in

David Trueba, autore versatile con una chiara e lucida visione della vita

- -

 


Il mio '69
di David Trueba
Voland, marzo 2025

Traduzione di Marco Ottaiano 

pp. 216
€ 18 (cartaceo) 
€ 8,49 (ebook) 


«Se c'è qualcosa che è cambiato tra il dopo guerra e l'epoca in cui sono nato io, è proprio questo: potersi sentire in un certo senso padroni del proprio destino.» (p. 17) 

Voland Edizioni pubblica in anteprima - in parte ancora inedito in Spagna - il nuovo libro autobiografico di David Trueba, artista versatile e sfaccettato che da sempre sfoga la sua poeticità e la sua visione della vita senza forzature. Vivace e allo stesso tempo delicata è la spontaneità con cui mostra attraverso i suoi romanzi e i suoi film, premiati, le vite e i sentimenti intrecciandoli agli eventi storici.

Il volume raccoglie tre scritti. Il primo, inedito, intitolato Il mio '69, narra la nascita dello scrittore in quell'anno particolare, spartiacque politico, storico e generazionale che ha investito come una inarrestabile pandemia intere nazioni. Conosciamo i suoi genitori, persone non solo di un'altra generazione ma che, traslati in questo momento storico, sembrano addirittura di un'altra epoca. Gente semplice nella più pura accezione del termine, genitori che hanno dedicato tutta la loro vita alla famiglia e al benessere dei figli, sbagliando a volte, contrastando i cambiamenti, sottovalutando il bisogno di libertà e di espressione che in quegli anni diventava un inno generazionale. 

«Lei, responsabile e delicatamente rigorosa. Lui, fantasioso e terribilmente incoerente. Erano così. E così sono io, un misto di entrambi.» (p. 23)

In questo largo scritto, oltre alla formazione umana e professionale di Trueba, alle dinamiche relazionali  con i numerosi fratelli, di cui ricordiamo il regista e produttore Ferdinando, attraversiamo con ogni tipo di rimando, che sia cinematografico, musicale, letterario, politico, socio-culturale, il passaggio tra gli anni 60 e 70. 

«-Non mi interessa. È una schifezza. -Bè, sappi che già l'ho visto tre volte al cinema, è di Buñuel - A partire da ora controllerò io i film che guardi! - Nonostante la minaccia, mio padre non aveva tempo di controllare l'inclinazioni dei suoi figli. A quell'epoca si cresceva liberi.» (p. 131)

Il secondo e il terzo capitolo, rispettivamente Guadagnarsi da vivere (2020) e La tirannia senza tiranni (2018) pubblicati da Editorial Anagrama in Spagna, sono riflessioni dello scrittore che porta una prosa biografica ad aprirsi a una scrittura più saggistica, mantenendo la costante della visione dall'interno e non spostando il punto di osservazione all'esterno, rendendo molto efficace le sue disamine e le sue contestualizzazioni dei tempi, che cambiano nella direzione individualista della persona nella società

In Guadagnarsi da vivere l'autore ricorda la sua formazione scolastica, il blocco della pagina bianca che quasi gli costò l'espulsione dal suo istituto elementare, Trueba iniziò a scrivere e a leggere molto tardi, ma questo incamerare senza sfocio gli permise poi in futuro di rielaborare il suo vissuto mescolandolo e miscelandolo tra finzione e realtà.

«Persa l'immaginazione evocatrice della religione, non mi restava altro che puntare sulla robusta fabbricazione della finzione.» (p. 122)

L'ultima parte del libro, intitolata La tirannia senza tiranni, è un capitolo pamphlet, uno scritto volutamente polemico, condito con satira, particolarmente lucido, ma piuttosto schierato. La visione di Trueba prende uno spicco quasi profetico se si pensa che è stato redatto prima della pandemia. Lo scopo di questo saggio, il suo focus, si può condensare in una frase, la denuncia è: non siamo stati capaci di diventare, l'essere si è chiuso all'individualismo.

Trueba si conferma con questo testo uno scrittore che ha mantenuto salda la sua identità, senza snaturarla e piegarla alle dinamiche sociali e di costume in continuo cambiamento. Per chi volesse approfondire gli ideali di questo autore-regista consiglio anche la visione La vita è facile ad occhi chiusi, pellicola del 2013 premiato con sei Goya. 

Caterina Incerti