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#SpecialeSCUOLA - «Conoscere e sapere significa osare»: la cultura che salva la vita, secondo Enrico Castelli Gattinara

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Come Dante può salvarti la vita. Conoscere fa sempre la differenza
di Enrico Castelli Gattinara
Giunti, settembre 2019

pp. 240
€ 16 (cartaceo, copertina rigida)
€ 9,99 (ebook)

«La cultura è come un vento capace di spirare ovunque e di prendere con sé chi gli serve, respiro di un mondo che non ammette barriere e coglie ogni occasione d'incontro» (p. 146)
Quante volte avete sentito ripetere: "con la cultura non si mangia"? Sono riusciti a convincervi? Qualunque sia la vostra risposta, si misura proprio con questo pregiudizio il nuovo libro di Enrico Castelli Gattinara, insegnante delle scuole medie e conferenziere in convegni internazionali. Potreste aver già visto Castelli Gattinara in tv, come protagonista della docu-fiction di Sky "Scuola di felicità", con la regia di Walter Veltroni. Nel risvolto di copertina, si legge che Castelli Gattinara è "il prof che ognuno di noi avrebbe voluto incrociare nel corso della propria formazione e la guida a cui anche da adulti vorremmo affidarci". Di primo acchito, provo sempre un po' di scetticismo davanti a certi incensamenti universalizzanti, ma una cosa è certa: l'autore manifesta in ogni pagina la propria passione per la cultura e per l'insegnamento. 

Veniamo al libro. Il titolo, autenticamente provocatorio, è in realtà una metonimia di grande presa sul lettore, per dirci che la poesia - frutto della creatività di un singolo genio, di una sensibilità e di un vissuto - può salvare la vita anche a chi la legge e non solo agli scrittori. Il primo esempio è noto ma sempre estremamente efficace: per spiegare l'efficacia di Inferno, XXVI, Castelli Gattinara cita in classe l'episodio di Se questo è un uomo in cui Levi, lungo il percorso che porta alle cucine, insieme a un compagno di prigionia francese, cerca di farsi tornare in mente i celeberrimi versi danteschi su Ulisse come forma di ribellione al sistema, come modo per restare umano. Ed è incredibile come in un momento di estrema precarietà l'imperativo di restare umani passi anche di qui, attraverso la poesia. 
Ma non di sola letteratura vive l'uomo: Castelli Gattinara ci racconta l'esperienza salvifica della musica per i ragazzi venezuelani che si sono raccolti attorno alla scuola di Abreu, tra cui si sono distinti veri e propri talenti a livello mondiale. La particolarità della scuola, totalmente gratuita, è che ogni ragazzo, a mano a mano che impara, diventa anche insegnante per chi è alle prime armi, in un percorso virtuoso di responsabilizzazione. 
O può essere il teatro, con una fiaba come Pinocchio da teatralizzare, a salvare tanti bambini dalle discariche degli slum kenioti: è incredibile pensare che una storia creata nell'Ottocento a chilometri di distanza continui a parlare ai bambini africani, che tuttavia vivono davvero come burattini in una società che li obbliga a cercare tra rifiuti maleodoranti e pericolosi, attutendo il disagio solo aspirando colla, nociva per la salute ma fondamentale per ottundere i sensi. Tuttavia non tutte le esperienze terminano bene per forza: alcuni ragazzi, dopo aver partecipato al tour in Europa, sono però ricaduti nelle vecchie abitudini e altri, purtroppo, sono stati emarginati e addirittura rapinati dai loro ex compagni, perché ritenuti ormai arricchiti. Ma la maggior parte di loro ce l'ha fatta, ha letteralmente cambiato vita. E dire che di primo acchito i ragazzi delle scuole strabuzzano gli occhi quando sentono di simili iniziative! Sì, pensare al volontariato in Africa non fa immediatamente pensare al teatro, né a Pinocchio, eppure questo è l'esempio di come la cultura cambi l'approccio stesso alla vita.
E cosa dire del potere delle immagini? Che si tratti di fotografia, come nel caso di Vivian Maier o del più recente fotografo Mohamed Keita, o di pittura, come nella storia struggente e al tempo stesso affascinante di Ligabue, l'immagine ha un potere fortissimo e non sempre si configura come espressione di sé. Lo stesso si può dire per il cinema, che nel caso del regista iraniano Jafar Panahi ha rappresentato l'evasione dalla sua quotidianità, mentre al videomaker etiope Dagmawi Yimer «ha salvato la vita perché da vittima inerte lo ha reso soggetto capace di azione: gli ha restituito valore, personalità e soprattutto possibilità di agire sul mondo, di interpretarlo ricostruendolo» (p. 154).
Ci sono storie di speranza in questo libro, ma anche altri episodi molto toccanti, come il ritrovamento di una pagella cucita nella giacca di un ragazzino che stava emigrando dall'Africa, quando il barcone è affondato. Si tratta di una delle vittime del terribile naufragio del 2015, di cui tanto si è parlato. Aver trovato addosso al ragazzo solo quella pagella, e non un soldo o un indirizzo per cercare fortuna, la dice lunga su una concezione della cultura che tanti occidentali hanno perso: troppi danno ormai per scontata l'istruzione e la considerano, anzi, un peso.
Castelli Gattinara passa quindi negli ultimissimi capitoli a soffermarsi sulla importanza della cultura, capace di «dire e mostrare senza parere, e andare ben al di là delle apparenze e della superficie. Lasciare libero il lettore, lo spettatore, l'ascoltatore di capire e cogliere ciò verso cui è più sensibile» (p.  189).  E circolarmente il libro si chiude con un capitolo dedicato alla poesia che salva la vita, in cui citazioni di celebri poeti confermano cosa per loro abbia rappresentato questa particolare forma artistica, talvolta difficile persino da definire.

Come Dante può salvarti la vita è un libro in cui giganteggia la passione di Enrico Castelli Gattinara per l'insegnamento: le storie sono mediate, rimasticate dalla sua stessa sensibilità e date in pasto al lettore con numerosi elementi patetici, in senso etimologico; l'esperienza in classe entra qui e là, arricchisce le storie dando conto della reazione degli allievi. L'autore desidera che il lettore non si accontenti di leggere storie, ma che le senta sulla propria pelle: ecco perché insiste spesso sugli aspetti emotivi delle vicende, qualche volta gonfiando in più pagine una vicenda che si potrebbe raccontare in poche righe. C'è il gusto per un'affabulazione che richiede al lettore di prendersi tempo, di non lasciarsi scivolare addosso una storia, ma di sentirsela addosso. Ovviamente questo stile deve piacere ma, anche per chi preferisce una scrittura meno emotiva, il libro resta un utile campionario di vite, di efficaci e diversi casi di come la cultura possa, almeno per un po', portare via dalle frustrazioni della propria vita. Più che condividere direttamente in classe il volume, consiglierei agli insegnanti di leggere il libro e di fare tesoro delle tante realtà raccontate da Enrico Castelli Gattinara: torneranno utili come ulteriori argomentazioni per rispondere a chi chiede: "A cosa serve studiare?".

GMGhioni

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Quante volte avete sentito ripetere: "con la cultura non si mangia"? Sono riusciti a convincervi? Qualunque sia la vostra risposta, si misura proprio con questo pregiudizio il nuovo libro di Enrico Castelli Gattinara, insegnante delle scuole medie e conferenziere in convegni internazionali. Potreste aver già visto Castelli Gattinara in tv, come protagonista della docu-fiction di Sky "Scuola di felicità", con la regia di Walter Veltroni. Nel risvolto di copertina, si legge che Castelli Gattinara è "il prof che ognuno di noi avrebbe voluto incrociare nel corso della propria formazione e la guida a cui anche da adulti vorremmo affidarci". Una cosa è certa: l'autore manifesta in ogni pagina la propria passione per la cultura e per l'insegnamento. Sul sito, la recensione di @gloriaghioni per la rubrica #SpecialeSCUOLA! #Criticaletteraria #scuola #letteratura #arte #musica #bookstagram #bookish #instalibri #dante #instabook #inlibreria #novità #giunti #giuntieditore #bookaday

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