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Quattro madri: la forza incorruttibile e senza fine delle donne

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Quattro madri
di Shifra Horn
Fazi, 2018

Traduzione di Sarah Kaminski

pp. 370
€ 17,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

La femminilità ha un ruolo fondante nella storia d’Israele. Pensiamo alle quattro matriarche Sara, Rebecca, Rachele e Lea (non semplici miti biblici ma veri pilastri della storia) e alla bellezza leggendaria di Sara, la sua sterilità giovanile e l'improvvisa fecondità in vecchiaia, all'audacia di Rachele futura madre degli ebrei in esilio contrapposta alla riservatezza di Lea madre degli ebrei in Terra Santa e infine a Rebecca, protagonista del primo matrimonio ebraico: tutte insieme compongono il volto femminile che traccia l'idea di donna, di madre e di coppia propria del mondo ebraico.
Quattro madri è il titolo del primo romanzo dell’autrice israeliana Shifra Horn. Non è un caso che il numero delle donne protagoniste della storia coincida con quello delle tradizionali matriarche del popolo ebraico: il romanzo, infatti, condensa in una lunghissima ekphrasis di più di cento anni molti dei capisaldi della cultura ebraica, permettendo così di conoscerla e scoprirla al fianco di quattro figure statuarie nel loro fascino e irriducibili nella loro forza.

Parlavo di un'ekphrasis e in effetti citandola bisogna chiamare in causa la quinta donna comprimaria, Amal, che fa il suo ingresso nella storia disperata poiché il marito, appena dopo la nascita del primo figlio, l’ha abbandonata senza lasciare traccia. Al contrario sua madre, sua nonna e la sua bisnonna si rallegrano dell’evento: la nascita di un maschio sano significa, infatti, che la lunga maledizione che pesava sulla loro stirpe è finita e non ci sarà più nessuna figlia femmina a ereditarla. Amal ha sempre sentito parlare di questa maledizione, sin dalla sua tenera età, ma nessuna delle donne della famiglia in cui è cresciuta (rigorosamente priva di figure maschili) ha mai approfondito la cosa, tacendo anche il più grande interrogativo della sua vita: l’identità del padre. L’ekphrasis che ripercorrerà un secolo di storia inizia quando Amal, curiosando tra le fotografie della bisnonna Sarah, ne trova alcune dal soggetto davvero sconvolgente: una bellissima donna dai capelli biondi, lunghi fino ai piedi, nuda e lasciva su un letto disfatto.

Da questo momento ha inizio la storia di una famiglia di donne straordinarie: Mazal l’orfana, dal cui matrimonio segnato dalla sciagura prende il via la maledizione; la bellissima Sarah, sua figlia, dai bei capelli dorati simbolo del suo potere taumaturgico; la figlia di Sarah, Pnina Mazal, la cui capacità di conoscere i pensieri degli altri è fonte insieme di gioia e dolore; e infine Gheula, madre di Amal, un’idealista dall’intelligenza penetrante, pronta a impugnare la causa di ogni diseredato palestinese.

In Quattro madri si risvegliano tutti i cinque sensi, mentre la mente è impegnata a scoprire la Storia e a prendere atto del fatto che il territorio mediorientale, in un tempo nemmeno tanto lontano, era un luogo dove ebrei, cristiani e musulmani camminavano pacificamente sulla stessa terra e instauravano rapporti di amicizia e cordialità senza che l’odio li scalfisse (salvo poi ricordare l’invasione turca, il primo sasso arabo lanciato vicino alla Porta di Damasco, finendo con la Cometa che risparmiò Gerusalemme dalla distruzione e i cannoni giordani del 1948). C’è l’odore delle rose che Sarah coltivava per produrre la sua acqua profumata e miracolosa, dell'acqua piovana del mikveh e quello della muffa nei viottoli stretti che le quattro donne hanno battuto ogni giorno per andare incontro al loro destino. C’è la luce della pietra bianca nella città vecchia e quella delle case piccole e piene di sole nei quartieri nuovi sulle colline, tutte ugualmente sovrastate da un cielo terso e blu. Ci sono le mille lingue parlate al porto di Jaffa, una babele inestricabile di idiomi che solo Pnina Mazal sembra in grado di comprendere, interprete di mille lingue straniere ma, soprattutto, personale traduttrice del fratello Yitzhak i cui occhi parlano solo a lei. C’è il gusto di mille pasti consumati alla tavola di Sarah, instancabile cuoca anche nei momenti di carestia, consapevole che la ritualità del cibo rappresentasse, nei momenti più tristi, l’unico collante per tenere unita la sua famiglia. Infine ci sono gli abbracci, le carezze e i mille baci che le quattro madri elargiscono ai loro figli, nipoti e pronipoti con quella fisicità tipica dell’area mediterranea, che ha accompagnato ogni tappa della loro vita.

Secondo uno studio genetico quasi 3 milioni e mezzo di ebrei aschenaziti sarebbero discendenti da solo quattro donne. Dopo aver letto Quattro madri, allora, la sensazione che la sorte dell’intero Israele dipendesse dalle scelte di Mazal, Sarah, Pnina Mazal e Gheula sembra trovare fondamento scientifico. Con una scrittura a tratti fiabesca, ricca di dettagli folkloristici e suggestivi, mai complicata da decifrare, Shifra Horn realizza l’epica del femminismo ebraico, in un racconto che trascina senza lasciare il tempo di prendere fiato e che lascia la voglia di tornare, ancora e ancora, sotto il gelso fecondo di Sarah a guardare il mondo accompagnati dalle sue parole profetiche.

Federica Privitera

Sara, Rebecca, Rachele e Lea sono le quattro matriarche bibliche da cui dipartono molte delle tradizioni ebraiche che costituiscono le fondamenta della cultura d’Israele. Mazal, Sarah, Pnina Mazal e Gheula sono invece le #QuattroMadri del romanzo di #ShifraHorn. Torna il numero quattro e tornano in questa storia le donne con la loro forza e determinazione, in un affascinante viaggio nel tempo nell’Israele del secolo scorso, in un mix esotico di suoni, luci e profumi che lasciano il segno. @la_effesenza ha letto in anteprima la nuova edizione del romanzo edito da @fazieditore, da domani nelle librerie. Appuntamento a domani anche con la nostra recensione! #ticonsigliounlibro #libriconsigliati #leggerefabene #consiglidilettura #booktube #bookish #bookworm #bookporn #librichepassione #libridaleggere #libricheamo #instabook #books #libri #igreaders #igread #ilovebooks #ilovereading #criticaletteraria
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