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I "Racconti di Natale" della Marchesa Colombi ricordano il filone narrativo inaugurato da Dickens

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Racconti di Natale



Racconti di Natale
della Marchesa Colombi

a cura di Silvia S.G. Palandri 
Edizione Croce, novembre 2021

pp. 205
€ 16,06

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I Racconti di Natale del 1878 sono qui raccolti e per la prima volta pubblicati, insieme ad altri scritti, e ci dicono molto della loro autrice, ovvero Maria Antonietta Torriavi, dai più conosciuta con lo pseudonimo di Marchesa Colombi. Tuttavia i racconti natalizi occuparono una parte cospicua della sua produzione, ovvero dieci anni e per questa ragione temi e motivi, pur inserendosi nel filone narrativo inaugurato fa Dickens, si moltiplicano e si stratificano notevolmente.A riprova dell'importanza che aveva questa ricorrenza per l'autrice, la stessa, parlando dei suoi racconti di Natale, afferma:

 «Ho serbato l'abitudine di famiglia di dare grande solennità a questa festa, di celebrarla con auguri e doni. Ma ne ho serbato pure quel senso di commozione e di raccoglimento che mi ispirava nella mia prima gioventù».

L'autrice, da una parte distanziandosi dalla trama tipicamente dickensiana, dall'altra inserendosi nel solco del Christmas Carol (filone narrativo inaugurato dal famoso Canto di Natale del 1843), in queste storie racconta uno spaccato della vita dei più poveri, delle donne in difficoltà e dei bambini sofferenti. Il suo obiettivo resta comunque quello di dimostrare come, nel giorno di Natale, la purezza dell'animo umano riesca infine a manifestarsi nonostante le avversità. Nelle tematiche ritroviamo molti dei temi cari anche a Verga, che di questa autrice ammirava lo stile e la capacità di cogliere spaccati di vita vera, così come fu molto ammirata da Carducci e Croce.

Donna molto attiva nella vita sociale e politica del Paese, aveva tra i suoi intenti quello di educare chi legge e contribuire, dopo l'Unità d'Italia, alla nascita di tradizioni comuni, anche fornendo una sorta di prontuario di comportamento, senza dimenticare gli emarginati, le donne sole, quelle che sacrificano se stesse per mantenere unita la famiglia. A tal proposito è emblematico il racconto Sogni dorati, ambientato in provincia di Novara, dove i sogni di rinascita ed emigrazione del capofamiglia si scontrano contro la volontà pragmatica della moglie di risparmiare e tenere unita la famiglia, crescendo i figli con amore e rispetto, e riammettendo in famiglia il marito, pur insofferente e testardo, e al suo rientro anche conscio di aver rovinato il loro rapporto. 

Quelle scene violente, ed i malumori che ne seguivano, facevano un gran male alla mamma. Ella adorava suo marito, e dirgli una parola che potesse dispiacergli, che non fosse un'approvazione, le era assai più doloroso che di sentirsi disapprovata, rimproverata ella stessa. p. 28

Che la produzione natalizia sia stata centrale anche per inserirvi altre tematiche, è ben visibile, secondo quanto analizza e ci racconta la curatrice dell'opera Silvia S.G. Paladini, anche in un romanzo dal titolo  In Risaia. Racconto di Natale (1878), in cui la studiosa ravvisa come ci sia uno spaccato significativo della vita durissima delle mondine, che vogliono, attraverso l'occhio della protagonista Nanna, riscattarsi e cercare di mantenere la propria bellezza; idea che mal si concilia con il sacrificio richiesto a queste donne, costrette a lavorare per poche lire e a sfiorire in mezzo alle risaie.

Tornando ai racconti qui raccolti e accennando brevemente alle loro tematiche, si ravvisa molto anche dell'interesse giornalistico di questa scrittrice, che fu una delle prime firme femminili del Corriere della Sera, fondato dal marito Eugenio Torelli Viollier. Ad esempio in Carmen, in cui il desiderio di aver un figlio maschio e la scoperta dell'arrivo di una gracile femminuccia, scatena un risentimento, da parte dei genitori, nei confronti della bambina, che troverà riscatto solo nel tragico sacrificio che la sventurata farà per salvare il fratellino, il maschietto tanto agognato dai suoi. Così come in Suor Maria, la cui storia ricorda quella di tante altre sventurate, in primis la Monaca di Monza, costrette al noviziato per interessi familiari e non per reale vocazione. La sostituzione della famiglia d'affetti con il proprio nucleo lavorativo e di allievi, rende l'immagine del medico Navaro molto moderna, seppur l'epilogo "natalizio" sia qui, infine, molto influenzato dallo stile gotico.

Insomma la Marchesa Colombi è una scrittrice da conoscere, che ancora una volta viene riscoperta da Edizioni Croce e riportata all'attenzione del pubblico dei lettori, che scopriranno una figura interessante di donna e un'attenta autrice, figlia del suo tempo e nel contempo moderna per interessi e tematiche.

Samantha Viva