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Viaggio nel mondo di Elsa Morante: "Le chiavi magiche" di Ludovica Lugli

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Le chiavi magiche 
di Ludovica Lugli 
UTET, novembre 2025 

pp. 272 
€ 17,10 (libro cartaceo) 
€ 9, 99 (ebook) 

Riferendosi al Mondo salvato dai ragazzini (1968), la più composita e particolare delle sue opere (quella che è «da sempre e tuttora in cerca dei suoi lettori», p. 94), Elsa Morante scriveva: «È una chiave magica» (pp. 14, 47). Riprendendo questa definizione, nel suo scritto Lugli afferma: 

Per me tutti i libri di Morante sono chiavi magiche: aprono mondi narrativi e immaginari potentissimi, che poi non restano confinati tra le pagine, ma fanno ripensare la realtà. (p. 14) 
E qualche pagina dopo:
[...] mi ritrovo nell'idea di Morante sulle vere opere d'arte come oggetti in grado di risvegliarci dalla routine quotidiana e spingere i nostri pensieri oltre i loro confini abituali.  In questo senso sono chiavi magiche. (p. 47)

Vista poi la finalità che l'autrice dichiaratamente si propone («il primo obiettivo di questo libro è mostrarti un po' delle cose straordinarie che ci sono nei libri di Elsa Morante per farti venire voglia di leggerli», p. 16), è chiaro che anche il saggio di Lugli si configura a sua volta come una chiave magica, dato che è in grado di aprirci la porta del multiforme e favoloso universo morantiano: un universo popolato di bambini allegri, di adolescenti inquieti, di «donne tremende» (p. 191), di gatti, di «larve», di figli e genitori, la cui ricchezza sembra inesauribile, anche alla luce del filo invisibile che tutti li lega e li tiene insieme, al di là delle loro singole specificità. 

L’autrice tiene a presentare la propria opera come un libro-guida, «un compagno o accompagnatore» (p. 16), in un viaggio che ha come meta, dicevamo, la scoperta o, per alcuni, la riscoperta, di una delle voci più alte e potenti della letteratura del secondo Novecento. 
Nonostante il rigore documentario e la profondità dello studio, che palesemente ne ha preceduto la stesura, il tono del testo non è accademico né cattedratico; al contrario, sin dalle prime righe si ha l’impressione di avere tra le mani un libro che cerca il dialogo con il lettore: lo chiama continuamente in causa, dandogli del tu, e lo interpella, esponendogli non delle verità assolute, ma delle semplici ipotesi di lavoro. D’altronde, nel sottotitolo, l’autrice si definisce semplicemente «una lettrice» e anche l’ordine in cui sono presentate le opere di Morante non è quello cronologico di pubblicazione, ma prevalentemente quello personale di lettura (con l’eccezione di Menzogna e sortilegio). 

Con questa modalità discorsiva, quasi confidenziale, che resta costante durante tutto il corso del saggio, Lugli ci presenta i romanzi, le raccolte di racconti, i versi, illustra le trame, riporta e spiega alcuni passaggi o frasi chiave, definisce i contesti storico-culturali in cui le opere hanno visto la luce; indaga le fonti alle quali Morante si è ispirata e cita le scrittrici che si sono poi nel tempo ispirate a lei; studia i personaggi, dando molto spazio all’analisi dei loro nomi, ad esempio, e mettendoli tra loro in comunicazione da un libro all’altro; richiama l’opinione di diversi critici letterari, mette in evidenza ciò che più ha colpito la sua fantasia di lettrice appassionata

Tra gli altri, inserisce un interessante capitolo dedicato alla vita di «E. M.»: non una biografia completa e dettagliata («nessuno dei biografi di Morante è riuscito a ricostruire davvero bene i punti più misteriosi della sua vita», p. 99), ma l’identikit di un enigmatico personaggio inventato da Morante «attraverso le informazioni su di sé che la stessa scrittrice ha voluto divulgare» (p. 99). 

Esso viene arricchito e sfaccettato ulteriormente dai suoi diversi «alibi», ovvero i protagonisti dei suoi libri, figure altre da sé, ma che le appartengono e nelle quali si impersona, sue «maschere» e «rappresentanti» (p. 120), dietro le quali si rifugia e in cui riversa elementi più o meno velatamente autobiografici: ad esempio, le voci narranti di Menzogna e sortilegio e de L’Isola di Arturo; o «Elsa nel testo», la narratrice de La Storia, «una versione finzionale della scrittrice che incontra i propri personaggi e ci parla anche dopo la loro morte» (p. 62) e ogni tanto fa capolino tra le pagine del proprio romanzo.

Elide Stagnetti