La potenza del pensiero - Saggi e conferenze
di Giorgio Agamben
Neri Pozza, febbraio 2025
pp. 416
€ 25 (cartaceo)
€ 10,99 (e-book)
Sono una fan di Giorgio Agamben dai tempi del liceo e sono diventata ancora più una sua ammiratrice quando, per questioni di studio, mi sono imbattuta nei suoi testi pubblicati da Quodlibet (ad esempio, Homo sacer - Il potere sovrano e la nuda vita).
Questo densissimo testo edito da Neri Pozza - di cui consiglio una lettura centellinata, poco alla volta - contiene saggi e conferenze del filosofo, alcuni dei quali inediti o sparsi disordinatamente in varie riviste e magazine del settore, altri introvabili, dal 1980 a oggi. Dunque senza dubbio una vita di lavoro intenso. Viene diviso in tre sezioni: Linguaggio, Storia e Potenza, ciascuna delle quali propone un'interpretazione peculiare di un tema centrale, che dà anche il titolo al libro, ovvero la potenza del pensiero, le sue trame nascoste, i suoi usi, ciò che attraverso il linguaggio, la filosofia, si può inscrivere nell'ordine del pensiero vero e proprio.
Compito dell'esposizione filosofica è quello di venire con la parola in aiuto alla parola, perché, nella parola, la parola stessa non resti supposta alla parola, ma venga, come parola, alla parola. In questo punto, il potere presupponente del linguaggio tocca il suo limite e la sua fine: il linguaggio dice i presupposti come presupposti e, in questo modo, raggiunge quel principio non-presupponibile e non-presupposto (archè anypothetos), che solo restando tale costituisce l'autentica comunità e la comunicazione umana. (p. 19)
I saggi e le conferenze abbracciano una quantità di discipline molto ampia: gli argomenti spaziano dalla Settima lettera di Platone a un saggio su Bartleby, lo scrivano di Melville. Ci sono sezioni dedicate anche a Kammerell, all'Angelo della storia di Walter Benjamin, digressioni su Heidegger e Stimmung, nonché ampie riflessioni sugli scritti di Aristotele sulla potenzialità, che costituiscono davvero il nucleo del pensiero filosofico di Agamben.
Da dove proviene al demone questo attributo dell'onanismo e in che senso Benjamin può dire che esso viene al mondo come ibrido di spirito e di sesso? Questi interrogativi trovano una risposta chiarificante nella demonologia ebraica. Secondo la tradizione talmudica, infatti, i demoni sono puri spiriti che, essendo stati creati da Dio il venerdì sera al crepuscolo, non poterono più ricevere un corpo, perché nel frattempo era iniziato il sabato. Da allora, i demoni cercano insistentemente di procurarsi un corpo e, a questo fine, si avvicinano agli uomini cercando di indurli a pratiche sessuali in cui manca il partner femminile, per potersi così fabbricare un corpo col seme che cade nel vuoto.
Qui il demone è veramente un ibrido di puro spirito e puro sesso, e si spiega perfettamente perché egli sia accostato all'onanismo. Queste idee furono successivamente sviluppate nel senso che alla morte di ogni uomo, tutti i figli che egli ha in questo modo illegittimamente generato coi demoni nel corso della sua vita compaiono dopo la sua morte per partecipare al lamento funebre. «Infatti», si legge in un testo cabalistico settecentesco, «tutti quegli spiriti che hanno fabbricato il loro corpo col suo seme lo considerano loro padre. Così deve espiare questa colpa soprattutto nel giorno dell'inumazione; quando viene portato alla tomba essi sciamano infatti intorno a lui come api e gridano: "Tu sei nostro padre!" e gemono e si lamentano poiché perdono il corpo dove sono nati, e sono tormentati insieme agli altri demoni che sono nell'aria». (p. 219)
Mi pare sia abbastanza chiaro che si tratta di un testo non facile, sfidante, che più volte vi farà grattare in testa per la confusione e che per natura si propone effettivamente come un testo non facile e sfidante, adatto a persone che già studiano filosofia, che studiano il pensiero di Agamben e vogliono avere un'idea migliore di come il suo pensiero sia cresciuto da un'indagine linguistica alla teoria politica.
Da collezione e da centellinare un paio di pagine al giorno.
D'Addetta Deborah
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