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Dentro e fuori, lo spirito del mondo: “Squali al tempo dei salvatori”, l’esordio di Kawai Strong Washburn

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washburn squali al tempo dei salvatori

Squali al tempo dei salvatori
di Kawai Strong Washburn
Edizioni E/O, gennaio 2021

pp. 384
Traduzione di Martina Testa

18,00 € (cartaceo)
11,99 € (ebook)

La voce di prima mi chiede di nuovo se mi serve aiuto. Tengo gli occhi chiusi e ascolto in silenzio.
(p. 233)
Hawaii, primi anni duemila. La famiglia Flores, composta Augie e Malia ed i loro tre figli, Dean, Nainoa e la piccola Kaui, si trova in forti difficoltà economiche dopo la chiusura della piantagione di canna da zucchero dove Augie lavorava. Devono trovare il modo di reinventarsi, trovare altri modi per mantenersi. Inaspettatamente, il loro secondogenito si rivela una risorsa da non sottovalutare. Fin dal suo concepimento, Nainoa è sempre stato avvolto da un’aura magica e inspiegabile. Conferma di questa essenza di unicità giunge quando, all’età di sette anni, cade in mare e viene salvato da un branco di squali, che, invece di attaccarlo, lo riportano illeso tra le braccia dei genitori. Da quel momento, il ragazzino sembra ispirare in tutti la forza magnetica degli spiriti divini più antichi. Investito del ruolo di un simil kahuna (termine hawaiano per “saggio, sciamano”; p. 371), inizia a guarire miracolosamente malati terminali e ferite di vario tipo e nulla nel suo temperamento lo incasella in quanto un ragazzino della sua età. Oltre che ad aiutare gli altri con le sue miracolose guarigioni, diventa di grande supporto all’economia familiare. Ma la responsabilità che porta sulle spalle pesa. Nel mentre, Dean e Kaui vivono sempre più all’ombra del fratello “prescelto”, sentendosi costantemente combattuti tra l’affetto che provano nei suoi confronti e la loro necessità individuale di realizzarsi, di sentirsi anch’essi importanti, speciali, eccellenti in qualcosa, utili alla famiglia. Nel loro futuro, si dipinge in modo sempre più delineato il continente (gli Stati Uniti), portatore di cambiamento, nuove opportunità e malcelata mancanza dell’arcipelago natio.

Pur non essendo l’unico spazio geografico presente nel racconto, sono infatti le Hawaii le protagoniste intriganti e invadenti dello sfondo narrativo. Un territorio che, al tempo del racconto, si sta gradualmente trasformando a causa del capitalismo crescente e della forte presenza americana, sia dal punto di vista economico, che socio-culturale. Il paradiso terrestre fatto di paesaggi naturali e fauna incredibile lascia spazio a resort esclusivi e ad un mascherato sfruttamento delle risorse naturali, nonché ad un triste assottigliamento delle tradizioni e riti dei nativi, costretti ad accontentarsi di lavori umili, di vedere la propria lingua e la loro cultura sfaldarsi progressivamente.
Che si fa quando la parola pono, una parola di guarigione, una parola di potere – una parola che rappresenta emozioni, relazioni, oggetti, il passato, il presente, il futuro, mille preghiere tutte insieme, una parola che ne vale ottantatré di quelle inglesi (rettitudine, moralità, prosperità, eccellenza, punti di forza, attenzione, risorse, fortuna, necessità, speranza e via dicendo) – viene messa fuori legge? Quando la nostra lingua, l’Olelo Hawai’i, è stata messa fuori legge, è stata la fine anche i nostri dèi, per le nostre preghiere, per le nostre per idee, per l’isola tutta.
(p. 185)
Squali al tempo dei salvatori, uscito da poco in Italia per Edizioni E/O nella traduzione curatissima di Martina Testa, è tutto quello che un aspirante scrittore vorrebbe che fosse il suo primo ingresso nel mondo delle lettere. In questo esordio alla narrativa contemporanea internazionale, Kawai Strong Washburn regala al lettore, oltre che un racconto sincero, denso e struggente di dinamiche familiari e fraterne, anche molto di sé, della sua esperienza di vita e della sua emotività culturale. Nato sull’isola di Hawaii da genitori statunitensi e attualmente residente a Minneapolis, l’autore traduce stralci della sua infanzia trascorsa alle Hawaii nelle esperienze dei tre fratelli Flores, facendosi largo tra le diverse identità e punti di vista, alimentando una consapevolezza che rende la lettura ancora più stimolante.

Gli spunti di riflessione che questo testo fornisce sono molteplici: il senso di appartenenza al proprio luogo natale; le dinamiche di difficile gestione che si instaurano tra genitori e figli e tra fratelli e sorelle; l’assistere al mondo che cambia senza reagire o senza poterlo fare; i processi di appropriazione culturale sugli stati coloniali e postcoloniali, che producono spesso sfilacciamento delle tradizioni autoctone e disuguaglianze a breve e lungo termine. Infine, merita un accenno particolare quell’aspetto che più contraddistingue questo romanzo dal punto di vista letterario: il realismo magico. Reduce di una forte tradizione internazionale, Washburn interseca con maestria ed eleganza elementi magici o soprannaturali nel mondo geografico della famiglia Flores. È bene sottolineare oltre come questi elementi non vadano a confondere il piano della realtà con quello della fantasia, spostando svantaggiosamente il racconto sull’inverosimile; al contrario, sono sfruttati per esaltare aspetti del reale andando a toccare tratti della loro essenza più pura e che passa più inosservata ai nostri occhi pigri di fronte ad esso. La fluidità dello stile dell’autore è degna di nota e si combina con naturalezza con il ritmo della narrazione, una scrittura che risponde esattamente di quello di cui la storia ha bisogno. 

C’è moltissimo in questo libro. Appare semplice: un racconto ambientato per la maggior parte tra alcune splendide isole del Pacifico che esplora la storia di una famiglia, spesso sfortunata. Ma c’è molto di più. Si legge originalità, ma anche intimità; linearità, ma anche emozioni infinitamente complesse. Si legge dei Flores, ma si legge di noi stessi. Del modo in cui si desidera impostare il proprio io e le proprie relazioni. Un turbinio di concetti, curiosità, discrepanze, sofferenza. 
Washburn ha scritto un libro profondamente reale, pur inserendo folklore e magia. Anzi, il fatto che siano presenti elementi magici non fa che avvallare quest’ultima osservazione.

Lucrezia Bivona