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«Certe cose se non vengono dette assomigliano a illusioni che ci siamo fatti su noi stessi»: le "Generations of love" di Matteo B. Bianchi venticinque anni dopo

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Generations of love. Extensions
di Matteo B. Bianchi
Fandango Libri, maggio 2024

pp. 320
€ 17,10 (cartaceo)
€ 9,99 (eBook)


«La nostra è una generazione che prima ha razionalizzato la propria condizione sessuale e dopo a provato a viverla. A vent'anni conoscevamo già i testi chiave della letteratura omosessuale, il problema dei nostri diritti civili, l'importanza dell'accettazione in famiglia, la minaccia del virus. Conoscevamo tutto sulla teoria: era la pratica che ignoravamo» (p. 103)

Generations of love di Matteo B. Bianchi ritorna, ancora una volta, a essere un cult della letteratura gay nonostante i passati anni '90. In una versione estesa, appunto Generations of love. Extensions, l'autore aggiunge nuovi racconti, forse meno coinvolgenti del romanzo principale, ma utilissimi per immedesimarsi ancora e ancora in quella storia dallo stile ozpetekiano. 

L'autobiografia gay è di solito una letteratura di lotta e di sfida, ma anche una letteratura di dolore, e ciò che contraddistingue questo romanzo autobiografico di Matteo Bianchi, pubblicato per la prima volta nel 1999, è soprattutto l'allegria e l'umorismo dei toni. È come una favola a lieto fine su come rivendicare la propria sessualità in un'Italia ancora ostile. Lo scenario è quello di una famiglia da sempre vissuta in una cittadina ai margini tra Milano e Pavia e un bambino che sa già da bambino di essere diverso:

« [...] io capii subito che c'era in me qualcosa che non andava. Che vedevo i cieli dove gli altri non erano ancora capaci di vedere. Come tutti i bambini del mondo facevo semplicemente ciò mi veniva istintivo fare. Ma a differenza degli altri non mi ponevo il problema se ciò che facevo fosse una cosa "da maschio" o "da femmina". Sceglievo. I giochi delle bambine erano intellettuali, quelli dei maschi erano movimento. E io ero intellettuale». (p. 22)

In Generations of love gli approcci amorosi si svolgono al telefono sulla linea di casa; gli amici partono con gli Interrail; la musica si ascolta dalle musicassette e giovani uomini gay si incontro in bar e discoteche piuttosto che su app geolocalizzate come Grindr. Tutto avviene in una vita semplice, futile, fatta di cene e feste, di bilocali cambiati e amori persi, Bianchi racconta della sua infanzia uscendo, viaggiando per università, seggi elettorali, cercando se stesso... e qualcun altro! Il punto focale è che l'autore (che si trova all'estremità opposta del brutto pacchetto egocentrico di molti giovani scrittori di oggi) non lo si prende mai sul serio. Parla di se stesso, ma sbotta l'imbarazzo di quando era un bambino di 10 anni, si fa beffe dei suoi tentativi d'amore, del suo paese, della sua famiglia. Si innamora di un gruista e prende in giro anche il capitolo dedicato a lui, chiamandolo "Il linguaggio perduto del gruista". Bianchi sa far sorridere tutti e trasformare tutta questa vita apparentemente mediocre, in qualcosa di semplicemente felice (e scusate se è poco), sereno.

Tutti i romanzi a tema LGBT all'epoca erano libri dolorosi e pieni di angoscia, era molto importante avere certe testimonianze ma sembrava quasi che non si potesse parlarne in nessun altro modo. Matteo Bianchi scrive Generations of love come reazione a tutto questo: un libro che non c'era, una semplice storia adolescenziale in una città di provincia, cercando di vivere il primo innamoramento con tutto l'entusiasmo e l'incoscienza del caso. Non so se parlerò di purezza, ma certamente della mancanza di dramma; il focus è portare entusiasmo tra i giovani, per dimenticare un attimo il resto. L'autore sceglie consapevolmente di essere sarcastico e pop. Non è un caso che un momento così decisivo che appare in famiglia, quello del coming out, sia limitato alle ultime tre pagine, buttato via in un certo senso e risolto con qualche battuta. 

Ma c'è qualcosa di speciale tra il romanzo letto in età adulta e il tempo in cui è stato scritto. Generations of love è stato uno di quei libri che, per una pura miracolosa coincidenza di tempi e luoghi, è riuscito a colpire tantissima gente. Soprattutto ha dato origine a un flusso ininterrotto da parte dei lettori che sentivano l'urgenza di comunicare le loro sensazioni. Questo romanzo è la storia di una maturazione, del passaggio dall'adolescenza all'età adulta, con tutti gli entusiasmi, le angosce, gli sbagli, le conquiste, gli incidenti e i patetici microdrammi che comporta. Non ci può essere un seguito per il semplice motivo che non ci può essere una seconda adolescenza. La versione "Extensions" può considerarsi quella definitiva per la quale sono stati rivisti e corretti alcuni refusi apparsi nell'edizione precedente e il numero dei racconti in più è salito a otto, riprendendo e ampliando alcune delle storie raccontate nel libro e tornando perciò all'autobiografia, anche se con una diversa consapevolezza. In questi racconti prevale la matrice ironica, c'è un distacco maggiore, frutto della maturità dei tempi, perché gli anni passano ma certe cose è necessario scriverle per ricordarci che sono successe davvero. 

Dalla prima edizione del libro è letteralmente cambiato tutto: oggi sono stati conquistati diritti impensabili solo due decenni fa, attori e cantanti proclamano con orgoglio la propria omosessualità, la comunicazione e gli incontri avvengono anche online, la confessione personale diviene pratica quotidiana diffusa, anche se con superficialità, e i confini tra esperienza privata e pubblica sono diventati evanescenti. In breve, una rivoluzione. Ma mi piace pensare che questo abbia poco effetto sul significato del romanzo che ha l'intenzione di trasmettere la presa di coscienza di un adolescente italiano di provincia che vive un prima e un dopo egotrip. Come te, come tutti. 

Serena Palmese