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«Se mi guardo da fuori» di Teresa Righetti

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Se mi guardo da fuori
di Teresa Righetti
DeA Planeta, 2018

pp. 220
€ 15,00 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)



Serena ha venticinque anni e una laurea in arrivo. In attesa del traguardo tanto agognato arrotonda facendo la cameriera al Chiosco, un bar abbastanza frequentato e popolato da gente di vario tipo.
Tra i clienti un giorno trova Leo, un ragazzo che ben presto comincerà a contare qualcosa di più per lei, ma che in maniera altrettanto rapida le dimostrerà che dietro un velo patinato si può nascondere un'altra realtà.
Il libro della Righetti è un'opera prima e su di lei si è espresso anche Walter Siti, direttore della scuola di scrittura Belleville frequentata dalla stessa autrice, il quale scrive: «Ha il raro dono della scrittura, una grazia naturale». Effettivamente, è proprio questo uno dei punti a favore del libro: Righetti ha una buona capacità di scrittura e riesce a riportare con efficacia i pensieri della protagonista, la quale possiede una forte capacità d'osservazione. Spesso, infatti, Serena guarda il mondo come se non stesse partecipando alla vita che le scorre attorno, come se si stesse guardando da fuori. La maggior parte del libro è giocato sul punto di vista e sulle riflessioni della ragazza, e questo rallenta un po' il ritmo narrativo:
Ho l'impressione che tutti si somiglino, che anche Vivi e Cris e Valerio abbiano assorbito da queste persone le movenze e i sorrisi; che abbiano le stesse fattezze e la stessa altezza e lo stesso modo di stare in piedi con il gomito appoggiato al bancone.
Che solo io, tra tutti, venga da un posto che per loro nemmeno esiste. (p. 14)
Sembra che Serena non abbia ancora trovato un posto nel mondo, una strada che voglia davvero percorrere, che semplicemente si limiti ad osservare il mondo circostante, incapace di scegliere davvero.
Ho l'impressione di essere invisibile. Che tutti stiano giocando nel loro ruolo in un modo impeccabile mentre io sto in panchina. (p. 65)
Un'altra buona carta a favore dell'autrice è quella della caratterizzazione dei personaggi e del contesto: l'autrice ritrae una Milano fredda e apatica, popolata di persone che hanno sempre un drink in mano e la battuta pronta, capaci di restare sempre in superficie senza mai andare a fondo. Una città asettica, insomma, in cui non sembrano trovare spazio i sentimenti e in cui le persone che la popolano, e che entrano nel campo d'osservazione della Righetti, sembra che stiano sempre una recitando una parte.
Concludendo, a fronte di una capacità di intreccio buona ma che certamente potrà andare incontro a futuri sviluppi di pari passo con la crescita dell'autrice, la Righetti possiede il dono della bella scrittura e ciò è certamente una qualità non trascurabile, una dote con cui sviluppare in futuro storie sempre più interessanti.

Valentina Zinnà