Selenide
di Marta
Cristofanini
Racconti
edizioni, aprile 2025
pp. 324
€ 16 (cartaceo)
€ 7,99
(ebook)
Forse scomparire è un invito a essere cercati in forme nuove. (p. 25)
Marta
Cristofanini è un nome noto nella litweb, avendo pubblicato su numerose riviste
come Altri Animali, Rivista Blam!, Turchese e Lunario.
Selenide, però, la nuova pubblicazione di Racconti edizioni, è il suo
esordio. E veramente si fa fatica a credere che questo libro possa essere un
esordio, tanto sicura è la penna e tanto potente è la voce di Cristofanini. Sarà
che i nove racconti che compongono la raccolta sono riusciti a entrare in
perfetta risonanza con chi scrive questo articolo; o sarà magari che l’idea di
una protagonista unica che non è mai (o quasi) presente in scena, ma viene
sempre richiamata dagli altri («questa sconosciuta onnipresente», viene
definita nel racconto Le maschere), ricorda molto la Sofia di Cognetti,
anch’essa protagonista indiretta di Sofia si veste sempre di nero; sarà
tutto questo, o forse l’essere in presenza di una scrittrice che già al primo
libro ha saputo portare in scena qualcosa di maestoso, ma – non c’è altro modo
per dirlo se non rimarcando l’ovvio – “veramente si fa fatica a credere che
questo libro possa essere un esordio”.
Selenide è una raccolta di nove racconti
che affrontano storie diverse ma hanno tre elementi minimi in comune: hanno
come protagonista Luna; sono coperti da un più o meno marcato velo di
nostalgia; si connettono ad almeno un’altra storia presente nel libro.
Partiamo
da Luna. È un personaggio sfuggente: a volte descritto come una ragazza
delicata, in altre occasioni compare come una fuori di testa, al contempo
affascinante e carismatica ma anche incapace di intrattenere relazioni stabili
di lunga data. È amica, amante, figlia, sorella, coinquilina, spettro, ricordo: è tutto
questo, come in effetti possiamo essere noi tutti per qualcun altro, soprattutto
quando siamo usciti dalla vita di quel qualcuno. Intorno a lei si erge un
mistero che non viene mai risolto nel libro, quasi che Cristofanini abbia lasciato a noi – a noi poveri lettori – il compito di darvi una risposta definitiva.
Luna, infatti, a un certo punto scompare. Non si ha una data precisa, la si può
forse ricavare per inferenze da uno o più racconti, ma quello che sappiamo è che
le sue tracce svaniscono nel nulla. Non siamo certi se la sua scomparsa sia
volontaria o meno, sebbene nel libro ci siano sufficienti dati da poterne tracciare un identikit abbastanza preciso che consenta al lettore di farsi un’idea. Ma non
è importante, dopotutto, se non ai fini di trama. Luna non è la sua scomparsa,
o meglio: non è solo la sua scomparsa. Luna è quella figlia incomprensibile e
taciturna che sembra non aver mai lasciato le ribellioni dell’adolescenza; Luna è quella
ragazza di cui ci si innamora, ma di un amore doloroso perché il suo cuore è
irraggiungibile; Luna è quella sorella con cui si è sempre in competizione; Luna è quell’amica che ti cambia la vita, ti stravolge l’esistenza
con le sue idee per poi lasciarti con una stanza semivuota, in attesa del suo
rientro. Luna è la luna – giustamente – che ha diverse facce e centinaia di
aspetti: quando è piena illumina a giorno; quando è nuova, ci si sente
smarriti; nel mezzo c'è tutto il resto. Non tutti abbiamo avuto la (s)fortuna di incontrare una Luna nella
nostra vita. Chi l’ha fatto, però, sa esattamente qual è la sensazione che si prova nel rievocarne il ricordo.
La nostalgia
è un altro elemento ricorrente. La maggior parte delle storie viene raccontata
in retrospettiva. Quasi sempre c’è un elemento attuale che, come la Madeleine
di Proust, dà l’avvio al ricordo (questo meccanismo è particolarmente efficace
nel racconto Primo sangue, nel quale il menarca della figlia del
protagonista è la porta d’accesso a un ricordo sepolto legato a Luna). Il ricordo
è tipicamente un ricordo di gioventù, chi ricorda è perlopiù un adulto, una
persona con un lavoro, un matrimonio, dei figli – una vita stabile insomma – e quel
che ricorda è un episodio in cui tutto questo doveva ancora avvenire. Il calore
di quei giorni spesso infelici ma sicuramente spensierati è qualcosa che
riscalda ancora oggi, soprattutto perché da qualche parte – si è detto – si cela
la memoria di Luna. Il tempo, il ricordo, la crudele infelicità della giovinezza
sono ciò che caratterizza i racconti di Cristofanini, e lo fanno in modo così
vivido da spingere il lettore a fermarsi di tanto in tanto per prendere aria dopo aver trattenuto il respiro per così tanto tempo.
Le interconnessioni
sono il terzo elemento, si è detto. Non sempre sono facili da rintracciare: a
volte sono nomi che vengono richiamati, altre volte invece sono intere vicende
che gettano nuova luce su aneddoti raccontati in altre storie. Selenide
è quel tipo di libro che richiederebbe almeno un paio di letture: la prima per
godersi il viaggio, la seconda per riempire i vuoti e ricercare tutti i
richiami fra una storia e l’altra.
Racconti edizioni ci ha abituati, negli anni, alla scoperta di esordi notevoli. Con Selenide di Marta Cristofanini, però, è accaduto un miracolo. Questo libro è una delle raccolte di racconti più belle lette negli ultimi anni.
David
Valentini
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