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Non smettere di credere nell'amore: il nuovo bellissimo romanzo di Marco Marsullo, «Tutte le volte che mi sono innamorato»

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Tutte le volte che mi sono innamorato
di Marco Marsullo
Milano, Feltrinelli, 28 aprile 2022

pp. 208
€ 18,00 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)

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Quando ho letto la descrizione del nuovo libro di Marsullo, Tutte le volte che mi sono innamorato, in uscita il 28 aprile per Feltrinelli, ho provato subito una grande curiosità; una volta ricevuto, non ho atteso oltre e mi sono gettata a capofitto nelle prime pagine, sperando che potesse essere una bella novità, e ora che l’ho terminato (o meglio, divorato, nel giro di qualche giorno) posso dire con certezza che non ha deluso le aspettative, anzi!

Ma di cosa parla Tutte le volte che mi sono innamorato? Il protagonista è un uomo che parla d’amore: Cesare, trentacinque anni, maestro elementare dal cuore buono, è ancora alla ricerca dell’anima gemella. Tante storie, alcune importanti, ma mai nessuna che gli abbia fatto provare il desiderio di provarci per tutta la vita. Romantico ma al contempo complesso, tiene nel petto un cuore sofferente a causa di un trascorso sentimentale decisamente poco sereno, e tanti interrogativi – di cui molti su di sé – senza risposta. I suoi amici, tutti sposati e alcuni con prole, ai suoi occhi sembrano aver capito tutto. E a lui cosa resta? Un gatto, Thiago, e tante sere da solo, spese a ripensare ai suoi dilemmi sentimentali.

«Certe volte, solo per un istante, osservandoli, l’essere rimasto l’ultimo single mi sembra la cosa migliore che mi sia capitata. Nessun compromesso, nessuna noia quotidiana, nessuna scelta sbagliata che si ripercuote su una vita nuova. Ci sono sere in cui torno a casa da solo, le luci spente, le stanze silenziose, e tiro un sospiro di sollievo. La solitudine del cuore pesa sempre meno della claustrofobia che prende quando ci si accorge di avere accanto la persona sbagliata. Eppure, proprio in quelle sere, dopo aver tirato il sospiro di sollievo, ne tiro un secondo. Più rumoroso, che parte dalla pancia. È il sospiro di quelli che, come me, non aspettano altro che l’amore. Per trovarlo a volte ci vuole fortuna, a volte ostinazione. Altre volte, ed è il mio caso, sembra che qualsiasi cosa ci voglia mi sfuggirà sempre.» (p. 15)

Anche Sandro, un altro dei suoi amici di una vita, è ormai prossimo alle nozze, ed è proprio quello il punto da cui parte il romanzo: sulla partecipazione, accanto al suo nome, un “+1” aggiunto a penna, una promessa di felicità, la speranza che Cesare possa finalmente essere accompagnato alla cerimonia dalla donna della sua vita. Le parole dei suoi amici – seppure dette in buona fede – pesano come macigni e il dubbio si insinua in lui: «E se l’errore fosse a monte? Se non fossi capace di scegliere, più che di gestire, una relazione?» (p. 26)

Ed è qui che Cesare si scuote e decide di provarci, per davvero, cercando in quel breve lasso di tempo, l’amore vero.

L’argomento attorno a cui ruota la narrazione sembrerebbe, quindi, essere la ricerca della donna da portare al matrimonio del suo amico. Un’ultima chance, il desiderio, stavolta, di tentarci seriamente, con intenzione e impegno. In realtà, però, bisogna dire che tale ricerca si rivela, alla fine, solo un mero pretesto narrativo per un racconto più ampio, ovvero un vero e proprio viaggio di formazione sentimentale alla ricerca di una spiegazione che ancora non c’è: cosa è andato storto? Perché i suoi amici sembrano essere felici in coppia e oggi Cesare si ritrova ancora l’unico single del gruppo? Eppure, questo deve riconoscerselo, ha un discreto successo con le donne, gli appuntamenti e le storie non sono mancate. Tuttavia, c’è sempre stato qualcosa che non andava, un’incomprensione di fondo, discussioni che rivelavano aspettative diverse, che col tempo diventavano un macigno sul cuore. Cuore che Cesare sente ormai essersi accartocciato e la fiducia verso il futuro egli non sente di averla più. E allora si dà sei mesi. Sei mesi per risarcire una vita di incomprensioni, litigate, noia, fatica spesa per far proseguire una storia laddove non c’era più lo stesso ritmo né la stessa comunione di intenti, relazioni ferme al palo, messaggi lasciati (anche da lui) senza risposta, allontanamenti fugaci senza una spiegazione. Questo breve lasso di tempo sarà sufficiente? Ma soprattutto, l’amore risponde ai programmi degli esseri umani? Quello che è certo è che in questi mesi Cesare scoprirà sul proprio conto molte più cose di quante non ne avesse apprese in trentacinque anni, ma soprattutto vedrà che niente è come sembra, nemmeno nella vita sentimentale – anche apparentemente perfetta – dei suoi amici.

«Due persone che ancora devono innamorarsi sono soltanto due sconosciuti, e lo restano anche per tutto il tempo che viene dopo, anche quando, poi, si innamorano. L’amore non ti guarisce dalla solitudine. Dietro questo sentimento caotico c’è una strana convinzione, un’idea che riscalda: quella che quando ami e vieni amato sai chi hai accanto, lo conosci al punto da essere al sicuro. La conoscenza però non la regala l’amore, è qualcosa che si costruisce con l’attenzione, il tempo, la costanza, tutte cose che poco hanno a che fare con la passione iniziale. Gli sconosciuti sono mine sensibili che esplodono quando entrano in contatto, aderiscono agli angoli più bui, quelli non esplorati, con un botto violentissimo. Uno sconosciuto può davvero diventare tutto il resto? Può uno sconosciuto diventare te stesso?»

Il tema della ricerca, quindi, altro non è che un trampolino per buttarsi nella vera storia, quella del percorso sentimentale di Cesare, fatto di domande e illusioni, promesse e tradimenti, finalizzato alla ricerca di quell’unico batticuore che ancora gli interessa.

Quel che è certo, in ogni caso, è che ogni indagine che si rispetti ha bisogno di una guida, un faro, per indicare al viaggiatore la strada giusta. Ed è qui che entra in scena un personaggio splendido, che merita di essere citato: la maestra Silvia, ovvero una collega di Cesare, ormai vicina alla pensione, felicemente sposata da decenni, a cui il protagonista cerca di scucire i segreti del suo matrimonio felice. Ed è a lei che l'autore fa dire una delle battute più belle dell’intero libro, quella che porterà Cesare sulla strada giusta, accendendo, inconsapevolmente, la luce sull’unica via percorribile.

Il nome dell’autore è ormai noto ai più, poiché con questa siamo ormai alla nona opera data alle stampe e i suoi libri sono sempre delle letture interessanti; tuttavia, nonostante il trascorrere del tempo, il suo stile resta sempre fresco e godibile e non perde di smalto con gli anni, anzi, si evolve in una direzione sempre più precisa e chiara. Infatti, possiamo notare, e apprezzare, chiaramente che la sua scrittura possiede una leggerezza, calvinianamente intesa, che permette all’autore di alternare momenti seri ad altri decisamente più divertenti, a tratti spassosi, come certi scambi fulminei di battute che fanno davvero ridere. In Tutte le volte che mi sono innamorato, però, è possibile vedere un altro Marsullo, più profondo, più intimo, quasi, poiché, nel leggere la storia, si ha l’impressione che ogni pagina sia stata profondamente sentita e intesa, che soprattutto certi monologhi del protagonista o alcune sue riflessioni, siano stati prima compresi e sentiti e poi messi su carta. Ci sono delle riflessioni davvero molto belle e quasi struggenti:

«Penso che la fidanzata di tutta la vita ci sarebbe stata in quei momenti durante i quali, invece, non c’era nessuno. Nelle sere in cui il silenzio invade le dita e il cellulare suona solo per messaggi di persone che non sanno niente di me e credono di aver capito tutto, da un atteggiamento, da una frase buttata lì. E invece dietro i comportamenti di una persona c’è la somma di ogni passo fatto fino a quel giorno, di tutte le volte che è stato un no invece di un sì; si pensa che un uomo che non ha accanto una fidanzata di tutta la vita sia un ragazzino superficiale, uno che non sa prendersi un impegno, che non sa coltivare una relazione […]. E invece dietro un uomo che non ha accanto una fidanzata di tutta la vita c’è il dolore di tutti i fallimenti precedenti.» (pp. 67-8)

E anche se è vero che il talento di uno scrittore sta proprio nel rendere tangibili e perfettamente espressi i sentimenti più disparati, leggere nei ringraziamenti quello che Marsullo scrive a proposito di una certa novità nella sua vita (e che lasciamo alla vostra lettura), è molto bello.

Anche in libri precedenti (ad esempio, L’anno in cui imparai a leggere, Einaudi), Marsullo ha toccato con mano emozioni delicate e argomenti sensibili, tuttavia, questa volta si percepisce un’urgenza nuova, una necessità, per il protagonista, di scandagliare il fondo della propria anima, che lo mette in contatto con la propria parte più critica e al contempo con la disperata malinconia di chi sente di avere solo interrogativi e nessuna risposta. Ed è questa una delle caratteristiche che rendono questo libro imperdibile, perché sa unire sentimenti diversi e il tocco della spensieratezza diventa felice compagna di pagine molto più dense e profonde. Una dote interessante, capace di rendere un libro sia leggero e godibile, sia portavoce di una lezione importante.

Tutte le volte che mi sono innamorato, quindi, è uno splendido viaggio di formazione sentimentale, in cui le risate si accompagnano alle riflessioni e in cui l’amore vero viene atteso, cercato, aspettato, e infine riconosciuto. Un amore che non si configura come un arrivo ma come l'inizio di tutto. Una storia bella, che vale la pena di leggere e di regalare a chi deve riparare il proprio cuore.

Valentina Zinnà