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Viaggio intimistico in una città atemporale: "A Firenze con Vasco Pratolini", per la serie dei "Passaggi di dogana"

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A Firenze con Vasco Pratolini
di Valerio Aiolli
Giulio Perrone Editore (ottobre 2023)

pp. 108
€16 (cartaceo)

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Il quarantottesimo volume dei Passaggi di dogana, la collana della Giulio Perrone dedicata alle guide letterarie delle città, è dedicato a Firenze e a un personaggio che ne ha vissuto a pieno lo spirito: Vasco Pratolini. L’autore, Valerio Aiolli, intraprende un percorso parallelo attraverso le vie di Firenze seguendo tanto i passi di Pratolini quanto del sé giovane: i due cammini spesso si incrociano, si sovrappongono, e la Guida sentimentale di Firenze che Vasco aveva progettato di scrivere viene alla luce grazie a Valerio. 

Durante questo viaggio letterario nei luoghi di Pratolini vengono evocate due dimensioni di Firenze: se da un lato sembra una città atemporale, segnata da un’immobilità di fondo nell’aspetto artistico e architettonico di strade e palazzi, dall’altro molte cose sono cambiate dalla prima metà del Novecento a oggi. La Firenze di Pratolini, che Aiolli evoca attraverso molti dei suoi libri e racconti, era più autentica e meno turistica, più chiassosa, soprattutto, le strade animate da ragazzi e lavoratori di mestieri che non esistono (quasi) più: 
In via de’ Conciatori “i laboratori avevano le porte spalancate, esalava un forte odore di pellami: si intravedevano i pavimenti lucidi d’acqua; qualche lavorante vi passava con gli zoccoli ai piedi, in maniche di camicia”. Oggi la corta strada vive in un silenzio e in una pulizia d’osso sbiancato, immemore di quegli odori, di quei pavimenti, di tutto quel lavoro, quella fatica. (p. 46) 
In questo libro i quartieri di Firenze in cui il lettore viene guidato si animano di rumori e odori, non solo grazie ai testi che Pratolini ambienta nei vari luoghi della città, ma anche al suo rapporto a quegli angoli e al suo processo di scrittura. Così Cronaca familiare, romanzo che mette in scena il rapporto complesso di Vasco col fratello Ferruccio, è dedicato a quella Via San Leonardo in cui i due si ritrovano, litigano, si danno un bacio. Il quartiere, invece, è quello modesto di Santa Croce, dove il piccolo Vasco e la nonna si sono trasferiti dopo aver perso gran parte della famiglia e gli ultimi averi. La rassegna continua: via de’ Magazzini, rappresentata ne Lo sgombero, o via del Corno in Cronache di poveri amanti. 
Chi conosce e ama Firenze ritroverà i suoi luoghi più significativi, più emblematici, che non necessariamente coincidono con i suoi monumenti: è una Firenze fatta di botteghe, piazze appartate, ristoranti familiari, quella che Aiolli ripercorre insieme a Pratolini. 

Aiolli evoca le atmosfere e le coordinate sociali messe in campo nei libri di Pratolini, sottolineando il forte impegno politico ma anche il lungo silenzio seguito al disvelamento del suo rapporto ambiguo col fascismo. 
Questo passaggio dal fascismo al comunismo però non fu indolore. Lasciò un segno. […] Pratolini non si riprese mai da quel trauma, continuando a lavorare come narratore, ma limitando al minimo indispensabile i suoi interventi in campo politico. Forse fu un bene per noi lettori? (mi chiedo). Forse tutta quell’energia che si sarebbe dispersa in polemiche politiche fu convertita nella scrittura dei grandi romanzi della maturità? (p. 15) 
Tra i capolavori di Pratolini Aiolli annovera Metello, Allegoria e Derisione e Lo scialo, nel quale si parla di «storie che si avviluppano ai sussulti della Storia, tra speranze rosse e reazione nera, olio di ricino e sommosse» (p. 70). Tuttavia, il ritratto di Pratolini intellettuale e scrittore non si riduce a un elogio ammirato, ma comprende anche i suoi lavori meno riusciti, forse per troppa fretta nel pubblicare: tra questi il suo romanzo più famoso, Cronache di poveri amanti, e Le ragazze di Sanfrediano, in cui una caratterizzazione debole e poco soggettivata dei personaggi o una voce fuori campo invasiva intaccano la spontaneità dei romanzi. 

Pratolini è stato un romanziere acuto, in bilico tra l'etichetta del neorealismo e una ricerca costante di una forma espressiva individuale («"È una popolazione, e mi sembra che dai buchi delle finestre si affaccino a darmi del bischero per non riuscire a fotografarli quali veramente sono"», p. 60). Il Pratolini che dialoga con Aiolli è anche un uomo che si sa prendere non troppo sul serio, e che interviene nel libro con commenti immaginari: «È per questo che mi viene a trovare di notte? Perché mi vede anche lui come lo vedo io? "Ma sta bono, stai"» (p. 8).
Nei suoi scritti Pratolini è stato in grado di tratteggiare il quadro storico di un’epoca italiana quanto di dar voce alle dinamiche di classe in continua agitazione, attraverso una polifonia vivace, un concerto di voci: ha rappresentato tutto questo nel quadro della città di Firenze, nella quartieri popolari e quartieri borghesi stanno fianco a fianco, e nella quale passeggiando oggi, e cercando con gli occhi qualcosa oltre le trappole per turisti, si può forse ancora riuscire a dialogare col suo passato.

Michela La Grotteria