di Vanni Santoni
Mondadori, aprile 2025
Johanna piaceva a tutti, e non era una mera questione estetica: questa camminava, con quell'aria a un tempo distratta e concentrata su qualcosa che si poteva intuire vago e però complesso, chiunque la captasse, inizialmente per il colore dei capelli e gli abiti inusuali (Johanna poteva entrare in un deposito i vestiti usati e uscirne con più classe delle fashion victim dell'Haut-Marais), poi, una volta notata la sua espressione, la luce nei suoi occhi, la sua inquietudine, non poteva fare a meno di chiedersi: chi è questa ragazza? (p. 11)
Martino ha lasciato l'Italia per fare cinema a Parigi e sbanda per una donna che svanisce di colpo, riappare successivamente su un manifesto: Johanna è raffigurata accanto a un guru delle criptovalute, Manfredi, esposta nel circolo di Tanya, leader di un gruppo anarchico che da quell'uomo attende notizie e soprattutto un figlio.
Cercare Johanna significa cercare Manfredi, che promette di cambiare il mondo se lo si sta a sentire.
Il milionario, l'artista, il sognatore e l'attivista fanno squadra per lasciare un'impronta nel solco di un tempo mutevole, sempre illusorio, il nostro. Desiderano non essere dimenticati, respingono un futuro vacuo: sono accomunati da un senso di vuoto e dalla necessità di cercare uno scopo che possa dare forma alla loro vita, una direzione. La loro salvezza passa attraverso la creazione.
Solo creando qualcosa si può lasciare un segno. Prendersi questo privilegio, dare un senso a noi stessi, salvarsi attraverso la creazione. (p. 41)
Il detective sonnambulo parte necessariamente da una ricerca, e quella di Martino riguarda Johanna, di cui Vanni Santoni fa inizialmente personaggio da Rayuela di Cortázar; se il ragazzo veste bene i panni del perdigiorno, la ragazza incarna il mistero indecifrabile della maga. Ecco un riferimento evidente:
La verità è che avevo vagato in cerca di Johanna fin dal nostro primo incontro, e poi a ogni sua piccola scomparsa, sempre sperando di incontrarla per caso. (p. 59)
Mcguffin di carne e ossa, Johanna è molto di più della ladruncola che seduce, promette e scappa: è una donna di spessore, romantica, idealista, che fa da esca in un romanzo di visioni e finanza, discontinuo, ingarbugliato, in bilico tra la storia d'amore e l'amore per il denaro, per l'arte e la consacrazione a una missione più alta.
Vagare in cerca di Johanna era diventata ormai la mia unica attività pomeridiana, avevo preso un certo passo, anche se certe volte neanche mi ricordavo di entrare nei locali e nei negozi per mostrare la foto, procedevo alla deriva, come una nave morta, come un malato che ha ormai perso quasi del tutto la coscienza eppure ciabatta per l'ospedale; altre volte mi risvegliavo da quei sonni e mi ritrovavo pieno di premura, carico, un uomo con una missione, un cercatore. (p. 57)
Come accennato, il testo si attorciglia attorno alle idee della sua figura più complessa e pionieristica, un ricco rubacuori inseguito dopo una donazione a un'associazione animalista e impegnato in un'operazione rivoluzionaria che obbedisce a un'etica discutibile. Manfredi è il santone dei flussi finanziari e delle possibilità illimitate; della sensibilità dichiarata a protezione dell'assenza di scrupoli. La caccia a un personaggio così mutevole si innesta perfettamente nel quadro astratto delle criptovalute (di cui Manfredi è interprete). I flussi invisibili determinano l'andamento del mondo generando un'epoca senza appigli, in cui i riferimenti sono labili, le certezze atti di fede. Avidità, attivismo e arte guidano un viaggio nel cuore di un periodo storico in bilico tra speranza e disillusione.
Tutta la mia vita, oggi, si fonda sul cercare di fare qualcosa, o meglio di fare la cosa più giusta, con questi soldi. (p. 174)
Santoni afferra il senso di smarrimento di chi si sente tagliato fuori dalla storia e della storia vuole far parte grazie alla propria visione, le proprie idee. L'autore traccia la consapevolezza dei ricchi di poter comprare tutto e non aver limiti legali e di ambizioni, l'urgenza di investire quei flussi in qualcosa che resti, prima che i flussi possano scomparire: l'inquietudine dei soldi che non si vedono è anche questa, e il timore che un attacco informatico o una guerra improvvisa possa privarne è palpabile. Ma racconta anche la prospettiva di chi, per diventare ricco, accetta le regole di un processo immorale.
Diventa interessante soffermarsi sul registro del testo, che avvicina lingue diverse, non risparmia battute e stilettate, si affida ai tecnicismi della finanza digitale, riuscendo a unire intrattenimento e critica sociale. Il ritmo narrativo è frammentato, in linea coi personaggi e il loro sviluppo. Dietro la frenesia della ricerca e degli inseguimenti, i cambi di città e di continente, si staglia la dimensione di introspezione e malinconia, che cattura una postmodernità attraversata da guerre mediatiche e altre nascoste, quasi invisibili, da opere concettuali e artisti senza volto, in cui ogni individuo si chiede sempre chi sia, che ruolo abbia, e cerca risposte che tengano, per quanto assurde, per quanto incoerenti.
Daniele Scalese
Social Network