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L’ambizione folle di diventare ciò che a una donna veniva ripetuto di non poter essere. La straordinaria storia delle prime donne chirurgo in “Come vento cucito alla terra” di Ilaria Tuti.

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ilaria tuti



Come vento cucito alla terra
di Ilaria Tuti
Longanesi, 2022

pp. 384
€ 19 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


L’amore è sutura.
Sutura e non benda, sutura - non scudo
(Oh, non chieder difesa!),
sutura, con cui il vento è cucito alla terra,
con cui io a te sono cucita.

Parole ancora sofferenti e sanguinanti si prodigano nella cicatrizzazione eterna. Brevi versi prendono forma tra le dita e l’ago della poetessa e scrittrice russa Marina Ivanovna Cvetaeva, che con impeto sincero riescono a persuadere e stimolare la vocazione di Ilaria Tuti, talentuosa scrittrice italiana (già vincitrice della 37° Edizione del Premio Letterario Nazionale per la Donna Scrittrice Rapallo 2021 con il bellissimo “Fiore di roccia”), tanto da indurla a sigillare il suo nuovo romanzo proprio nelle parole sanguigne della Cvetaeva: “Come vento cucito alla terra”.

Vento e terra, filo e ago, donne e uomini. Tutto corrisponde e si incastra con naturalezza, congiungendosi in una sutura a tratti inquietante, e rassicurante per altri versi.
Ma andiamo con ordine. Siamo tra il 1914 e il 1918, in piena Prima Guerra Mondiale. Tutto ha inizio nella «vampata sulfurea del fiammifero (che) sembrò presagire l’apparizione del demonio» (p. 9). Non ha mezzi termini Ilaria Tuti, che spalanca al lettore le porte del colloso e putrido dolore di una ferita, ma che indica anche le dita sottili e scrupolose di una donna, una ginecologa e un chirurgo, che «affondò l’ago nella pelle e iniziò a ricucire la vita strappata» (p. 11).

La scrittrice ancora una volta porta alle stampe una storia dimenticata, o forse semplicemente mai raccontata abbastanza, quella delle Women's Hospital Corps (WHC), la prima unità medica fondata da Flora Murray e Louisa Garrett Anderson, convinte suffragette militanti, che riuscirono a reclutare quante più professioniste possibili - le prime lady doctors - per lavorare in qualità di dottoresse chirurgo. I primi a credere nel loro operato e prezioso aiuto furono gli uomini della Croce Rossa Francese, che all’epoca necessitava di un’urgente assistenza sanitaria, dato il numero elevato di soldati gravemente feriti, lasciandole gestire ben due ospedali, il primo improvvisato all’Hôtel Claridge di Parigi, e il secondo in un piccolo albergo vicino Boulogne. Dopo quasi un anno dallo scoppio della guerra, finalmemte la dedizione e la bravura delle lady doctors convinse anche il British War Office, che inizialmente si dimostrò diffidente ed estremamente critico nei confronti delle dottoresse, con la promessa che non avrebbe mai permesso alle donne di fare interventi chirurgici sui pazienti. Eppure, nel 1915 Sir Alfred Keogh, capo della Royal Army Medical Corps (RAMC), invitò personalmnete Murray e Anderson a fondare un ospedale militare a Londra: l’Endell Street Military Hospital (ESMH), a Convent Garden, dove risuonava a gran voce il motto delle suffragette, “Deeds not words” (fatti non parole).
«Quando le prime barelle furono adagiate a terra, per le donne fu uno shock. Nessuno doveva aver prestato aiuto a quegli uomini da quando avevano lasciato il fronte. Indossavano ancora le divise sporche di sangue e fango, spesso strappate. L’odore era immondo, annunciava ferite lasciate macerare per giorni, fino a suppurare. Su alcuni di loro camminavano indisturbati grassi pidocchi» (p.87).
Ma proprio come il filo stretto nell’ago attraversa la carne, la scrittrice a oltre metà del libro impuntura una nuova storia che si cicatrizza con quella appena sfogliata: i soldati ricamatori, uomini che trovarono ristoro per i loro pensieri e sollievo nell’arte del ricamo. Per stessa ammissione di Tuti, l’attore britannico Ernest Thesiger (i più appassionati di cinema ricorderanno la sua interpretazione del dottor Septimus Pretorius nel film di James Whale, Bride of Frankenstein) è stato il folgorante personaggio che ha dato inizio a “Come vento cucito alla terra”: «Mi stavo documentando per una storia completamente diversa, quando mi sono imbattuta per caso nella vita di Ernest Thesiger e in particolare nella sua attività di ricamo svolta presso gli ospedali militari durante la Prima guerra mondiale. [...] A quel punto, avevo bisogno di un’ambientazione ed è stato naturale cercare notizie su un ospedale - qualsiasi, purché realmente esistito - che potesse fare da sfondo alle vicende» (p. 380).

Due storie, dunque, due realtà che la scrittrice rammenda con maestria, tanto da risultare piacevoli e interessanti come un raffinato centrino lavorato all’uncinetto. Forse a un certo punto si avrà l’impressione di aver iniziato a scorrere le righe di un altro romanzo, poiché tutto cambia, struttura, dialoghi, descrizioni e certamente l’ambientazione. Tuttavia, l’estremo dolore e l’insanabile sofferenza dei campi di battaglia e delle trincee, laddove la lady doctor protagonista di “Come vento cucito alla terra”, Cate Hill, riesce addirittura a raggiungere un soldato dato per spacciato, si tramuta in speranza e lenzuola pulite di uno dei più famosi ospedali gestiti da donne della storia, proprio l’Endell Street Military Hospital.

«Riparare. Ricucire. Correggere il destino, quando era possibile. Serviva vocazione, serviva l’ambizione folle di diventare ciò che a una donna veniva ripetuto di non poter essere» (p. 185).
Fatti, non parole. Fatti che Tuti imbastisce alle dita leggere e attente delle donne con quelle diffidenti e impaurite degli uomini, soldati a cui la guerra aveva portato via gli arti, la speranza e l’anelata noia della vita quotidiana. Azioni che hanno scardinato e distrutto gradualmente i pregiudizi di genere, e hanno rivoluzionato il mondo.
Le donne chirurgo da una parte, e gli uomini soldato e ricamatori dall’altra, entrambi «condividevano sforzi e destini» (p. 222). Tutto si mescola, tutto si confonde tra le orlature fatte di pelle e fili di cotone coloratissimi.
«Ai soldati ricamatori, come avevano iniziato a chiamarli le donne di Endell Street, era stata assegnata una stanza [...] Erano state predisposte sedute adeguate e un lungo tavolo di noce [...] cestini colmi di scampoli di tessuto, fili di cotone e seta e lana di ogni sfumatura immaginabile, aghi di diverse misure, modelli ricalcabili tra i quali scegliere, gessi e matite per tracciare i contorni della fantasia. [...] C’era chi ricamava il proprio figlio in arrivo, chi per ricordare un compagno caduto, chi Dio, chi il paese di nascita, o la guerra. Alexander aveva scelto la speranza che camminava con il passo del cambiamento» (p. 291).


Olga Brandonisio