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"Intimità senza contatto" di Lin Hsin-Hui: un romanzo cerebrale come la storia che racconta

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Intimità senza contatto
di Lin Hsin-Hui
Add Editore, aprile 2025

Traduzione di Lorenzo Andolfatto

pp. 195 
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Ci sono romanzi che si leggono con il cuore, altri con la pelle. Intimità senza contatto di Lin Hsin-Hui, invece, si legge soprattutto con la testa; non perché sia freddo, ma perché è strutturato come un esercizio di pensiero, un laboratorio filosofico, un dispositivo di linguaggio - surreale come un quadro di De Chirico. 

Ambientato in un futuro prossimo e tecnocratico, Intimità senza contatto racconta un mondo in cui il contatto fisico è stato eliminato da un'intelligenza artificiale centralizzata, che aveva riconosciuto proprio nel toccarsi la radice di tutti i mali che affliggevano l'umanità. In questo mondo sterilizzato, non si esce più di casa, e ogni tipo di relazione umana avviene tramite interfacce, ambienti simulati, dispositivi cerebrali. La carne è superflua, se non d’ingombro; la prossimità è un rischio da evitare.

Lin Hsin-Hui scrive con precisione quasi clinica, e nei lunghi dialoghi del romanzo a volte è possibile perdersi nel tentativo di capire a fondo il funzionamento e la motivazione che si cela dietro questo complesso mondo distopico. Ma sotto l’asetticità apparente si avverte una tensione profonda: ogni personaggio sembra muoversi dentro un paradosso etico, una contraddizione irrisolta tra ciò che prova e ciò che gli è stato insegnato a desiderare. È un libro cerebrale, sì, ma mai sterile. Anzi, il suo vero oggetto è la sterilità stessa: come ci protegge, come ci isola, come ci impoverisce.

L’aspetto più radicale del testo è proprio questo: l’intimità non viene mai rimpianta in modo nostalgico, ma analizzata nella sua trasformazione, come una tecnologia tra le altre. Lin interroga i meccanismi con cui l’idea di relazione è stata progressivamente smaterializzata e rimessa in circolo come esperienza filtrata, compatibile, sicura. In questo senso, Intimità senza contatto è un romanzo sulla biopolitica del desiderio, sull’internalizzazione di un controllo che non ha bisogno di censura, perché si esercita nella forma del comfort - il comfort del nulla assoluto, del vuoto più totale.

Non ci sono facili distopie qui, né eroi ribelli che rifiutano il sistema. L’originalità del libro sta proprio nella sua ambiguità: le nuove forme di relazione sono alienanti, certo, ma anche funzionali, desiderabili, persino rassicuranti. Il disagio che il lettore prova è quello di chi riconosce in quelle pagine non un futuro lontano e surreale, ma il presente che già viviamo: nelle app di dating, negli ambienti dei social media, nella sostituzione della vulnerabilità con la performance dell’intimità.

Intimità senza contatto è un romanzo che sfida: non ti conquista con la trama, ma ti costringe a pensare. A tratti può risultare freddo, distante, come i suoi personaggi. Ma è proprio in questa distanza che si nasconde la sua forza. Lin Hsin-Hui ci offre un libro che ragiona e ci obbliga a ragionare su cosa siamo disposti a perdere per non essere feriti. E su cosa, nella nostra idea di amore, è già diventato un algoritmo.

Marta Olivi