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"Diritto di sangue" di Gigi Paoli: un noir in salsa fiorentina

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Diritto di sangue
di Gigi Paoli
Giunti, marzo 2022

pp. 309
€ 16,90 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)

Avevo solo delle domande, una in verità, che meritavano una risposta. Perché sapevo di averne diritto. E quell'uomo davanti a me, che a quella domanda avrebbe potuto dare una risposta dopo tutti quegli anni, mi impediva di esercitare un diritto profondo e personale. Un diritto di sangue. Il diritto era mio, il sangue era quello di mio padre (p. 80).

Sebbene io ami alla follia i gialli ed i noir ben congegnati, devo ammettere di avere una spiccata predilezione per i thriller giudiziari, nei quali avvocati, pubblici ministeri e giudici hanno un ruolo preponderante nello svolgimento della vicenda.

Da un po' di anni ho scoperto la serie de "I misteri di Firenze" (con questo nome la Giunti ha raccolto le prime tre opere dello scrittore Gigi Paoli), nella quale il genere del thriller giudiziario assume una veste molto peculiare: al centro di queste storie, infatti, vi è sì un tribunale (nello specifico quello di Firenze, ribattezzato "Gotham"), con tutte le figure ad esso connesse che vi ruotano attorno, ma il vero protagonista della storia è l'immancabile cronista Carlo Alberto Marchi (le cui precedenti avventure sono state recensite da CriticaLetteraria qui, qui e qui).

Nato dalla penna del giornalista e scrittore fiorentino Gigi Paoli, Marchi ne costituisce un po' il suo alter ego, ed in ognuna delle avventure alle quali prende parte è il suo infallibile fiuto per il mistero a condurlo (e noi insieme a lui) verso la risoluzione del caso.

Nella sua ultima avventura, intitolata Diritto di sangue (Giunti, 2022) Marchi è ancora alle prese con i malanni fisici che l'incidente occorsogli alla fine del libro precedente gli ha procurato, ma nonostante giorni di coma ed una continua quanto dolorosa riabilitazione, proprio non riesce a starsene con le mani in mano, e così si ritrova ad indagare sull'uccisione di alcuni membri delle Brigate Rosse.

Il passato torna così a bussare con prepotenza alla porta del cronista del Nuovo Giornale di Firenze, che si ritrova a scavare in questa torbida vicenda ed a provare anche a far luce su un doloroso e mai risolto avvenimento personale.

E dunque cercavo di aiutare le persone che, anche a Gotham, rischiavano di rimanere stritolate in quel perfido meccanismo della società chiamato Giustizia, che aveva una rete singolare, quasi magica, contraria alla logica: intrappolava i pesci piccoli e faceva passare quelli grandi (p. 200).

Insieme a Carlo Alberto Marchi avremo il piacere di ritrovare i suoi colleghi (tra i quali il più simpatico rimane per me senza ombra di dubbio il nobile Alessandro Della Robbia, soprannominato "L'Artista"), le forze di polizia e quelle giudiziarie alle quali sovente si rivolge per venire a conoscenza di nuovi elementi che gli consentano di scrivere un buon "pezzo" per il suo giornale, la figlia Donata, alle prese con i primi sussulti del cuore, l'Avvocatessa Olga, compagna dolce e innamorata di Marchi, ma faremo anche la conoscenza di nuovi personaggi, tra i quali spicca la bella Marconi, la sostituta del cronista al suo giornale, nuovi membri della magistratura impegnati a dare un volto ed un nome al misterioso assassino che si aggira nella città di Firenze.

La forza delle storie di Gigi Paoli sta non solo nel ritmo serrato della narrazione, nei continui colpi di scena in chiusura di ogni capitolo, nella verosimiglianza delle vicende raccontate, ma anche nella simpatia di Marchi, ben lontano dalla perfezione dei detective di certi gialli, ma al contrario così incredibilmente umano e fallibile, talmente divertente, ironico, sempre alle prese con mille problemi familiari e lavorativi, da farlo apparire simile a noi lettori, alla stregua di un vicino di casa dal cuore grande.

In questo libro, oltre all'ottima caratterizzazione dei personaggi, una nota di merito va tributata anche all'accurata ricostruzione storica effettuata dall'autore a proposito del periodo delle Brigate Rosse in Italia.

In conclusione, quanti sono già affezionati ammiratori di Gigi Paoli non potranno fare a meno di leggere questa nuova avventura del suo alter ego (come ha ammesso l'autore), nel quale il nostro eroe ci appare ancora più umano che in passato perché scosso da un dolore profondo e mai sopito.

A coloro che invece non hanno ancora avuto la ventura di fare la conoscenza del cronista di giudiziaria più simpatico d'Italia, il mio consiglio non può che essere quello di correre in libreria non solo per sprofondare nella lettura de Diritto di sangue, ma anche per recuperare tutte le altre avventure di Carlo Alberto Marchi.

Una domanda però non può non sorgere spontanea in noi lettori e grandi ammiratori di Marchi: perché non trarre una fiction dalle sue storie?

Ilaria Pocaforza