in

I mille volti nascosti dell'amore: l'ultimo romanzo di Alcide Pierantozzi

- -
L’inconveniente di essere amati
di Alcide Pierantozzi
Bompiani, 2020

pp. 256
€ 16,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Ma le cose non vanno mai diversamente, Paride Negri con la g, altrimenti ci andrebbero. Ti passano i cinque minuti e spari alla chitarra del ragazzo che ami mettendo fine alla relazione più importante della tua vita. Dici la frase sbagliata nel momento sbagliato e distruggi per sempre un legame. Non vedi il semaforo rosso e bye bye, arrivederci a tutti. (p. 80)
L’inconveniente di essere amati potrebbe essere un romanzo sul ritorno alle origini oppure sulla scoperta di se stessi; potrebbe essere un romanzo che parla della difficoltà di fidarsi del prossimo, o anche della difficoltà di ricominciare, di aprirsi a un nuovo amore; o ancora, potrebbe riguardare il mettere in discussione la propria identità. Ciò che di sicuro si può dire sul libro di Alcide Pierantozzi è che abbiamo tra le mani un romanzo di formazione ambientato in provincia. Quella provincia che, spesso inascoltata, sa essere forte protagonista della narrativa contemporanea.
Fatico, in tutta sincerità, a concentrarmi sulla trama: al percorso principale, che vede protagonista il trentatreenne Paride Negri in fuga da Milano e da una relazione ormai divenuta tossica, si affiancano le sotto-trame di Sonia – zia di Paride – e della sua famiglia al collasso. Troviamo poi la piccola – insignificante – vicenda di Margherita, una ragazzina sulla sedia a rotelle che non si capisce bene quale ruolo debba avere all’interno del romanzo. Troviamo, ancora, Manolo che, da bandella, «sembra incarnare un cliché», quello del barista rozzo e fissato con la palestra e le Harley Davidson, e invece incarna il cliché opposto: quello del duro fuori ma tenero dentro. La narrazione scivola via con l’incrociarsi di questi personaggi, attraverso un crescendo di tensione lento che, anziché esplodere come ci si aspetterebbe, si affloscia sul più bello. Il finale arriva all’improvviso e, voltata la pagina, è già dimenticato. Della piccola coda non saprei proprio che farmene. Con quale intenzione nasce, dunque, questo testo? Di cosa mi vuol parlare Alcide Pierantozzi?
Interessante è invece la voce dell’autore. Pierantozzi ha un linguaggio elevato ma che sa scadere nel volgare quando necessario. Tutto il romanzo è attraversato da una vena d’ironia che farebbe da contraltare perfetto alla drammaticità degli eventi… se questa drammaticità non venisse smorzata, come anticipato, da una costruzione instabile della trama. Apprezzabile in ogni caso l’uso quasi poetico del linguaggio, audace e preciso. La sua penna è godibilissima e a tratti ipnotica, non c'è che dire.
Ci sono un paio di passi tuttavia nei quali la scrittura di Pierantozzi fallisce, e in entrambi i casi si ha a che fare col tentativo malriuscito di simulare qualcosa di diverso dalla narrazione e dal dialogato. Il primo caso è quello della e-mail scritta da Sandro a Paride, che più che una e-mail sembra una lettera vergata a mano dal narratore stesso, con anche lo stesso stile e gli stessi a capo. Se Sandro parlasse come l’Alcide narratore, allora andrebbe anche bene; ma si spera che ogni personaggio abbia una propria voce, o no? Il secondo è quello dei messaggi WhatsApp inviati da Manolo sempre a Paride. Se nella e-mail il dubbio di star leggendo uno schermo del pc può arrivare alla mente del lettore, qui l’impressione di scorrere una chat non sussiste proprio: il lettore si ritrova davanti degli enormi blocchi di testo uniforme che riempiono sei pagine fitte, scritti con perfetto uso della punteggiatura, con anche gli accenti e gli apostrofi corretti dovuti all’uso dialettale marchigiano, senza un errore di battitura dovuto all’emozione – parliamo di una confessione amorosa –, che spezzano totalmente la sospensione dell’incredulità necessaria per credere di avere a che fare con WhatsApp. Ciò che abbiamo davanti è, senza dubbio, la pagina di un libro, non una chat di WhatsApp, e niente al mondo potrebbe convincere un lettore del contrario. A mio avviso questo è un errore grossolano, considerando quanto l'uso quotidiano di WhatsApp dovrebbe consentire una facile trasposizione dell'impaginato standard in qualcosa di diverso (qui e qui è possibile leggere due esempi).
In conclusione, L’inconveniente di essere amati è un libro che merita soprattutto per la voce dell’autore. Lo considererei lontano, in ogni caso, da una lettura necessaria.

David Valentini






Un post condiviso da CriticaLetteraria.org (@criticaletteraria) in data: