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«Il sospetto è una cosa spaventosa, è farina del demonio»: torna in libreria un capolavoro di Friedrich Dürrenmatt, "Il sospetto"

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Il sospetto
di Friedrich Dürrenmatt
Adelphi, aprile 2022

Prima edizione: 1953
Traduzione di Margherita Belardetti

pp. 120
€ 15 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)


«Sono piuttosto curioso, e qui in ospedale mi diletto in giochetti polizieschi. Anche un vecchio gatto non può fare a meno di cacciare i topi» (p. 20) 

A pronunciare queste parole è Bärlach, il commissario che molti lettori avranno apprezzato in Il giudice e il suo boia (riedito da Adelphi, con la traduzione di Donata Berra). Ora in un letto d'ospedale, con una diagnosi che lascia ben poche speranze, nonostante l'operazione sia andata bene, Bärlach trascorre il tempo in attesa delle dimissioni annoiandosi. Il suo amico medico Hungertobel, consapevole di risvegliare nel vecchio commissario lo sdegno e, almeno, un lampo di interesse, gli lascia una copia di «Life» del 1945, dedicata ai crimini di guerra nei Lager nazisti. Sfogliando le pagine, d'un tratto Hungertobel ha un moto di incredulità davanti alla fotografia di un chirurgo-aguzzino che stava operando a mente serena un ebreo, legato al lettino operatorio. La didascalia parla di tal dottor Nehle nel campo di Stutthof, vicino a Danzica, ma a Hungertobel pare di riconoscere in quel sadico il suo compagno di studi Emmenberger, ora proprietario di una prestigiosa clinica privata a Zurigo. 

Benché la somiglianza sembri una pura coincidenza, Bärlach non si lascia dissuadere da Hungertobel, che ha fatto marcia indietro sulle sue prime supposizioni, per paura che l'amico possa stressarsi durante la sua riabilitazione. È una follia indagare, se nel periodo dei crimini a Stutthof Emmenberger si trovava in Sud America? O se le notizie riportano che alla fine della guerra Nehle si è tolto la vita? Al contrario, Bärlach trova la sfida ancor più allettante e, tenendo ben presente che «l'ingiustizia va cercata lì dove si trova» (p. 84), decide di farsi trasferire sotto falso nome nella sfarzosa e costosissima clinica di Emmenberger. L'obiettivo? Indagare per l'ultima volta, anche da un letto d'ospedale. Ed è in quella stanza fredda e solitaria che Bärlach fa la conoscenza di Emmenberger e di alcuni suoi assistenti, inquietanti come lui. Le capacità dialettiche dell'investigatore, unite alle sue intuizioni, riusciranno a svelare l'eventuale aguzzino che si nasconde in Emmenberger? Dall'altro lato si trova però ad avere a che fare con un interlocutore abile nell'arte della parola: 

«Hungertbel contrattaccò con veemenza. Con il modo semplicistico con cui il commissario procedeva nei confronti della realtà era un gioco da ragazzi provare tutto quello che si voleva. Con un simile metodo tutto poteva essere in dubbio, disse» (p. 45)
E soprattutto, se anche Bärlach ci riuscisse, come potrebbe comunicare le sue scoperte, visto che questa clinica svizzera si rivela fin da subito come un ambiente protetto, addirittura inespugnabile? Nello spazio asettico di una sala operatoria, mentre un orologio ticchetta furiosamente, avviene un primo incontro pieno di battute serratissime tra Bärlach e il dottor Emmenberger. Per i colpi di scena bisognerà invece aspettare che Bärlach si risvegli dai numerosi periodi di sedazione, di cui ci sfugge la reale necessità. Tra apparizioni che si muovono tra immaginazioni oniriche e ricordi, richieste d'aiuto e sospetti che rischiano di trasformarsi in certezze, Il sospetto a un certo punto ci lascerà col fiato sospeso. «Converrà con me, signor commissario, che mi sono procurato un boia non tanto facile da scoprire» (p. 96): chi pronuncia questa frase? E a chi si rivolge? 

Dürrenmatt, maestro del giallo problematico, carica di drammaticità questo suo romanzo, in cui si trova ancora una volta a riflettere sulla giustizia, sulla verità, nonché sull'etica della giustizia e sui rischi che può comportare portare avanti i propri sospetti e decidere di saggiarli a qualsiasi costo. E l'indagine diventa un'ossessione (come non ricordare, in merito, La promessa, altro grande successo di Dūrrenmatt?), in grado di mettere in secondo piano l'incolumità del commissario, d'altra parte già spacciato per volontà del fato. Uscito nuovamente in libreria con la traduzione di Margherita Belardetti per i tipi di Adelphi, che sta via via ripubblicando i libri di Dürrenmatt, Il sospetto è assolutamente un romanzo da non lasciarsi sfuggire per chi ama il mistero e i gialli che problematizzano la loro stessa natura: pur non vivendo di grandi azioni, il romanzo si anima di dialoghi memorabili e di dettagli che saranno fondamentali per scoprire la verità. 

Una curiosità: nel 1972 è andato in onda sulla Rai uno sceneggiato in due puntate tratto dall'omonimo romanzo di Dürrenmatt, per la regia di Daniele D'Anza e adattato per lo schermo da Diego Fabbri. Le due puntate dello sceneggiato sono ancora disponibili su RaiPlay

GMGhioni

Anche Carolina si è occupata di questo romanzo nella sua vecchia edizione - qui trovate il suo invito alla lettura