in

Salvare una relazione in quarantena. "14 giorni" di Ivan Cotroneo e Monica Rametta

- -

 

14 giorni. Una storia d’amore
di Ivan Cotroneo e Monica Rametta
La nave di Teseo, luglio 2020

pp. 132
€ 16,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)



L’incubo peggiore di chiunque si trovi in una fase complicata, infelice, angosciosa della vita, è avere il tempo a disposizione per analizzarla, constatare quanto faccia male. Toccare la superficie molle del proprio animo per verificarne lo stato di salute è decisamente controproducente per la ripresa, che al contrario mette il turbo se su quella mollezza s’indossano armatura e paraocchi. In questo senso, il 2020 è stato un incubo: ha regalato del tempo pure a chi, sul tempo, ci stava deliberatamente sputando.

Nella scena d’apertura di 14 giorni. Una storia d’amore, il romanzo di Ivan Cotroneo e Monica Rametta per La Nave di Teseo, il telefono è poggiato su un tavolo. La voce di un dottore sta spiegando a Marta e a suo marito Lorenzo le conseguenze di chi fosse venuto a contatto col virus e dovesse violare l’obbligo di quarantena. Nello specifico le conseguenze di chi, come loro, fosse venuto a contatto col virus e di chi, come loro, volesse contravvenire all’isolamento domiciliare obbligatorio. 

I due ne sentono il bisogno perché lui le ha da poco rivelato di avere un’amante: hanno litigato ferocemente fino a sputarsi addosso – un’immagine del tutto emblematica della venatura tragicomica del romanzo – e, dopo molti insulti e diversi oggetti scagliati addosso, hanno ragionevolmente deciso di imboccare la strada per la separazione, che, a confronto con le ultime ore allo scannatoio, sembra a tutti gli effetti una passeggiata. Un tempismo da rivedere, il loro, che porta con sé una serie di conseguenze di cui il senso d’oppressione, all’ipotesi di condividere per ben metà mese novanta metri quadri di spazio vitale con una persona che di vitale vorrebbero avesse soltanto l’organo da ferire a morte, è una delle più ingombranti. 

Non possono spostarsi dal loro appartamento, così dice il dottore e la televisione lo conferma. E allora che fanno? Optano per l’ormai collaudato schema di guerra: si riempiono di cose da fare, s’illudono di stare bene come sanno fare loro. In una narrazione che ha già tutte le carte in regola per prestarsi al piccolo e grande schermo – non a caso Cotroneo e Rametta sono del mestiere – vediamo Marta darsi all’attività fisica, Lorenzo aggiustare tutto ciò che in quindici anni non ha mai aggiustato; la prima per raccontarsi di avere ancora un bel fondoschiena da offrire a un uomo, il secondo per redimersi dal senso di colpa, per lasciare all’ex compagna almeno una casa come si deve. Sembra di sentirli i loro nervi tesi sotto le piante dei piedi, i colli tirati e le mascelle serrate per contare fino a dieci. Il fastidio di lei per le unghie a mezzaluna sul pavimento, per il rumore invenusto del cibo sotto i suoi denti. La nausea di lui per la superficialità, la vena insopportabilmente cinica, o per lo sguardo puntato sempre mezzo centimetro più in su. 

Eppure nello spessore dell’aria che si spartiscono resistono dei grumi, bolle d’ingenuità che sfuggono alla pressione. Una cena come Dio comanda. Una dedica in un libro che ricorda loro i tempi in cui erano, prima che compagni, migliori amici. La cartella clinica del Figlio. Insomma, l’inerzia sta cedendo il passo a sentimenti più umani.
«[Lorenzo] va in bagno, si guarda allo specchio.
Poi cerca in un cassetto. Trova il tagliaunghie.
Si taglia l’unghia del pollice, che cade nel lavandino.
La prende con cura, con il polpastrello dell’indice, come fosse un reperto raro. La solleva e la fa cadere sul ripiano di marmo, in mezzo alle creme, così, come se apparisse casuale, lì, dove è sicuro che Marta la troverà e allora potrà detestarlo in pace, e magari potrà sentirsi meglio».
Si dice che la quarantena abbia accelerato processi già in essere. Che ci abbia fregato con l’impressione che il mondo intero si fosse fermato, ma che poi, nei fatti, ci abbia strappato l’àncora e fatto salpare con tanto di calcio in fondoschiena. Chi stava valutando di comprare casa ha acceso un mutuo, chi stava pensando a un figlio ha cominciato a guardarsi allo specchio e ad accarezzarsi il ventre, chi era sulla soglia di un ripensamento profondo della propria identità ha preso fiato e si è tuffato nel periodo di riflessione. Le coppie che volevano tornare insieme l’hanno fatto e chi, invece, faticava a riconoscersi negli spazi che stava occupando, li ha definitivamente abbandonati per cercarne di nuovi. Allora la storia di Marta e Lorenzo si inserisce nel solco di quella di tutti noi, costretti a fronteggiare questo anno zoppo con passi incerti. È una storia che riconosciamo e che solo all’inizio è di sopportazione perché, con l’andare delle pagine, diventa di riscoperta, di demistificazione di se stessi, strato dopo strato; e poi, certo, di ricalcolo delle priorità. Meno Social, più contatto fisico, parlarsi davvero. 

È anche una storia che ha come tappa obbligata la rabbia – «Abbiamo solo litigato» afferma Marta, e come biasimarla, lei che è di fronte a una realtà che stenta a riconoscere. Ma è una storia che poi, se si è abbastanza forti di stomaco, ci porta lì dove abbiamo sempre temuto di tornare, a contatto con la superficie molle del nostro animo.

E quello subito riprende colore.

Giulia Laino


Visualizza questo post su Instagram

Sono le 9 di mattina di un giorno qualunque di marzo 2020 e Lorenzo e Marta, che hanno da qualche ora deciso di separarsi a causa del tradimento di lui, scoprono di essere stati a contatto con il virus e, quindi, di dover trascorrere 14 giorni di quarantena sotto lo stesso tetto. La tensione è ai massimi, la sopportazione ai minimi, e infatti i due si innervosiscono per qualsiasi cosa: lei per come mastica lui, lui per come cammina lei. Non sembrano apprezzare il tempo che la pandemia ha regalato loro, né voler cogliere l’evidente possibilità di un confronto a cuore aperto, almeno fino a quando qualcosa di apparentemente banale li mette di fronte alla patina di inerzia con cui negli ultimi tempi hanno vissuto il loro rapporto. Solo allora la quarantena acquisterà un ritmo diverso, speciale, e solo allora Lorenzo e Marta potranno, forse, rivalutare il decorso del loro matrimonio (e della loro stessa vita) e da lì ripartire, con la consapevolezza di chi si è conosciuto nel profondo. Stiamo parlando di “14 giorni. Una storia d’amore”, il romanzo di #IvanCotroneo e #MonicaRametta (@LaNaveDiTeseo) che ha tutta l’aria di essere una nuova commedia all’italiana per il piccolo e grande schermo. L’avete letto? Che ne pensate? Per saperne di più, tenete d’occhio il nostro sito: a breve ce ne parlerà la nostra @giulilaino! #Lanavediteseo #Criticaletteraria #inlibreria #Bookstagram #instalibri #book

Un post condiviso da CriticaLetteraria.org (@criticaletteraria) in data: