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«Voglio vedere dove comincia l'Italia, dove finisce, e tutto quello che c'è in mezzo»: "Gli psicoatleti" di Enrico Brizzi

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Gli psicoatleti
di Enrico Brizzi
Oscar Mondadori, 2019

pp. 568
€ 14,50 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)


Pubblicato da Mondadori per la prima volta nel 2011 e uscito quest'anno negli Oscar, Gli psicoatleti è dedicato a Giuseppe e Anita, ovvero Garibaldi e consorte, e come poteva non esserlo, dato che il romanzo e il viaggio che racconta nascono dalla celebrazione dei centocinquant'anni dell'Unità d'Italia? 
Il libro inizia con l'autore e il suo amico Max in cammino lungo la costa della Calabria Ulteriore nel luglio 2010. Hanno paura, perché hanno offeso qualcuno, un uomo del quale nulla viene svelato, ed ora temono la sua vendetta da un momento all'altro. La coppia, come si dedurrà dai capitoli successivi, è reduce da un percorso lunghissimo. Per onorare l'imminente anniversario, Brizzi e compagni hanno deciso infatti di percorrere a piedi la nostra nazione dal suo punto più a Nord (Vetta d'Italia) sino a quello più meridionale, Capo Passero. Un tragitto verso il profondo Sud che, chiarisce subito lo scrittore, ha mandato in frantumi le sue certezze, facendogli scoprire cose delle quali non immaginava neanche l'esistenza.
Chi ha seguito negli anni le pubblicazioni di Brizzi sa che da tempo cova una grande passione per le camminate. Ora, scopriamo che questo amore ha le sue radici nell'infanzia, quando i suoi piedi piatti hanno minacciato di impedirgli una deambulazione normale. Quel timore ha alimentato le fantasie del bambino, il gusto della scoperta e della conquista di terreni inesplorati. Una curiosità che si è ripresentata quando, ormai trentenne sposato con un figlio, ha percepito il rischio di affondare negli ozi borghesi ed ha reagito coi viaggi a piedi, nei quali valori atavici come la fatica e l'amicizia sono più intensi, e scacciando il pericolo di una vita quotidiana stereotipata ed esangue. 

Col tempo si è costituito un vero e proprio gruppo di camminatori o, come preferiscono definirsi, viandanti, pellegrini e psicoatleti. Quest'ultimo nome, per casualità, era già stato scelto da una Associazione, la Società Nazionale di Psicoatletica, sorta in epoca risorgimentale e riservata a "gentiluomini d'azione" uniti dallo stile di vita girovago, dal patriottismo e dalla convinzione che non esiste solo ciò che si può vedere. L'erede di quella realtà, Scipio Tauman, scorge in Brizzi e compagni gli ideali successori ai quali passare il testimone e propone di sostenere la spedizione celebrativa dell'Unità, rievocando lo spirito dei suoi avi.

«'sto viaggio ha più imprevisti dell'apoteosi di Senofonte» commenta Max (p. 4), con una frase che racchiude bene il racconto ma anche lo stile di Brizzi, l'uso ironico di vocaboli inconsueti, mischiati a termini stranieri, e le architetture ricercate di frasi a effetto. Il tutto a consegnare una prosa originale e memorabile, sostenuta dalla seconda persona presente, marchio di fabbrica di molti testi brizziani, che grazie a questo espediente assumono tratti epici anche quando narrano episodi quotidiani. Descrivere la propria vita in seconda persona è un esercizio di autoanalisi; sembra quasi che Brizzi si osservi dall'esterno, un poco distante da stesso, e raccontandosi quello che ha vissuto provi a ricavarne un senso. A questo punto della sua vita lo troviamo maturo, padre di tre figli e marito di una donna, Dina, che non è più la fidanzata di un tempo, come è normale ma anche malinconico che sia. In filigrana, si intravedono i pensieri dello scrittore circa il rapporto con la compagna, fatto d'affetto e delle quotidiane difficoltà. 

In alternanza alle parti sul cammino svolto nel 2010, vi sono diversi capitoli dedicati alle cronache delle spedizioni della Società originaria, quella ottocentesca, che all'indomani dell'Unità d'Italia girava la penisola spinta da fervore patriottico e curiosità per i territori meridionali che all'epoca erano esotici quanto l'Africa Nera e altrettanto pericolosi per chi era inviso agli ancora potenti borbonici. Nel corso del tempo gli psicoatleti offriranno poi i loro soci alla Grande Guerra, che falcidierà migliaia di giovani, non solo tra i membri della Società, la quale attraverserà con difficoltà anche gli anni del fascismo e della Resistenza.

I fatti narrati (sia quelli relativi all'autore che quelli riguardanti gli antichi camminatori) sono veri, ma l'originale stile di scrittura allontana il libro dal diario o dal testo storico, facendone un interessante ibrido, un resoconto narrativo davvero avvincente. 
Sei stanco di vivere in un Paese dove la bandiera e l'inno nazionale sono stati considerati dalla Sinistra orpelli fascisti, come se il nazionalismo dovesse avere l'esclusiva sui simboli dell'Unità, gli stessi che oggi vengono svillaneggiati dalla Lega. (p. 192)
In queste poche righe traspare come alcuni temi rimangono identici nel corso degli anni, mentre altre questioni (ora la Lega, non più Nord, si è assunta il ruolo di difensore della Patria) mutano coi tempi strani della politica. Sta di fatto che il viaggio è davvero un modo per scoprire la propria nazione. Dall'Alto Adige, dove l'italiano è seconda lingua, e i sudtirolesi combattono contro i test del palloncino, all'Emilia Romagna rossa ma anche terra di nascita del fascismo, fino alla corsa dei ceri di Gubbio (una delle tante tradizioni di un paese ricco di folklore) e oltre, presso Eboli, dove la diffidenza diventa aperta ostilità. Il Sud raccontato da Brizzi è sospeso tra l'atavico e il pericoloso, popolato di paesini lontani dalla contemporaneità e da malavitosi conosciuti e rispettati da tutti. Non so se quelle dell'autore sono esagerazioni o se davvero il Meridione è ancora così legato a un sistema di connivenze e protezioni dei boss locali, tanto che è impossibile, da forestieri, sostare in una piazza senza attirare su di sé l'attenzione e gli occhi di tutti.
Il nostro patrimonio è intangibile, costituito com'è dall'intreccio di aneddoti sapienza popolare e meraviglie collettive capaci di lasciare una traccia permanente nella memoria di un luogo. (p. 308)
Camminare per lunghe tratte significa anche conoscere umanità. Quella dei propri compagni, amici, coi quali condividere la strada, ognuno con una sua motivazione ma tutti felici di vivere un'esperienza straordinaria, proprio nel senso che li porta fuori dall'ordinarietà della loro esistenza. Problemi coniugali, convinzioni sugli alieni, discussioni politiche si mischiano alla stanchezza, al divertimento, talvolta alla rabbia. Non mancano le sorprese: Taumann, che sembrava essere un benefattore deciso a rianimare la psicoatletica, si rivela essere uno sporco affarista nell'ambito della sanità, capace di lucrare persino sul terremoto de L'Aquila. Se non è questo a impedire il proseguo del viaggio, ci pensa la fatica: i non più giovanissimi protagonisti danno forfait uno alla volta, ed alla fine rimarranno solo l'autore e Max, come anticipato all'inizio del romanzo. Col passare dei giorni e con l'affievolirsi della compagnia diventa più chiaro che il viaggio è anche un modo per guardarsi dentro: il Brizzi che arriva a Capo Passero non è lo stesso che si è messo in marcia tanti giorni prima, ed ora lo attende la parte più difficile, portare le nuove verità nella vita di tutti i giorni. 
"Finché sei in giro, sai di poter fare quello che ti pare e diventare chi preferisci, mentre a casa tutti ti hanno preso le misure da un pezzo, ed è molto raro che succeda qualcosa di inatteso" (p. 476)
L'inatteso nasce dagli incontri casuali, e può capitare che una ragazza conosciuta una sera ti resti nel cuore suscitando emozioni che accogli con felicità, facendoti rimpiangere la libertà della quale anche un matrimonio felice ti ha privato. Brizzi racconta con sincera lucidità questa sua infatuazione, che genera in lui domande ma è troppo gioiosa per rabbuiarlo. Da lettore, ho avvertito la tensione provocata dal leggere di un tradimento in quello che dovrebbe essere un resoconto veritiero; tensione che Brizzi non si cura di sciogliere, indifferente al giudizio che può suscitare. "Non sto togliendo nulla a mia moglie", considera più volte, ma non si può non esser colti da turbamento.

La parte quarta si intitola Incontro alla verità, anche se più avanti lo scrittore ammette che camminare gli ha sempre regalato domande, più che risposte. Sarà la suggestione provocata dal folklore locale o sarà davvero l'influenza dell'Uomo Verde (personaggio mitico, successore di chi prima di lui nella Società Psicoatletica aveva venerato il connubio tra uomo e natura) e delle forze oscure che domina, ma avvicinandosi alla Sicilia Brizzi e il suo sodale sono vittime di episodi inspiegabili, tra l'allucinazione e la magia, guidati in maniera misteriosa dai tarocchi. Si è giunti comunque ad una sorta di resa dei conti con se stessi, immortalata da un finale praticamente perfetto. Una vita nova, come recita il tatuaggio che Max si è simbolicamente inciso sul braccio. 
Insieme all'Italia, stai imparando a conoscere gli italiani, compreso quello che porta il tuo nome e cammina nelle tue scarpe. È un tipo silenzioso capace di molte sorprese. Da qualche tempo si sta inoltrando senza guardarsi indietro attraverso territori sconosciuti, e non è dato sapere cosa s'inventerà di qui all'arrivo. (p. 386)
Gli psicoatleti è un viaggio alla scoperta degli «infiniti altrove della Nazione», ma è soprattutto un grande romanzo. Quella di Brizzi è una delle migliori voci della letteratura italiana contemporanea, capace di farti sognare che sarebbe bello se narrasse la tua vita.


Nicola Campostori


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Voglio vedere dove comincia l'Italia, dove finisce, e tutto quello che c'è in mezzo": "Gli psicoatleti" di Enrico Brizzi è un viaggio a piedi alla scoperta degli "infiniti altrove della Nazione", ma è soprattutto un grande romanzo. Quella di Brizzi è una delle migliori voci della letteratura italiana contemporanea, capace di farti sognare che sarebbe bello se narrasse la tua vita. "Insieme all'Italia, stai imparando a conoscere gli italiani, compreso quello che porta il tuo nome e cammina nelle tue scarpe. È un tipo silenzioso capace di molte sorprese. Da qualche tempo si sta inoltrando senza guardarsi indietro attraverso territori sconosciuti, e non è dato sapere cosa s'inventerà di qui all'arrivo". Presto sul sito la recensione di @nicolacampostori su #GliPsicoatleti di #EnricoBrizzi. Siete anche voi dei lettori affezionati a Brizzi, magari dai tempi di "Jack Frusciante è uscito dal gruppo"? #librimondadori #Mondadori #CriticaLetteraria #instalibri #instabook #bookstagram #ebook #bookish #inlettura #inlibreria
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