in

"Elsa" di Angela Bubba: nessuno è mai troppo piccolo per qualcosa

- -


Elsa
di Angela Bubba
Ponte alle Grazie, 2022 (collana Scrittori)

pp. 434
€ 16,80 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Le cose che mi piacciono iniziano tutte con la lettera M. Mare. Mozart. Mandarino. E forse anche Moravia (p. 107).
Ricordo con precisione il momento in cui ho fatto la "conoscenza" di Elsa Morante: frequentavo la terza media e la mia professoressa di Lettere mi consigliò di leggere La Storia (Einaudi, 1974, del quale CriticaLetteraria si è occupata qui) per la tesina di fine anno.
Ho ben chiara nella mente l'immagine sulla copertina di quel volume che ritraeva un quadro di Picasso intitolato Madre e figlio. Ma ciò che più di tutto mi colpì fu il sottotitolo della prima edizione: "Uno scandalo che dura da diecimila anni".

Sebbene il primo approccio per una ragazzina di tredici anni non fu facile, mi incantai dietro ai mille significati che quel titolo così breve racchiudeva, seguii con autentica trepidazione le vicende della maestra Ida e di suo figlio, il piccolo Useppe, e poco tempo dopo vidi pure la bella trasposizione cinematografica di Luigi Comencini del 1986, con una bravissima Claudia Cardinale.

Quel libro di oltre 700 pagine scavò un solco dentro di me, lasciandomi addosso un marchio potentissimo che negli anni mi ha condotta a leggere altre opere di questa grande donna e autrice, che è diventata una delle mie preferite nello scenario del '900 italiano, tanto da condurmi nuovamente sulle sue orme al liceo, quando divorai L'isola di Arturo (Einaudi, 1957), di cui Critica ha già scritto qui, romanzo insignito del Premio Strega 1957, e da apprezzarlo tantissimo. Ma fu solo quando lo rilessi qualche tempo fa che mi avvicinai realmente alla grandezza di questo romanzo di formazione ed ebbi la conferma del talento della Morante.

E così, quando ho scoperto che l'italianista Angela Bubba aveva dato alle stampe una biografia romanzata su questa autrice che occupa un posto speciale nel mio cuore, non ho potuto fare a meno di correre a leggerla.
Sono così entrata in possesso di Elsa (Ponte alle Grazie, 2022), un libro nel cui titolo è racchiusa tutta la forza (ma anche la profonda fragilità) che ha caratterizzato la Morante, e sarà proprio il nome dell'autrice romana uno dei punti sui quali più volte tornerà la narrazione:

«ÉLSA, singolare femminile. Voce di origine germanica Con questo termine si indica la traversa metallica posta alla base dell'impugnatura delle spade, che serve a proteggere in parte la mano e a fermare la lama contro il fodero» (...). La bambina solleva lo sguardo, sospira lanciando un debole sorriso alla madre, il dito puntato sulla pagina (...). «Perché hai scelto proprio questo nome?» (...). «Nessuna spada somiglia a un'altra spada. Ricordalo» (p. 13-14).

La storia prende le mosse dall'infanzia nel quartiere romano di Testaccio, dove Elsa e i fratelli vivevano insieme alla madre Irma (una maestra ebrea nelle cui fattezze è impossibile non scorgere in controluce i tratti della protagonista de La Storia) e ad Augusto Morante, marito di Irma che riconoscerà Elsa, anche se quest'ultima era in realtà figlia di un altro uomo, Francesco Lo Monaco, che morirà suicida quando l'autrice sarà ormai adulta.

Nella storia familiare di Morante possiamo rintracciare quelle controverse figure genitoriali che caratterizzeranno i suoi quattro romanzi, e che formeranno il carattere della donna, il vero fulcro della storia: severa ma al contempo generosa, umile nei confronti del proprio lavoro ma sempre pronta a difendere i deboli.

Elsa non conoscerà mai la gioia di diventare madre (anche se un bambino di nome Arturo ricorre costantemente nelle pagine della Bubba), ma avrà diversi amori nel corso della sua vita: quello che l'accompagnerà per vent'anni e non l'abbandonerà fino alla morte sarà quello di suo marito, lo scrittore Alberto Moravia, altra grandissima figura nell'Italia del '900, ma ella avrà anche delle tormentate relazioni con il regista Luchino Visconti e con il giovane pittore americano Bill Morrow, il cui suicidio la turberà profondamente.

Perché l'amore è sempre difficile, più di qualsiasi cosa. Come la pace, più complicata di qualsiasi guerra (p. 236).

Tante saranno inoltre le personalità che Elsa incrocerà nel corso della sua esistenza e con le quali stringerà rapporti di amicizia, tra le quali spiccano i nomi del sacerdote Don Pietro Tacchi Venturi, che proverà ad aiutare sia lei che il marito a fuggire da Roma nel periodo delle rappresaglie naziste durante la seconda guerra mondiale; Natalia Ginzburg, grazie alla quale riuscirà nel 1948 a pubblicare per Einaudi il suo primo romanzo, Menzogna e sortilegio; Pier Paolo Pasolini, grandissimo amico suo e di Moravia.

Elsa è un bel romanzo fondato su una solida documentazione biografica nel quale i toni della fiction non prevalgono mai sulla verità storica: il risultato è il ritratto di una donna irascibile, scostante, la cui intera narrazione si fonderà sull'infanzia e la giovinezza, ma anche profondamente umana, perennemente circondata dagli amati gatti e sempre pronta ad aprire le porte della sua casa e del suo cuore a coloro che sono in difficoltà.

Angela Bubba ha dunque scritto un libro consigliato non solo a quanti amano lo stile e le storie della Morante, ma anche a coloro che vogliono ripercorrere la scena culturale italiana del secondo dopoguerra attraverso un libro capace di regalare le stesse emozioni di un saggio, ma con la leggerezza e la partecipazione che solo i romanzi sanno offrire.

Ilaria Pocaforza