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«No, non ero la madre di qualcuno che poteva fare una cosa del genere»: "La spinta", l'angosciante thriller psicologico di Ashley Audrain

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La spinta di Ashley Audrain



La spinta
di Ashley Audrain
Rizzoli, 2021

pp. 348
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Audiolibro disponibile


Quando si pensa alla maternità, difficilmente ci si chiede: che cosa succede, se non amerò mio figlio? È una domanda scomoda, che coglie una possibilità altamente improbabile, ma non impossibile. Leggendo o ascoltando in audiolibro La spinta, thriller psicologico di Ashley Audrain, dovremo in parte ricrederci: tutto, nel racconto dell'io-narrante Blythe, ci fa costruire un quadro annichilente di Violet, la sua primogenita. Fin dalle primissime pagine, Violet ha qualcosa di strano: guarda con occhi freddi, distaccati e cattivi la madre, che, dall'automobile parcheggiata in strada, spia la figlia e l'ex marito insieme alla loro nuova famiglia, apparentemente perfetta. Se vogliamo, è Blythe a compiere un atto scorretto, eppure per come la storia di viene raccontata non possiamo che provare pena per lei. 
Per ricostruire il tutto, Audrain sospende il piano del presente e ci porta indietro nel tempo, alla nascita dell'amore per Fox - tempi estatici che durano poco -, fino alla gravidanza e all'arrivo di Violet. Inizia fin da subito a esserci qualche problema: Blythe non si sente avvolgere dall'amore per sua figlia, pensa invece a quanto vorrebbe riposarsi o dedicarsi a sé, per sentirsi subito dopo una cattiva madre. Senso di colpa e desiderio di dimostrare di farcela, a qualunque costo, celano in parte la depressione post-partum di Blythe e fanno sì che "nascondere" (con la variante di "nascondersi") sia la parola-chiave della famiglia. Né Fox né la mamma di Fox riescono ad aiutare Blythe a sentirsi una madre migliore, perché le ansie si susseguono, l'inadeguatezza le serra la gola. Intanto, tra Blythe e Violet qualcosa si incrina, la bambina inizia a preferire il padre e a manifestare disagio, capricci e irrequietezza insieme alla madre. 
Non sono le migliori premesse, certo, ma è quando in Blythe si insinua il tarlo che Violet possa fare del male agli altri che le cose peggiorano. Fox ora minimizza, ora chiede a Blythe di mettere da parte i suoi dubbi e di occuparsi della loro figlia, ma non è spingendo la polvere sotto il tappeto che le cose possono migliorare. Anzi... Quando in famiglia nascerà il piccolo Sam, Blythe penserà di avere una seconda chance, sentirà tutti quei sentimenti che non ha mai provato istintivamente verso Violet. Violet, che alterna momenti di curiosità verso il nuovo arrivato ad altri di indifferenza o addirittura di spavaldo distacco dalla madre. 
Che cosa ha rotto definitivamente il matrimonio tra Blythe e Fox? Perché nelle primissime pagine lui ha una nuova famiglia e Violet vive lì? Per rispondere a queste due domande, dobbiamo seguire la narrazione in un percorso serrato, difficile da accettare, perché ci muoviamo tra pagine che sembrano un incubo ad occhi aperti, in contrasto con altre, rese ovattate dai giochi dei bambini e da nomignoli, diminutivi e altri vezzi. Il tratto comune è sempre il terrore di scoprire la verità, verità a lungo taciuta, in grado di scavare enormi solchi nella sicurezza di Blythe, che è così portata a mettere continuamente in dubbio sé stessa e la propria capacità di discernimento. 
Per quanto la protagonista compia errori su errori, non possiamo non empatizzare con lei, perché Ashley Audrain per il suo romanzo d'esordio ci fa avvicinare a questo narratore inaffidabile con grande scaltrezza, annientando le nostre riserve pagina dopo pagina. La solitudine di Blythe, i suoi problemi ad amare incondizionatamente la figlia sono forse specchio di quel che ha vissuto da bambina? Tanti sono i traumi che costellano questo romanzo, e a noi non resta che esplorarli con il fiato sospeso fino all'ultima pagina. 

GMGhioni