Riemergere da Le alternative, il secondo dei romanzi di Caolinn Hughes a essere stato tradotto in italiano, richiede uno sforzo simile a quanto era occorso nel movimento complementare, al principio della lettura. La scrittura ipnotica, la narrazione ammaliante, rese egregiamente dalla voce di Marilena Motta che ne cura la traduzione per Atlantide, attraversano questa storia corale, dove quasi niente è come ce lo si potrebbe aspettare.
Hughes, di cui in Italia era già apparso per Pessime idee il romanzo Le conseguenze, è tra le più originali scrittrici irlandesi contemporanee: accanto a nomi ormai consolidati nel panorama editoriale nostrano e a voci più strettamente legate alla tradizione letteraria su cui si fondano, ci sono un gruppo di scrittrici che a diverso grado rompono con il canone che le ha precedute, piegano il linguaggio ai fini della narrazione, sfidano il lettore. E la casa ideale per scritture non convenzionali sono proprio realtà editoriali come Atlantide e altri editori indipendenti che scandagliano la letteratura contemporanea alla ricerca delle voci più interessanti, fresche, non stereotipate. Caolinn Hughes si colloca in questo solco: Le alternative è un romanzo corale, originale nella narrazione, nel modo di confrontarsi con topoi letterari, tematiche, spunti e dove, ancora una volta, l’irlandesità è un sentimento che attraversa e permea tutta la storia.
Al centro della vicenda c’è una mancanza: Olwen, la maggiore delle sorelle Flattery, una notte si allontana da casa a bordo della sua bicicletta, lasciando il compagno e i due figli di lui e intimando alle tre sorelle con un messaggio di non cercarla. Da tempo ognuna di loro ha preso la propria strada e dopo gli anni condivisi, rimaste orfane dopo la tragica scomparsa dei genitori in un incidente stradale, gli incontri tra loro si sono fatti sporadici, raramente tutte riunite nello stesso luogo. L’allontanamento di Olwen, seppur volontario, le convince a rivedersi per mettersi sulle tracce della sorella fuggiasca e capire qualcosa di più su sé stesse, il passato condiviso, certe scelte.
Noi non sappiamo se lei ha bisogno di essere salvata… o sostenuta. (Nell, p. 256)
Le premesse narrative de Le alternative sono dunque piuttosto semplici, ma basta una manciata di pagine per rendersi conto della stratificazione del testo e di come Hughes scardini stereotipi – letterari e non solo – e pieghi la prosa alle proprie necessità, costruendo una storia in cui efficacemente si alternano i punti di vista originalissimi delle quattro sorelle Flattery, Olwen, Rhona, Nell, Maeve e intervallata da capitoli scritti come una sceneggiatura in tre atti. Se c’è un difetto nella narrazione di Hughes, è una certa sovrabbondanza, lo sbilanciamento di alcune tematiche e spunti a scapito di altre; ma, in generale, Le alternative è senza dubbio tra i romanzi più ammalianti del periodo, capace di sfidare il lettore e metterlo di fronte a una delle tante verità possibili di noi stessi, del mondo in cui viviamo. Un romanzo che ha il suo perno nel legame famigliare, nel rapporto tra sorelle, che l’autrice scandaglia scrollandosi via stereotipi e soluzioni semplicistiche, rifiutando perfino di sciogliere del tutto alcuni nodi della narrazione.
Un romanzo che si confronta tanto con la materia intima e personale delle quattro protagoniste quanto con argomenti più universali che vanno dalla filosofia, all’etica, alla crisi climatica, all’impatto dell’uomo sulla terra, le crisi mondiali, in una narrazione che richiede al lettore la giusta concentrazione per non farsi sopraffare dalle “lezioni” delle dotate sorelle Flattery. Ognuna di loro è a suo modo geniale, complicata, fuori dagli schemi: Olwen è una geologa che nella crosta terrestre legge i segni della devastazione causata dall’uomo; Rhona una docente al Trinity College ed esperta di politica internazionale, madre single; Maeve è una chef e star del web sempre più preoccupata per la scarsità di cibo cui siamo destinati in un futuro non così lontano; Nell, emigrata negli Stati Uniti, è una filosofa che insegna la felicità degli antichi e cerca di ignorare lo strano intorpidimento degli arti inferiori che da qualche tempo le rende complesso muoversi autonomamente. È Olwen che le ha cresciute dopo la scomparsa dei genitori, la sorella maggiore che ha fatto del proprio meglio.
Per le sue sorelle, diede inizio a un tentativo di colmare i vuoti. La sua voce si fece profonda. Il suo corpo si fece florido. Le sue orecchie ascoltarono ogni critica come fosse rivolta a lei. […] Da un catalogo acquistò l’attrezzatura per diventare la tutrice di sé stessa: arnesi per seppellire e arnesi per scavare. (p. 144)
Ma dove finisce la cura e inizia il controllo? E, ancora, quanto di sé stessa ha perso nel cercare di colmare quei vuoti? Nella scelta di Olwen non c’è solo il peso delle responsabilità — prima come tutrice delle sorelle, poi come nuova compagna di un uomo rimasto vedovo e con due figli piccoli —, ma anche un profondo bisogno di solitudine, di mettere al centro sé stessa e vivere lontana dalla società assecondando la sua anima anarchica. Tutte loro, in fondo, sono in qualche modo donne che si spingono oltre le convenzioni, fuori dagli schemi, con scelte di vita che neppure tra sorelle riescono a capire fino in fondo. È forse proprio questo il centro nevralgico della storia, il riconoscimento e la difesa della propria identità e visione del mondo, l’onestà delle proprie scelte e quello scarto inevitabile nella nostra comprensione profonda delle persone che amiamo e sulle quali proiettiamo la nostra idea di felicità.
Tra i temi centrali de Le alternative è particolarmente interessante dunque il discorso sulla solitudine che a diverso grado coinvolge tutte loro: è nel desiderio di Olwen e nel suo ritirarsi dal mondo, nel nucleo famigliare minimo costruito da Rhona, per Maeve nella compagnia di un mimo che non esce mai dalla parte, nel rifiuto di legami convenzionali da parte di Nell. Legate tra loro da affetto profondo, sono quattro donne che da tempo vivono distanti, per ripararsi dagli eccessi di cura, per essere davvero sé stesse, per mettere i propri desideri al centro. Ritrovarsi in un casolare decadente nel bel mezzo della campagna irlandese, tutte insieme, le mette di fronte tanto all’affetto che le lega quanto a un certo grado di inconoscibilità che in quel tempo condiviso dovranno imparare ad accettare.
È curioso arrivare da così lontano. E poi ritrovarsi in uno spazio pieno di piccole lontananze. (Nell, p. 187)
Ognuna delle sorelle Flattery funziona benissimo come singolo individuo-personaggio, ma è quando si trovano contemporaneamente sulla scena che la narrazione rivela tutto il suo potenziale, nonostante qualche passaggio un poco didascalico. Funziona perfettamente, dunque, la scelta di Hughes di spezzare la narrazione tradizionale romanzesca con un corpo centrale che ha i tratti della sceneggiatura, un dramma in tre atti dai punti di vista molteplici, centro nevralgico della storia, che non è difficile immaginare potrebbe avere anche la sua autonomia fuori dal testo integrale.
Insieme, l’una di fronte all’altra a spiegare sé stesse e le proprie scelte, a diversi gradi di consapevolezza, le sorelle Flattery sanno farsi personaggi di carne e sangue, complessi, sfaccettati, umanissimi. Le alternative è infatti un romanzo umanissimo che non cerca soluzioni semplicistiche, happy ending faziosi né consolazioni, ma mostra al lettore una delle tante verità possibili, la malleabilità della memoria, il peso dell’eredità famigliare, il coraggio di certe scelte e il mistero dell’altro che non potremo mai davvero comprendere fino in fondo.
Le alternative è una storia di collisioni, quelle geologiche su cui si interroga Olwen e quelle umane tra lei, le sorelle, le persone che vi gravitano intorno e attraverso le quali riflettere su tematiche ad ampio spettro, dal ruolo del singolo e il rapporto con la comunità, le convenzioni sociali che siamo disposti ad assecondare, l’impatto dell’uomo sulla Terra, il genio, le mancanze. E forse, alla fine, capire davvero quella discrepanza tra salvare e sostenere le persone che amiamo, e imparare ad accettarla.
Debora Lambruschini
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