in

La Circe profondamente umana, tenace e passionale nel romanzo in cima alle classifiche di Madeline Miller

- -
Madeline Miller, copertina di Circe


Circe
di Madeline Miller
Marsilio, 2021

1^ edizione: 2018
Traduzione di Marinella Magrì
Con una nota di Maria Grazia Ciani

pp. 416
€ 11,40 (cartaceo, tascabile)
€ 7,99 (ebook) 


Chi è Circe? A scuola l'abbiamo conosciuta come la maga che trasforma i compagni di Ulisse in porci, ma su di lei di solito si approfondisce poco; tutt'al più si riflette sulle sue doti di ammaliatrice, sulla presenza di pozioni in grado di mutare l'aspetto umano. Al centro di tutto, in ogni caso, resta Ulisse, che, con la sua straordinaria astuzia e con una sorta di antidoto datogli dagli dei, riesce a scampare alla minaccia della maga (ma non alla sua avvenenza). Nel poema omerico, Circe è un ostacolo, è l'ennesimo impedimento che porta Ulisse a ritardare il suo ritorno a Itaca. 

Nel romanzo di Madeline Miller in cima a tutte le classifiche, Circe diventa centrale (a cominciare dal titolo). Oltre a essere una pharmakis (maga), è molto di più: tanto per cominciare, è una ninfa, figlia di Elios e di una naiade. Pochi sono i poteri divini che le vengono garantiti alla nascita, e questo viene specificato fin dall'inizio del libro. Sono tanti, invece, i tratti che la accomunano agli esseri viventi, tra cui la voce, così simile a quella degli umani, e la sua curiosità verso chi è terreno e destinato alla morte. Pietosa verso chi subisce enormi punizioni (come Prometeo), a costo di violare le leggi degli dei, la giovanissima Circe si lascia avvincere dalla passione per un pescatore Glauco. Quando cerca di trattenerlo a sé, violando i precetti divini e perseguendo con tenacia il suo obiettivo di strapparlo alla bella Scilla, la ninfa viene punita con l'esilio sull'isola di Eea “Eea”. Ne assaporai il suono. Lieve, si spiegava sommesso come ali nell'aria buia», p. 100)

Si tratta di un confino a cui è necessario adattarsi, perché attorno a Circe non ci sono più le ricchezze della casa paterna, ma solo una natura ricca e a tratti impervia. In poco tempo, una leonessa le diventa amica e l'isola, con le sue erbe, le sue pietre e le sue acque offrono a Circe occasioni preziose per affinare le sue doti di maga. Come vedremo più volte nel romanzo, per funzionare una pozione richiede anche la giusta attitudine e le parole sono preziose per accompagnare il potere degli intrugli; in ogni caso, «la magia non può essere insegnata. La scopri da sola, o non la scopri affatto» (p. 75). Dono straordinario quando salva una vita e maleficio potente quando attua metamorfosi spaventose, la magia impregna la vita di Circe, ma si fa strumento nelle sue mani, ammansita tanto quanto la leonessa che vive con lei. La magia è anche ciò che tutela Circe dall'arrivo di marinai pronti ad approfittarsi di lei e a depredare le sue ricchezze; ecco che allora la trasformazione in porci è una vendetta sottile, goduta con un certo spietato compiacimento (si noti, ad esempio, l'indugio sui dettagli della metamorfosi): 

Era quello il momento che preferivo, vederli corrugare la fronte nel tentativo di comprendere perché non avessi paura. Percepivo le mie erbe nei loro corpi simili a corde in attesa di essere pizzicate. Assaporavo quella loro confusione, quella loro nascente paura. E poi pizzicavo le corde.
Le loro schiene si piegavano, obbligandoli a quattro zampe, le facce si gonfiavano come cadaveri di annegati. Si dimenavano e rovesciavano le panche, e il vino imbrattava il pavimento. Le grida esplodevano in gemito acuti. Doveva essere doloroso, ne sono certa. 
Tenevo il capo per ultimo, così che potesse assistere. Si sottraeva, si addossava al muro. Ti prego. Risparmiami, risparmiami, risparmiami. 
No, rispondevo io. Oh, no. (p. 202)

Naufragi come questo e successive richieste di ospitalità sono molto frequenti sull'isola, se consideriamo la percezione del tempo di una ninfa immortale. Non di rado sta a Circe salvare chi le chiede ospitalità, cibo e vino per ristorarsi. Oltre agli umani, che spesso portano con sé i racconti dalla terraferma ma anche tanta violenza, su Eea arrivano anche gli dèi. È di casa Ermes, con cui Circe intreccia una relazione erotico-sessuale (mai amorosa) dopo il tramonto, ma nel corso delle vicende arriverà lì, tra gli altri, anche la potente Atena. 

Va aggiunto che qualche volta Circe potrà allontanarsi da Eea, se chiamata a compiere missioni importanti, come aiutare sua sorella Pasifae a mettere al mondo il Minotauro, dopo un travaglio doloroso e lunghissimo e un parto a dir poco violento. Solo una maga come lei, con l'aiuto di Dedalo, avrebbe potuto aiutare la sorella a non essere straziata dalla nascita rovinosa. Questa è una delle tante occasioni per far entrare altri miti nel romanzo di Madeline Miller, senza forzature, ma godendo del piacere del racconto. 

Noi lettori attendiamo con crescente suspense l'arrivo di Odisseo sull'isola, e le nostre prospettive non vengono deluse, anche se cadono molte delle nostre convinzioni. Se dalla tradizione Madeline Miller rende Circe madre di Telegono, avuto da Odisseo e cresciuto con difficoltà sull'isola di Eea, si immagina anche un intenso incontro tra la maga, Penelope e Telemaco. I due, accompagnati sull'isola di Eea da Telegono dopo una serie di avventure, raccontano il ritorno di Ulisse in modo diverso dalla tradizione omerica. Come precisa Maria Grazia Ciani nella breve postfazione al romanzo, l'autrice «a poco a poco demolisce il personaggio famoso, attenendosi alla tradizione post-omerica che fa del signore di Itaca un essere perverso, vile e bugiardo. Inedito sembra invece il ritratto - ferocemente negativo - che ne fanno Penelope e Telemaco» (p. 411). 

Dunque, quando leggiamo Circe, disponiamoci con un animo aperto a rimettere in discussione i nostri pregiudizi, ma teniamo ben deste le nostre conoscenze omeriche: sarà interessante confrontare quanto raccontato nell'Odissea con questa ispirata riscrittura di Madeline Miller. Lo stile sa farsi coinvolgente e trasportarci, tanto con i dialoghi quanto con la narrazione, all'interno di un mondo che non ha mai smesso di affascinarci. Oltre alla trama, sapientemente calibrata per renderla piena di intrighi e di colpi di teatro, mirabile è la resa del personaggio femminile di Circe, indipendente e ferocemente disposta a sentire la vita, in tutte le sue sfumature. Un finale inatteso ma coerente col romanzo e con la protagonista ci fa chiudere le pagine di Circe con un appagante senso di compiutezza. 

GMGhioni