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Quali donne ci portano nella fabbrica del futuro? Trovare ispirazione nel saggio firmato dalle autrici del gruppo Controparola

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Donne al futuro

di Paola Cioni, Eliana Di Caro, Paola Gaglianone, Dina Lauricella, Lia Levi, Dacia Maraini, Cristiana Palazzoni, Maria Serena Palieri, Valeria Papitto, Linda Laura Sabbadini, Francesca Sancin, Cristiana di San Marzano, Mirella Serri
Il Mulino, 2021

pp. 280

€ 22,00 (cartaceo)
€ 14,99 (ebook)


Di fronte a segnali così contraddittori, insomma, non resta che entrare nella fabbrica del futuro. Capire in concreto in quale direzione stia andando il nostro tempo. Sapendo che in molti casi, ancora, il protagonismo femminile è di per sé una novità che muta gli scenari. (Maria Serena Palieri nell'Introduzione di Donne al futuro)


Declinare al futuro non è semplice, soprattutto in un presente come quello che stiamo vivendo.
Incerto, imprevedibile, scosso. Eppure farlo è necessario ora più che mai, dal momento che ogni equilibrio passato sembra essere stato sconvolto e tanti dei nostri punti cardinali - ideali, economici, produttivi, sociali - si sono invertiti. Quale strada ci attende? Ce lo chiediamo praticamente tutti i giorni, non senza un generalizzato horror futuri che, in una certa misura, ci conferma umani e spaventati (o forse spaventati perché umani). 
Verso questo obiettivo, ragionare al futuro, ci portano le autrici di Controparola, un gruppo di giornaliste e scrittrici costituitosi nel 1992 per iniziativa di Dacia Maraini.
Insieme hanno già pubblicato volumi che riflettono sul ruolo della donna ieri, oggi e domani quali Donne del Risorgimento, Donne della Repubblica e Donne nel Sessantotto (editi da Il Mulino). Adesso, sempre forti del valore di quello che è stato, ci offrono con il loro nuovo Donne al futuro un'altra carrellata di ritratti, figure che spiccano oggi nei campi più disparati - economia, sport, cultura, scienze, tecnologie, arte, sociale... - per la loro capacità di pensare al futuro.
Le donne raccontate in questo volume sono nate in luoghi diversi, hanno percorsi sfaccettati ed esperienze varie ma c'è una grande dote che le unisce in un'ideale sorellanza: l'istinto e la capacità progettuale. Sono donne intente a fabbricare le nuove strutture di questo cantiere del futuro che ci sembra sospeso e che non vediamo, ma che invece è qui in mezzo a noi e funge da strada verso un mondo che ci auguriamo impari dagli errori commessi fin qui. 
Tra di loro: AliCè, street artist di fama internazionale che disegna una società più inclusiva e aperta all'ascolto sui muri delle nostre città; Francesca Bria, detta "La Robin Hood dei dati", che promuove un umanesimo tecnologico in cui le tecnologie sono un terreno di incontro e democrazia partecipativa; Emma Dante che vive il teatro come un'ossessione d'amore, un tormento inquieto come inquieta è la ricerca di un sé profondo; Rita Giaretta, la suora orsolina che ha costruito con le mani e l'anima una struttura che accoglie le donne che si salvano dalla tratta della prostituzione restituendo loro la capacità di pensare al domani; Bebe Vio che si fa portatrice di una nuova idea di sogno, di bellezza e di traguardo, non solo sportivo.
E non mancano poi donne lontane dalle luci dei riflettori, come le cosiddette Profughe di 'Ndrangheta, protagoniste di una rivoluzione inedita, attuale e tutta femminile che sta sgretolando il mito dell'invulnerabilità di una delle più potenti organizzazioni criminali del mondo. 
Le autrici del libro (in ordine alfabetico: Paola Cioni, Eliana Di Caro, Paola Gaglianone, Dina Lauricella, Lia Levi, Dacia Maraini, Cristiana Palazzoni, Maria Serena Palieri, Valeria Papitto, Linda Laura Sabbadini, Francesca Sancin, Cristiana di San Marzano, Mirella Serri) firmano dei ritratti che hanno ciascuno un proprio stile. Questo rispecchia non solo lo sguardo di chi li firma ma richiama anche l'anima della donna con cui si dialoga, in un vero e proprio corpo a corpo di idee. 
Viene fuori il ritratto vivo di un'Italia instancabile che pensa, agisce, propone, crea perché la società di domani sia come non è stata finora: più aperta, democratica, libera. Un cambio di paradigma che non può non passare dalle donne, ancora troppo limitate da regole non scritte eppure così condivise in ogni dove, dai luoghi di lavoro agli ospedali, dalle tribune politiche ai media, dai podi sportivi ai palcoscenici. 



Questo ritratto, oltre che vivo, è concreto: Donne al futuro non è una galleria di eroine di cartapesta, di santini da onorare per l'8 marzo o nelle occasioni in cui ci ricordiamo che la parità è ancora un obiettivo non raggiunto. Sono fatte di carne, sangue, coraggio, verità, talento. Sono reali e sono creatrici, non nel senso più semplice del termine.
Fortunatamente non è uno di quei libri che si inscrive nell'ormai abusata retorica della "donna eccezionale" considerata talmente irraggiungibile da essere esclusa quando si lavora sul presente (uno dei tanti alibi del patriarcato).
Non ci sono più scuse, soprattutto se i dati ci danno ragione: i governi che nell'ultimo anno hanno affrontato meglio l'emergenza Covid-19 sono tutti guidati da donne: Germania, Nuova Zelanda, Taiwan, Islanda, Norvegia, Finlandia e Danimarca.
Declinare al futuro, dunque, e declinare al femminile. E a chi avesse da obiettare dovremmo rispondere che sì, questi due termini possono e devono diventare sinonimi.
Bisognerebbe solo lasciare finalmente alle donne la possibilità di occupare un legittimo posto istituzionale e istituzionalizzato per i ruoli che ricoprono, e non relegarle a quello spazio essenzialmente privato dal quale sostengono le economie, le famiglie e le strutture sociali di tutto il mondo.
C'è in ballo il cantiere del futuro, e il futuro ci riguarda tutti. 
 

Claudia Consoli