense nei lettori). Non aspettiamoci una guerra dei Roses, né una gelosia pericolosa e omicida. Adottando il punto di vista di Dave per tutta la novella, Jane Smiley vuole dare la parola a un uomo in apparenza "arrivato", che dopo essersi guadagnato il suo posto nella società con fatica e abnegazione si sente impotente davanti alla crepa che va allargandosi all'interno di casa sua. Dave vorrebbe agire, ma i tentativi sono spesso goffi e inefficaci; persino la sua rabbia è modesta a trattenuta, così civile da non portare a una lite violenta e potenzialmente risolutiva. 

Il romanzo breve o novella di Jane Smiley, uscito per la prima volta nel 1977 e rivisto in redazioni successive fino all'edizione definitiva nel 1987, è ancora straordinariamente attuale: con uno stile minimalista di estrema efficacia, in cui non c'è parola fuori posto, racconta di una famiglia americana borghese come tante altre, in cui i confronti e i chiarimenti vengono rimandati per paura, con la convinzione che tutto si rinsalderà. Ma la mancanza di comunicazione non porta serenità; è una minaccia sottile, che fa danni perché la sua miccia si nasconde nelle pieghe di una giornata qualsiasi e si accende con poco. 

GMGhioni